Quando si parla di sicurezza europea, pochi riescono a combinare analisi lucida e pragmatismo come Rosaria Puglisi e Fernando Giancotti. La loro visione non è solo teorica, ma operativa, puntando a un’Europa capace di difendersi e di contare su se stessa, senza dipendere esclusivamente da garanzie esterne. Il concetto di “autonomia strategica” non è un esercizio accademico: è la chiave per trasformare fragilità in forza e in opportunità, una narrativa di empowerment che finalmente mette l’Europa al centro della propria sicurezza.

Il contesto globale attuale è spietato e complesso. Da un lato, la pressione della Russia, con la sua prolungata postura aggressiva verso l’Europa, obbliga a ripensare strategie e risorse. Dall’altro, l’affidabilità delle garanzie di sicurezza statunitensi è sempre più messa in discussione. Puglisi e Giancotti non si limitano a evidenziarlo: mettono in chiaro che la soluzione non sta solo nell’aumentare i budget o modernizzare l’industria della difesa. Il cuore della sfida è trasformare investimenti in capacità reali, pronte a essere dispiegate in scenari concreti e integrate in una strategia coerente.

La proposta dei due autori di creare una struttura europea permanente di comando e controllo multi-dominio è un’idea audace, che richiama le lezioni della storia militare e la sofisticazione delle moderne operazioni integrate. Non si tratta di teoria da aula universitaria, ma di un modello operativo che collega terra, mare, aria, spazio e cyber, in una sinfonia di capacità militari e civili. Coordinare queste dimensioni non è semplice, ma rappresenta un salto di qualità: chi controlla l’integrazione controlla la strategia.

Puglisi e Giancotti evidenziano un aspetto spesso trascurato: la resilienza non si costruisce solo con mezzi militari. La preparazione civile è fondamentale, dalla capacità dei governi di rispondere a crisi ibride, fino all’adattabilità della società e delle aziende. In un mondo dove le minacce non si limitano ai confini fisici, il coinvolgimento della società civile diventa un moltiplicatore di potenza strategica. È una forma di empowerment collettivo: cittadini informati, aziende preparate e istituzioni coordinate costituiscono un tessuto di sicurezza dinamico e adattivo.

L’idea di deterrenza credibile, così come la delineano gli autori, è radicalmente diversa dalla vecchia logica basata solo sul deterrente militare tradizionale. Richiede chiarezza politica, sinergia industriale e coesione sociale. La resilienza diventa un concetto operativo, una strategia attiva e partecipata che trasforma vulnerabilità percepite in vantaggi competitivi.

In questo senso, l’approccio dei due studiosi è un manifesto di fiducia e capacità: l’Europa può contare su se stessa, può difendere i propri valori e interessi, e lo può fare in modo coordinato e sostenibile.

La loro analisi sfida la narrativa spesso negativa sui limiti europei. Non è un pessimismo sterile, ma un invito all’azione: chi legge può percepire che ogni investimento, ogni riforma e ogni iniziativa di cooperazione rafforza un continente che finalmente smette di guardare solo all’esterno. La sicurezza diventa così un progetto condiviso, in cui tecnologia, industria, società e politica convergono in una strategia coerente.

L’ottimismo pragmatico che traspare dai loro scritti ha un effetto quasi contagioso: motiva decisori, tecnologi e cittadini a partecipare a un progetto più grande di loro stessi. La visione di un comando multi-dominio non è fantascienza: è un obiettivo tangibile che, se perseguito con disciplina e lungimiranza, cambia il paradigma della sicurezza europea. È una sfida da affrontare con coraggio e precisione, perché l’alternativa non è un’Europa più piccola o più fragile, ma una che perde la capacità di decidere il proprio destino.

Guardando al futuro, il messaggio dei due autori è chiaro e provocatorio: l’Europa non deve aspettare che altri decidano per lei. Le sfide globali non scompaiono se ignorate, ma possono diventare trampolini per innovazione e leadership. Investire in strutture multi-dominio, preparazione civile e integrazione operativa significa trasformare vulnerabilità in punti di forza e mettere l’Europa finalmente al centro della propria sicurezza.

Puglisi e Giancotti offrono una roadmap di empowerment strategico, una chiamata a una visione concreta e audace. L’autonomia strategica europea non è un sogno idealista, ma un progetto realizzabile, che richiede coraggio, disciplina e un’interpretazione moderna della deterrenza e della resilienza. Leggere il loro lavoro dà la sensazione rara di avere davanti a sé una guida pratica e motivante, capace di trasformare ansia geopolitica in azione concreta, e fragilità in forza collettiva.

Questo articolo sintetizza la filosofia dei due autori con uno sguardo tecnico e da esperto: sicurezza, resilienza e autonomia non sono concetti astratti, ma strumenti di empowerment. L’Europa può, finalmente, contare su se stessa, trasformando una crisi in un’opportunità storica, e dimostrando che visione e disciplina operativa creano vantaggio competitivo duraturo.

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