Se la prima giornata di DigithON 2025 ha messo l’accento sul bivio storico dell’intelligenza artificiale, quella di ieri, venerdi 12 settembre, ha fatto un passo oltre, cercando un equilibrio tra difesa della creatività umana, sicurezza e futuro delle imprese. A tenere insieme i fili di un dibattito complesso è stato ancora una volta il richiamo a un “nuovo umanesimo digitale”, un concetto che si è intrecciato negli interventi di politici, manager, studiosi e rappresentanti delle istituzioni culturali.
Ad aprire i lavori è stato Francesco Boccia, fondatore della maratona digitale, che in dialogo con il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha messo al centro il rischio di un’innovazione schiacciata dalla logica del profitto. “Un algoritmo, per quanto sofisticato, non conosce il perdono né l’empatia”, ha ricordato Boccia, indicando nella solidarietà digitale e nell’educazione tecnologica diffusa l’unico antidoto al divario crescente tra inclusi ed esclusi. Zuppi, da parte sua, ha poi ribadito la necessità di vigilare sullo strapotere dei grandi detentori dell’AI sottolineando come “più la macchina imita l’umano, più l’umano rischia di smarrirsi. Usare uno strumento aiuta, ma se veniamo usati è molto pericoloso”.
In questa cornice etica si è inserito l’intervento di Salvatore Nastasi, presidente della SIAE, che ha spostato il discorso sul terreno concreto della proprietà intellettuale. Con dati alla mano, Nastasi ha quantificato in 22 miliardi di euro le perdite globali previste nei prossimi cinque anni per il diritto d’autore a causa della mancanza di un quadro regolatorio dell’AI generativa. “Non siamo contro l’intelligenza artificiale” ha tenuto a precisare, “la utilizziamo anche noi, ma chiediamo trasparenza e regole. Gli artisti possono servirsi degli algoritmi, ma l’algoritmo non può sostituirsi all’artista. Se cade questo legame, è finita”. È un appello diretto a Parlamento e Commissione europea: difendere la creatività umana con norme chiare, remunerazioni eque e obblighi di trasparenza, per quanto su diritto d’autore e copyright ci siano posizioni diverse tra Stati Uniti e vecchio continente anche in relazione al cosidetto fair use invocato dalle Big Tech del settore per giustificare l’addestramento dei propri LLM.
La riflessione sulla persona al centro del digitale si è poi intrecciata con un tema altrettanto cruciale: la cybersicurezza. “È decisiva per la qualità della democrazia”, ha avvertito ancora Boccia, ricordando le parole del ministro Piantedosi e rilanciando la necessità di un impegno comune, che coinvolga governo, imprese e società civile. La sicurezza delle infrastrutture digitali, ha sottolineato, non è più un capitolo tecnico ma una questione di libertà e diritti.
La giornata non è stata soltanto dibattito teorico. Con la sessione speciale “DigithON: 10 anni di idee”, si è guardato alla storia e al futuro della manifestazione. Mario Aprile, presidente di Confindustria Bari-BAT, ha ricordato il valore del “fare rete” tra imprese e startup; Alessandra Modenese di Intesa Sanpaolo ha rivendicato il sostegno concreto di progetti trasformati in PMI innovative; Michele Ruta del Politecnico di Bari ha raccontato il ruolo delle università come accompagnatori di crescita. Tre voci diverse, unite dall’idea che DigithON sia stata un laboratorio di opportunità capace di incidere davvero sul tessuto economico locale e nazionale.
Non è mancata la contaminazione artistica, con lo speech del musicista e inventore Alex Braga, che ha raccontato il percorso “dall’osso all’intelligenza artificiale”, esplorando il rapporto millenario tra creatività e tecnologia. Subito dopo, lo sguardo al mondo delle grandi aziende con Angela Nocita, Giulia Santopaolo ed Elisabetta Oliveri del Gruppo FS, che hanno mostrato come l’innovazione sia ormai il cuore delle strategie di un player infrastrutturale chiamato a costruire il futuro del Paese.
Il filo conduttore della seconda giornata è stato chiaro: la tecnologia non basta se non è orientata a valori e regole condivise. La SIAE chiede tutele per la creatività, la Chiesa richiama alla centralità della persona, le imprese invitano a fare rete, le istituzioni alla cybersicurezza. DigithON diventa così una piazza in cui mondi diversi trovano un linguaggio comune per parlare del domani.
Alla vigilia della terza e ultima giornata, quella di oggi, con i pitch finali e i focus sull’AI sovrana e sulle partnership pubblico-private, resta la sensazione che DigithON non sia solo una maratona di startup, ma un laboratorio politico e culturale: un luogo in cui l’Italia prova a immaginare quale volto dare al proprio futuro digitale.