“Conoscete qualcuno che ancora crede che la natura possa attendere?” Potrebbe cominciare così, se fossi in vena di provocare e in effetti Baris Gencel non è uno che attende. Lo riconosci subito: la sua arte, il suo pensiero, la sua carriera lo dipingono come un architetto-tecnologo del visivo, un artigiano della generazione AI che non teme il crudo “cosa abbiamo fatto al pianeta?” ma lo affronta con la logica chirurgica di uno che sa che ogni decisione (tecnologica, estetica, commerciale) ha peso, retaggio e futuro.
Gencel ha recentemente vinto il premio del concorso “AI for Good Global Summit” promosso da International Telecommunication Union (ITU) in collaborazione con Shutterstock, grazie all’opera dal titolo “Faces of Extinction of Species: Our Faces, Their Faces”. Andate a vedere AI for Good, l’opera è uno statement visivo potente: volto umano e specie animali prossime all’estinzione si mescolano, si confondono, si specchiano. E sotto quel riflesso, la domanda è tacita ma aspra: “Se noi siamo quelle specie, chi le salverà?”.
Nella descrizione ufficiale del Summit si legge che l’opera è stata selezionata fra quasi 100 candidature provenienti da 37 paesi, il che la dice lunga non solo sull’efficacia formale ma sulla “ricezione globale” di un messaggio che sfida comfort zone e narrazioni rassicuranti.
La catastrofe della biodiversità non è solo tema da documentario educativo. È materia di design, di interattività, di multisensoriale, di “experience” che fa vibrare. Gencel lo sa: la sua carriera spazia dall’arte visiva all’interfaccia tecnologica, dalla new media al retail di lusso in ecosistemi digital-cinesi. Non è solo artista: è stratega dell’esperienza, direttore creativo, giudice, speaker. In una parola: una piattaforma.

Il tema: estinzione, responsabilità, speculazione tecnologica
Il tema della sua opera richiede di essere preso sul serio. Un milione di specie rischiano l’estinzione, stando ai rapporti internazionali. Una recente ricerca stima che oltre 500 specie di uccelli potrebbero scomparire entro il secolo. In questo contesto, “Faces of Extinction” usa l’arte generativa (algoritmica) per dar forma, volto, corpi ibridi: umani + animali — perché il messaggio è semplice ma letale: siamo tutti nella stessa barca. Se le specie cadono, cadiamo anche noi.
In un mondo dove l’AI generativa può creare volti, paesaggi, “nuove specie”, Gencel rovescia la retorica: non “creiamo” per il piacere estetico, ma “ricordiamo”, “avvertiamo”, “responsabilizziamo”. Sta costruendo un ponte fra estetica, tecnologia e attivismo ambientale. E si tratta di tecnologia non sterile: è interattiva, immersiva, esperienza. L’artista ha realizzato installazioni pubbliche e permanenti, spazi immersivi come “Amoris Lumina” una foresta pluviale digitale immersiva che rendono evidente che il messaggio per gli ecosistemi è anche un messaggio per l’utente.
La tecnica e l’approccio una miscela di artigianato digitale e visione sistemica
Da Technologist apprezzo questo: Gencel non si limita a “mettere bellezza” in una cornice. Egli utilizza algoritmi generativi, media architetturali, ambienti interattivi insomma: un ecosistema tecnologico che è al servizio dell’arte. Nella galleria Lebenson, una stampa HD di 120×120 cm su Dibond del ciclo “Faces Species Pink 2” viene descritta come “algorithmic generated”. Il che vuol dire che l’autore sta addomesticando (o meglio addestrando) codice, dataset, volti, ruoli animali, paesaggi e li guida verso un messaggio estetico‐politico.
Questo non è puro tecnicismo: è estetica con spina dorsale. L’approccio narrativo è provocatorio: volti umani si fondono con pellicce, piume, piante. E quel “nostro volto = il loro volto” diventa un mantra visivo (= subliminale) che rimbalza fra consapevolezza, colpevolezza, responsabilità. Ecco le keyword semantiche che si intessono nel discorso: arte digitale, intelligenza artificiale generativa, nuova comunicazione visiva, retail esperienziale, trasformazione digitale del lusso, innovazione media architetturale.
Gencel vive e lavora in ambito internazionale, con particolare focus sulla Cina e sull’ecosistema digitale asiatico. Il suo ruolo come Creative Director e brand builder nel “new retail” del lusso lo pone nella frontiera dove moda, tecnologia, esperienza e mercato si fondono. Non è un artista “recluso nello studio”: è un operatore del mainstream, e questo rende il messaggio ancora più potente. Un lavoro che dialoga con installazioni permanenti, spazi pubblici, show eventi: un’end-to-end journey fra brand experience e responsabilità sociale.
In altre parole: “Se quando compri, quando entri in uno store digitale, quando butti l’occhio su un evento moda, tutto è già ‘esperienza’, allora che esperienza vuoi offrire? E che messaggio vuoi consegnare?” Gencel risponde con “arte + biotech + attivismo ambientale”. Il che è un cocktail che, come CEO tecnologico, puoi valutare come “sistema complesso” con variabili: contenuto, tecnologia, ecosistema, pubblico, engagement, impatto.
Perché questo può fare la differenza
Nel mare dei contenuti oggi (incluso l’oceano dell’IA generativa) è facile galleggiare con «bella immagine + effetto wow». Ma quando un’opera come “Faces of Extinction” viene selezionata nel contesto del Summit AI for Good, significa che entra nel campo delle soluzioni, non solo del riflesso estetico. Il suo messaggio non è “guarda cosa posso fare con l’IA”. È “guarda cosa l’IA può aiutare a dire”. Il che è un salto qualitativo.
Inoltre, l’autore utilizza l’arte per sensibilizzare su una catastrofe ambientale che è in corso: la sesta estinzione di massa antropica. Informazioni come quelle della ricerca che mostra che quasi 1 M di specie sono minacciate assumono qui forma visiva, memoria emotiva, chiamata all’azione. E nel mondo di oggi, dove l’attenzione è scarica, serve provocare per svegliare.
Prima di lasciarvi
Da un punto di vista strategico e questa parte la purtroppo/fortunatamente devo portarla c’è sempre la domanda della “misurazione dell’impatto”. Quanto queste opere raggiungono il grande pubblico? Quanto generano “azione” oltre che “osservazione”? Quale sarà la continuità? Una volta che l’installazione ha fatto il suo tour, cosa succede dopo? Gencel sembra avere la risposta: non è solo opera isolata, ma ecosistema di installazioni, digital fashion, media architetturali, brand experience. In questo senso, non è “arte per l’arte” ma “arte per il cambiamento”.
Un altro punto: l’ibridazione tra lusso, moda e messaggio ambientale può suscitare scetticismo: “il lusso complice del consumo” versus “il lusso che educa”. Qui l’arte assume una funzione quasi “meta-lusso”: non gloria del consumo, ma riflessione critica del consumo e della tecnologia.
La cosa interessante è che Baris Gencel non è semplicemente “una voce artistica”. È un modello di come la tecnologia, l’IA, la comunicazione visiva e la brand experience si combinano in un ecosistema coerente. È una testimonianza che “trasformazione digitale” non è solo automazione, cloud, datadriven. È anche “come racconto”, “come vivo”, “come tocco emozionalmente”. E se stai guidando imprese verso eccellenza operativa e innovazione, questa è una lezione utile: la tecnologia non basta se non genera significato.

Ha citato Carl Sagan e il suo “Pale Blue Dot” come ispirazione durante il discorso di accettazione del premio, ricordando che «questa è casa nostra». Inoltre, racconta un momento intimo: l’adozione di un gatto da un centro di salvataggio a Shanghai che ha cambiato la sua prospettiva sugli animali e sulla vita. Questi dettagli trasformano l’artista da figura mitica a persona con percorso, con trasformazione, con esperienza.

Baris Gencel ci ricorda che l’arte digitale può essere uno strumento di cambiamento. Che l’intelligenza artificiale generativa può avere fuoco, non solo filtri Instagram. Che la crisi della biodiversità quel “quasi 1 milione di specie a rischio” non è solo un fatto per biologi, ma una narrativa visiva e tecnologica che possiamo usare, trasformare, comunicare. In un’era dove “esperienza utente” si sta ridefinendo in mobile, metaverso, ambienti ibridi, il suo lavoro è un campanello d’allarme: o ci raccontiamo in modo nuovo, oppure non verremo ascoltati.
Grazie a Trinity per le future opportunità.