Se pensate che il business delle intelligenze artificiali sia un gioco da ragazzi, OpenAI è qui per dimostrarvi il contrario. Con 13 miliardi di dollari di ricavi annuali di cui il 70% proviene da utenti che pagano 20 dollari al mese per chattare con un algoritmo l’azienda di Sam Altman sta vivendo un momento d’oro. Ma attenzione: dietro l’oro c’è un buco nero finanziario pronto a inghiottire tutto. Perché OpenAI ha promesso di spendere oltre 1 trilione di dollari nei prossimi dieci anni. E non è una cifra scritta su un tovagliolo in un ristorante di lusso, ma un impegno vincolante con partner come Oracle, Nvidia, AMD e Broadcom.
La domanda sorge spontanea: come si fa a passare da 13 miliardi a 1 trilione? La risposta, seppur ambiziosa, è un piano quinquennale che include contratti governativi, strumenti di shopping, servizi video, hardware consumer e persino la creazione di un proprio fornitore di calcolo attraverso il progetto Stargate. Un’operazione da capogiro, che potrebbe destabilizzare l’intero mercato statunitense se qualcosa andasse storto .
Ma non è tutto oro quel che luccica. Nonostante l’apparente successo, OpenAI ha registrato una perdita operativa di 8 miliardi di dollari nella prima metà dell’anno. E la strada per la redditività sembra ancora lontana, con previsioni che parlano di un ritorno in attivo solo nel 2029.
OpenAI sta giocando una partita ad alto rischio, con la speranza che l’intelligenza artificiale diventi l’oro del XXI secolo. Ma se la scommessa non dovesse andare a buon fine, potrebbero esserci conseguenze ben più gravi di una semplice perdita finanziaria.