
OpenAI ha formalmente chiesto al governo degli Stati Uniti di ampliare il credito d’imposta previsto dal CHIPS Act per includere non solo i produttori di semiconduttori, ma anche l’intera filiera infrastrutturale necessaria all’intelligenza artificiale. Nella lettera firmata da Chris Lehane, capo degli affari globali, l’azienda invita la Casa Bianca a estendere l’Advanced Manufacturing Investment Credit ai data center, ai server AI e ai componenti della rete elettrica, come trasformatori e acciaio specializzato.
L’obiettivo dichiarato è abbassare il costo del capitale e accelerare la costruzione di infrastrutture critiche per sostenere la crescita dell’IA americana, riducendo la dipendenza dalla Cina. Lehane chiede anche di snellire le procedure di autorizzazione previste dal Clean Air Act e dal Clean Water Act, sostenendo che la lentezza burocratica è oggi uno dei principali ostacoli all’innovazione. La proposta include persino la creazione di una “riserva strategica” di materiali essenziali per la costruzione di infrastrutture AI, sul modello della Strategic Petroleum Reserve.
OpenAI parla di una nuova corsa energetica. “Gli elettroni sono il nuovo petrolio”, si legge nel documento, e invita l’amministrazione a collaborare con il settore privato per costruire 100 gigawatt di nuova capacità elettrica ogni anno. Secondo l’analisi interna condotta insieme a Microsoft, il primo trilione di dollari investito in infrastruttura AI potrebbe far crescere il PIL americano di oltre il 5% nei primi tre anni.
Sam Altman, CEO di OpenAI, ha aggiunto che il rischio maggiore non è l’eccesso di potenza computazionale, ma la sua scarsità. Ha precisato che la società non chiede aiuti di Stato, ma un quadro normativo più efficiente per attrarre capitali privati. “Se un’azienda fallisce, altre faranno bene. Non serve scegliere vincitori o vinti, serve costruire capacità.”
La richiesta segna un passaggio simbolico: l’intelligenza artificiale non è più solo software, ma una questione di infrastruttura, energia e politica industriale. Gli Stati Uniti stanno scoprendo che la competizione sull’AI non si gioca nei laboratori, ma nelle centrali elettriche e nei cantieri dei data center.