Il programma della FAIR General Conference 2025 vibra come un sismografo impazzito che registra l’accelerazione di un paese che, nonostante la consueta lentezza burocratica, sembra aver capito che l’AI non è piú un vezzo accademico ma una questione di sovranità industriale. La scena si apre con la ritualità del welcome coffee, un dettaglio che potrebbe sembrare marginale ma che in realtà è il termometro di un ecosistema che tenta di mostrarsi ospitale mentre discute di tecnologie capaci di disintermediare mezza economia italiana. La presenza istituzionale è massiccia, quasi a voler certificare che l’intelligenza artificiale non è piú un laboratorio di nerd, ma un teatro di potere.
Il cuore della conferenza batte attorno al tema dell’AI per il futuro dell’Italia, una formula che in altri contesti suonerebbe come marketing governativo, ma che qui trova consistenza grazie alla densità degli interventi. Colpisce la varietà degli approcci, dal simbolico alla multimodalità, dal machine learning alla dimensione etica e regolatoria. Il tutto appare come un mosaico apparentemente disordinato, ma perfettamente leggibile da chi conosce gli ingranaggi della ricerca avanzata. È un’Italia che prova a recuperare terreno con la tenacia di chi sa di essere rimasto indietro, ma non abbastanza da arrendersi. La ricerca sulla Posidonia oceanica, i modelli di navigazione ispirati agli insetti e l’analisi topologica degli spazi di apprendimento delle reti ReLU mostrano un paese che non vuole limitarsi a usare l’AI, ma intende costruirla.
La parola chiave che attraversa tutte le sessioni è intelligenza artificiale italiana, accompagnata da altre due espressioni che si insinuano con naturalezza in ogni discussione: modelli linguistici e ricerca applicata. La combinazione di queste tre aree crea una tensione creativa che ricorda certe fasi storiche dei distretti industriali italiani, quando si produceva valore prima ancora di capirne l’entità. L’arrivo di Minerva, il primo LLM nativo italiano, conferisce al dibattito un tono piú maturo e ambizioso. La domanda implicita che aleggia nei corridoi è semplice e brutale: avremo la massa critica per trasformare questi progetti in una vera infrastruttura strategica, o resteremo l’ennesimo laboratorio di eccellenze senza filiera?
La parte davvero rivelatrice della conferenza è la sezione dedicata ai progetti delle aziende vincitrici dei bandi a cascata. È qui che emerge lo stato reale dell’innovazione italiana, tra soluzioni diagnostiche basate sull’AI, sistemi per la mobilità intelligente e approcci a metà tra il RAG e il design industriale. Il panorama è caotico ma fertile, punteggiato da progetti che sembrano usciti da una startup di Tel Aviv accanto ad altri che conservano quella tipica creatività ingegneristica italiana, più artigianale che siliconvalleyana. Questa apparente irregolarità si rivela una forza, perché obbliga gli attori a collaborare, adattarsi e contaminarsi.
Il momento più arriva con l’invited keynote di Samuel Kaski, che porta sul palco la sicurezza di chi lavora in ecosistemi dove l’AI applicata è già una quotidianità operativa. La sua presenza funge da specchio spietato, ricordando al pubblico che la competizione internazionale non fa sconti. In controluce, il messaggio è chiaro: l’Italia dovrà decidere piú presto che tardi se vuole essere parte della filiera globale dell’AI o se preferisce restare un raffinato osservatore.
La chiusura, affidata a figure simboliche della scienza italiana, restituisce la sensazione di un passaggio di consegne tra generazioni e tra paradigmi. La conferenza racconta un paese che sta cercando di rendere l’intelligenza artificiale non solo un tema, ma una strategia. Chi si aspettava un dibattito accademico è rimasto sorpreso dal grado di concretezza. Chi sperava in un esercizio di futurismo ha trovato invece un’agenda precisa, quasi industriale. È il segnale che qualcosa si sta muovendo davvero e che questa volta l’Italia potrebbe giocare una partita non di rincorsa, ma di co-protagonismo intelligente.
Diretta: https://www.ansa.it/sito/notizie/eventi/2025/12/10/fondazione-fair-lai-per-il-futuro-dellitalia_22e87e37-eedf-44f5-919d-f05c32aa5bb8.html