Alibaba va all’attacco: la sua app di AI sta per diventare “quasi” ChatGPT. Dopo aver già annunciato interni modelli linguistici proprietari, Alibaba prepara un rilancio radicale della sua app mobile AI che temi dello scenario globale lo chiamano il “revamp” per competere nella fascia consumer. L’idea è chiara: trasformare un prodotto B2B/internamente orientato in un’interfaccia conversazionale friendly, centrata su dialogo, generazione di testo e magari plugin multi-media. Secondo fonti non ufficiali, la già esistente app “Tongyi” (o variante) verrà rinominata “Qwen” in omaggio al modello linguistico interno del gruppo.

Il contesto è meno romantico di quanto sembri: la corsa all’intelligenza artificiale conversazionale-generativa è globale, e Alibaba non può permettersi di restare spettatore. Già nel 2023 aveva lanciato Tongyi Qianwen – un modello “alla ChatGPT” integrato nei prodotti aziendali come DingTalk e l’assistente vocale Tmall Genie. Ora, la nuova fase punta al mercato consumer: conversazione, voce, ricerca integrata, multimedia, probabilmente anche shopping guidato.

Perché è rilevante? Per due motivi. Primo: l’AI generativa era stata per lungo tempo dominio delle startup occidentali, con ChatGPT come simbolo e punto di non ritorno. Alibaba mira a intercettare questo trend dal lato cinese, con possibilità di monetizzazione diretta verso l’utente finale. Secondo: l’integrazione tra generazione di contenuti e interfaccia conversazionale può diventare un moltiplicatore di engagement e, dall’altro lato, un potente strumento di acquisizione dati/attenzione per il gruppo e-commerce. Se l’app diventa “il luogo” dove chiedi: “Cosa compro”, “Come risolvo”, “Mi generi un testo”, “Mi crei un piano di viaggio”, insomma “fammi tutto da zero”, Alibaba posiziona bene il ponte tra e-commerce, cloud, AI e consumatore.

Ironia del destino: il gigante dell’e-commerce si trova a dover costruire non solo marketplace e logistica, ma – se vuole tenere il passo – anche interfacce abilitate da “intelligenza attiva”. In questo senso l’aggiornamento dell’app significa un salto qualitativo: non più semplice “assistente virtuale”, ma “agente generativo”. Fonti interne suggeriscono che l’app includerà componenti agentic-AI, ovvero che vanno oltre la semplice risposta a prompt, ma supportano il compimento di task (es: generare itinerari, riassumere audio/video, suggerire prodotti e forse comprare con uno swipe). Questa evoluzione eccita (e inquieta) al tempo stesso.

Non tutto però è già roseo. La Cina ha regolamentazioni severe sul contenuto generato dall’AI: documenti ufficiali richiedono che questi prodotti aderiscano ai “valori socialisti fondamentali” e alla protezione dei dati personali. Inoltre, la competizione è feroce: altri attori cinesi come Baidu, Inc. con il suo Ernie Bot, o startup locali, stanno già puntando forte. Alibaba dunque deve non solo costruire l’interfaccia, ma convincere gli utenti a scaricare e usare un’app che fino ad oggi non era top-consumer per l’AI generativa. E la fiducia dell’utente finale in strumenti “cinesi” può essere ancora un tema.

Un elemento difficile da ignorare: mentre ChatGPT e analoghi sono accessibili internazionalmente (con vari gradi di restrizioni), Alibaba si muove in un sistema regolamentato, con censura e controllo. Se l’app “modificata” sarà anch’essa soggetta a questi limiti, l’offerta potrebbe risultare meno “libera” rispetto a concorrenti globali. Questo comporta un trade-off: ampia integrazione e accesso al mercato interno più ampio, contro restrizioni normative e percezioni internazionali.

Dal punto di vista tecnologico, l’upgrade prevederà: modello linguistico potente (Alibaba ha annunciato modelli Qwen con capacità avanzate). Interfaccia conversazionale ramificata (testo + voce). Integrazione profonda con ecosistema Alibaba (shopping, logistica, cloud). Monetizzazione futura: servizi premium, plug-in, dati utente. For un CTO/CEO che storce il naso al marketing “super-AI” facile, la domanda rimane: riuscirà Alibaba a lanciare un’esperienza utente di livello internazionale, o resterà un gigantesco motore di infrastrutture AI ma con un’esecuzione d’app consumer mezza-forzata?

Per quel che vale la mia previsione tagliente: se l’app aggiornata sarà solo un vestito esteriore su un motore aziendale e non proporrà effettivamente “conversazioni profonde” e “agentic action”, finirà nel limbo degli “AI assistants che sembrano promettere tanto ma fanno poco”. Se invece Alibaba riesce a mettere a terra una UX potente, con dialoghi naturali, follow-up, contesti persistenti, shopping assistito, allora potrebbe dare qualche grattacapo anche a player occidentali. Rimane il tema della lingua, del dataset, della cultura dell’utente. In breve: occhio a questa mossa non è solo un aggiornamento di app, è un segnale strategico.