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SoftBank, dopo anni di alti e bassi nella robotica, ha deciso di rilanciare in grande stile. Mercoledì ha annunciato l’accordo per acquisire il ramo robotics di ABB per 5,4 miliardi di dollari una mossa che sembra uscita da un copione hollywoodiano di fusione tra intelligenza artificiale e automazione industriale.

Ma non è solo una questione di “compriamo robot”: è un manifesto strategico

Masayoshi Son chiama questa iniziativa “Physical AI” — un’etichetta affilata che suona come promessa di conquista di territori ancora poco esplorati, dove il digitale incontra il mondo materiale. Questo comprare robot significa comprare accesso a catene del valore che vanno dai semiconduttori alla logistica, dalla sensoristica al movimento robotico. SoftBank non sta semplicemente “espandendo il suo portafoglio”: sta ridefinendo le condizioni del contorno competitivo nell’era del corpo + cervello artificiale.

Considera i numeri, perché sono lì per farci male (e per farci capire)

Il ramo robotics di ABB impiega circa 7.000 persone e nel 2024 ha generato entrate per 2,3 miliardi di dollari, equivalenti a circa il 7 % del fatturato complessivo di ABB. ABB, che originariamente aveva intenzione di scorporare e quotare la divisione, ha cambiato strada — probabilmente perché i margini e le prospettive non giustificavano da soli un lancio in borsa.

ABB si aspetta un guadagno contabile (pre‐tassazione, non operativo) di circa 2,4 miliardi di dollari da questa operazione, mentre il ricavato netto stimato è di 5,3 miliardi, al netto dei costi di separazione.

Qualche nodo critico: regolatori, stime, transizione

L’accordo è vincolato all’approvazione degli enti regolatori, entro la seconda metà del 2026, termine atteso per la chiusura dell’operazione. Sami Atiya, a capo dell’unità robotics ABB, lascerà il gruppo una volta completato il passaggio.

Non è un acquisto da numeretti: SoftBank scommette su un’integrazione tecnologica profonda. Vuole unire la lunga esperienza industriale di ABB con la capacità di SoftBank nei chip, nei data center e (sì) nel capitale AI. Ma mettere insieme hardware robotico, intelligenza artificiale distribuita, infrastrutture computazionali e mercato “fisico” è un’operazione ad altissimo rischio di complessità, ritardi e errori di integrazione.

Un fratello gemello di rivali già esperti

Con questa acquisizione SoftBank entra direttamente in concorrenza con giganti come Fanuc e Yaskawa in Giappone, e Kuka in Germania — società che storicamente hanno un dominio consolidato nel mercato della robotica industriale. ABB stessa aveva previsto una separazione proprio perché riteneva che la robotics non fosse così sinergica con il suo core in automazione ed elettrificazione.

Se SoftBank riuscisse a realizzare una “fusione virtuosa” tra software, AI e meccanica, potrebbe rovesciare gli equilibri consolidati. Ma se sbaglia, potrebbe ritrovarsi con un asset pesante, costoso da mantenere e poco scalabile.

Impatti per ABB e il suo futuro

ABB incassa liquidi da monetizzare: l’azienda dichiara che reinvestirà parte del ricavato in crescita organica, acquisizioni e restituzione di capitali agli azionisti (dividendi e buy-back). ( I critici evidenziano che la robotics, pur avendo prospettive altalenanti, poteva essere un asset strategico di lungo termine, specialmente se combinata con il crescendo della digitalizzazione industriale.

In Svezia, dove ABB ha una presenza importante, il maggiore azionista (Investor, controllato dalla famiglia Wallenberg) ha espresso pubblicamente il suo supporto alla transazione, affermando che SoftBank è “un buon proprietario” per l’unità robotica.

Segue il (gioco) dell’AI fisica

Questa operazione segna una virata: SoftBank non vuole soltanto essere un investitore di AI, ma un costruttore dell’intelligenza incarnata. Ha chiarito che i suoi quattro pilastri strategici sono: chip AI, robot AI, data center, energia.

Il messaggio è chiaro: non basta sognare AGI (intelligenza generale); serve trasportarla nel mondo tangibile, costruire piattaforme che interagiscono con le cose reali. In questo senso, la robotics diventa il “corpo” dell’intelligenza che fino ad ora è stata confinata al solo dominio del software.

dove può sbagliare (e dove può vincere)

Il rischio più concreto è che SoftBank non riesca a superare le barriere di capitalizzazione, integrazione tecnologica, differenziazione e timing. In robotica l’effetto scala, la supply chain, le certificazioni e la manutenzione pesano come macigni. Se l’accelerazione dell’adozione resta lenta, il ritorno sull’investimento può congelarsi per anni.

Ma se la strategia ha successo, SoftBank potrebbe nascere come il “BlackRock dell’AI fisica”, controllando ai vertici del sistema: potenza di calcolo, algoritmi avanzati, infrastruttura e, adesso, muscoli robotici.

Insolito, ma non folle e da osservare con attenzione.