L’idea di xAI di dedicare 88 acri a un impianto solare adiacente al data center Colossus non è solo un gesto simbolico di ecosostenibilità: secondo i piani annunciati, la centrale fotovoltaica genererebbe circa 30 megawatt, ossia sufficienti a coprire solo il 10% del fabbisogno energetico stimato per la struttura. È una quantità modesta rispetto al consumo di una super-computer farm che addestra modelli di IA su larga scala, ma non va sottovalutata: è un primo passo, o almeno la parte più visibile di una narrazione verde che Musk e il suo team possono sbandierare.

L’investimento solare arriva in un momento delicato, perché xAI è già sotto il fuoco incrociato delle associazioni ambientaliste. La Southern Environmental Law Center (SELC) denuncia che l’azienda stia operando su decine di turbine a gas naturale senza le dovute autorizzazioni, con emissioni potenzialmente molto elevate di ossidi di azoto (NOₓ) e formaldeide.

La bomba d’ossigeno (inquinato) sotto il tappeto

Secondo SELC, xAI ha installato 35 turbine a metano presso il sito di Colossus, molte più di quelle autorizzate dalle autorità sanitarie locali. Le stime dicono che queste turbine possono emettere tra 1.200 e 2.000 tonnellate di NOₓ ogni anno, una cifra che se confermata farebbe di Colossus uno dei maggiori fonti industriali di questo inquinante nella contea di Shelby.

Gli ossidi di azoto non sono innocui: contribuiscono allo smog, peggiorano la qualità dell’aria e sono legati a problemi respiratori cronici. La SELC segnala anche emissioni di formaldeide, un composto pericoloso e potenzialmente cancerogeno.Inoltre, secondo dati ufficiali del Dipartimento della Salute di Shelby County, anche con i 15 turbine “permessi”, i limiti consentiti in un anno includono tonnellate di NOₓ, di composti organici volatili, particolato e formaldeide.

La risposta di xAI: transizione (forse) ma non rinuncia


In parte, xAI ha ammesso la situazione: ha dichiarato che alcune turbine quelle considerate temporanee saranno smantellate nei prossimi mesi. In particolare, il piano sarebbe di ridurre il numero di turbine attive una volta che una nuova sottostazione elettrica (Substation No. 22) venga completata e collegata alla rete (previsto entro l’autunno 2025).
L’azienda afferma che, in futuro, le turbine rimanenti avranno il ruolo di backup, non più come fonte primaria.

Tuttavia, non tutti sono convinti che il “passaggio verde” sia autentico. SELC ha inviato una notifica formale di intenzione di citare xAI in giudizio per violazioni della Clean Air Act, rappresentando anche la NAACP nella battaglia legale.

Dove si gioca la partita “energia + IA”
La strategia energetica di xAI sembra riflettere una tensione tipica delle nuove infrastrutture super-esigenti: da un lato, la necessità di alimentare datacenter che bruciano enormi quantità di elettricità per addestrare modelli di intelligenza artificiale; dall’altro, la pressione crescente su sostenibilità e responsabilità ambientale.

Le turbine a gas sono una scorciatoia rapida (e potente) per avere energia onsite, soprattutto quando la rete elettrica locale non basta (o non è ancora completamente scalabile). Ma sono inquinanti, e quando installate in quartieri con storiche disuguaglianze ambientali (come vicino a comunità a maggioranza nera), generano forti opposizioni sociali e legali.

La centrale solare proposta — per quanto benvenuta — appare più come una mossa di pubbliche relazioni che come una soluzione definitiva: i 30 MW previsti sono una goccia nel mare rispetto ai bisogni di un sito come Colossus. Se xAI vuole davvero dichiararsi “carbon conscious”, servirà un salto più ambizioso: più energia pulita, meno combustibili fossili, e un piano credibile di decarbonizzazione.


Se Musk può usare il suo marchio “AI + rivoluzione verde” come scudo mediatico, l’opposizione legale e sociale, però, non è neutra. Il caso xAI è già una sorta di laboratorio politico e legale su come le startup d’intelligenza artificiale si interfacciano con le comunità locali e l’ambiente. Altre aziende che costruiscono grandi data center (OpenAI, Google, Microsoft, ecc.) dovrebbero prendere nota: l’opzione “mettiamo turbine e poi un po’ di pannelli solari” potrebbe non bastare a sedare la pressione pubblica — soprattutto se non ci sono piani concreti di riduzione di emissioni.

In un mondo in cui l’IA è l’ultima frontiera della potenza computazionale, la sostenibilità energetica non è più optional: è parte integrante del racconto che può determinare la legittimità sociale (e legale) di una big tech. xAI lo ha capito, ma la sua mossa verde è ancora un work in progress.