L’avvento degli strumenti musicali generati dall’IA ha suscitato numerosi dibattiti negli ultimi tempi, poiché promettono di semplificare il tradizionalmente laborioso processo di produzione musicale. Uno di questi strumenti, Suno, guidato dal CEO Mikey Shulman, ha attirato l’attenzione per la sua affermazione provocatoria secondo cui “non è più davvero piacevole fare musica adesso“. Questa dichiarazione, rivelata in un’intervista recentemente intercettata da 404 Media, è stata ampiamente criticata, soprattutto da coloro che hanno dedicato la loro vita all’arte faticosa della produzione musicale. Essendo anche io una persona che ha passato notti interminabili in studio di registrazione, mi trovo a mettere in discussione non solo la validità delle parole di Shulman, ma anche le implicazioni più ampie di questa prospettiva sul futuro della musica.
Autore: Dina Pagina 14 di 35
Direttore senior IT noto per migliorare le prestazioni, contrastare sfide complesse e guidare il successo e la crescita aziendale attraverso leadership tecnologica, implementazione digitale, soluzioni innovative ed eccellenza operativa.
Con oltre 20 anni di esperienza nella Ricerca & Sviluppo e nella gestione di progetti di crescita, vanto una solida storia di successo nella progettazione ed esecuzione di strategie di trasformazione basate su dati e piani di cambiamento culturale.

A dicembre, Sam Altman, il visionario dietro OpenAI o se vogliamo, il nuovo oracolo di Silicon Valley ha deciso di aprire il portafoglio e regalare un milione di dollari al fondo inaugurale di Donald J. Trump. Uno potrebbe pensare: “Ecco un uomo che sa come posizionarsi nel mondo, anche quando il mondo sembra un po’ sottosopra.” È una mossa che si inserisce perfettamente nel manuale non scritto del settore tecnologico: quando sei già incredibilmente ricco e potente, perché non investire qualche spicciolo per assicurarti che anche il potere politico ti sorrida?
Adesso, Altman e la sua squadra di OpenAI una startup che ha cambiato il gioco con ChatGPT e dato a tutti una scusa per parlare con un computer – stanno facendo un ulteriore passo avanti. Stanno cercando di spiegare al mondo, e alla prossima amministrazione, come l’intelligenza artificiale sia la chiave per il futuro. Ovviamente, un futuro dove loro sono i protagonisti.
In un documento che chiamano pomposamente “progetto economico per l’intelligenza artificiale in America” –perché dire semplicemente “Come rimanere rilevanti e potenti nel prossimo decennio” non suonava abbastanza elegante – propongono politiche per stimolare la crescita tecnologica, minimizzare i rischi (quelli per loro, si intende) e mantenere la Cina lontana dal podio.

Fluxus Landscape sembra un progetto profondo e dinamico, pensato per esplorare l’intersezione tra tecnologia, etica e società. Mappando le diverse prospettive, organizzazioni e individui coinvolti nei dilemmi etici delle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, offre un approccio sfaccettato e centrato sull’uomo per affrontare queste sfide. Sembra riconoscere la complessità della situazione: mentre la tecnologia avanza rapidamente, la comprensione umana, le politiche e le normative spesso rimangono indietro.
L’inclusione di gruppi alleati e di quelli in conflitto arricchisce ulteriormente la mappa, offrendo un contesto più ampio in cui le parti interessate sono impegnate in conversazioni sul futuro della tecnologia. Il percorso personale di apprendimento e approfondimento delle sfide etiche è rispecchiato nell’evoluzione del progetto, dove l’attenzione si sposta da un senso di isolamento a una consapevolezza che ci sono molte altre persone che lavorano per trovare soluzioni. Questo suggerisce che, sebbene il paesaggio etico possa sembrare frammentato o caotico, esiste speranza nel perseguire collettivamente la comprensione e l’azione.
L’approccio curatoriale e qualitativo di Fluxus Landscape si contrappone ai modi più quantitativi e basati su regole con cui i dati vengono spesso trattati nel mondo tecnologico. Sembra riflettere il lato umano delle questioni tecnologiche, concentrandosi sulle conversazioni, le relazioni e le prospettive individuali che contribuiscono a plasmare il quadro generale. Questo accento sul dialogo, piuttosto che solo sull’analisi dei dati, sottolinea l’importanza delle esperienze umane in un contesto così complesso.
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Amazon, il gigante che ha fatto un altro passo avanti verso l’inclusività… o meglio, ha deciso che forse l’inclusività è un po’ troppo trendy per i tempi che corrono. Dopo averci deliziato con decenni di dichiarazioni a favore della diversità, equità e inclusione (DEI), la compagnia ha pensato bene di togliere dal suo sito web quelle fastidiose parole come “supporto ai dipendenti transgender” e “obiettivi per una leadership più colorata e femminile”. D’altronde, il cambiamento politico che si è avvertito con la vittoria di Donald Trump alle presidenziali non poteva non avere qualche effetto collaterale sulle grandi aziende tech, no?
Niente paura, però: Amazon non ha completamente rinnegato il suo passato “progressista”. Non esalta più quei fastidiosi benefici per la transizione di genere, ma ti fa sapere che, in fondo, crede nell’uguaglianza di trattamento per le persone LGBTQ+. Un gesto che sicuramente farà sorridere tutti coloro che sperano in un’azienda che ci faccia sentire tutti uguali… ma senza troppa pubblicità, ovviamente.

Non lo avremmo mai creduto, la Corte Suprema, che si fa un bel caffè e decide del futuro di TikTok come se niente fosse. Venerdì scorso, il tribunale ha lanciato quella che potremmo definire una sentenza storica (per usare un eufemismo) sulla libertà di parola, la sicurezza nazionale e i social media. La questione? Se una legge che potrebbe vietare TikTok negli Stati Uniti debba essere approvata. Spoiler: sembra che TikTok stia per fare una bella figuraccia.
I giudici, con la stessa grazia di chi ha appena scoperto un bug in un’app, hanno smontato l’argomento di TikTok che la legge stesse infrangendo la sua libertà di parola, quella stessa libertà che, ricordiamo, dovrebbe valere per i 170 milioni di utenti statunitensi che, probabilmente, si stanno ancora chiedendo come mai non possano fare a meno di scrollare. Ma la vera domanda, secondo la Corte, è: “Perché TikTok non può semplicemente vendere la sua anima, o almeno la sua parte cinese (ByteDance)?” L’avvocato di TikTok, Noel Francisco, ha tentato di difendersi dicendo che vendere sarebbe “estremamente difficile” (cosa che suona come una scusa da appassionato di videogiochi che non vuole svendere la sua console), ma i giudici non si sono lasciati impressionare.

Il Fatto Venerdì, i principali regolatori antitrust degli Stati Uniti hanno chiesto a un giudice federale in California di stabilire se OpenAI e il partner Microsoft abbiano violato le leggi antitrust federali negli ultimi anni nella causa di Elon Musk contro OpenAI.
La grande commedia del capitalismo moderno: Elon Musk che si lamenta di essere stato raggirato da un’organizzazione che lui stesso ha finanziato. È come se il lupo si fosse offeso perché l’agnello ha imparato a mordere. Musk sostiene di essere stato tratto in inganno quando OpenAI, nata come organizzazione non-profit, ha deciso di diventare a scopo di lucro. Perché, si sa, nulla dice “spirito filantropico” come prendere miliardi da Microsoft e poi fare esattamente ciò che conviene di più.
Microsoft, ovviamente, gioca la parte del partner innocente. “Noi? Pressioni su OpenAI? Ma figurati! Abbiamo solo versato miliardi, chi non lo farebbe?”. E ora Musk vuole che un giudice federale intervenga, come se i tribunali americani non fossero già abbastanza occupati con cose del calibro di “Chi ha brevettato per primo il tostapane che parla?”.

«Allora, parliamoci chiaro: Mark Zuckerberg che va a lamentarsi da Joe Rogan per ore. No, sul serio, ore. Voglio dire, non so cosa sia più incredibile, che abbiano parlato così tanto o che ci sia qualcuno che riesce a reggere il tono di Zuckerberg per tutto quel tempo. E di cosa si lamentava? Beh, dice che il mondo aziendale è diventato “culturalmente neutralizzato”. Neutralizzato! Insomma, un’accusa forte, specialmente da uno che dirige una compagnia famosa per aver neutralizzato noi, i suoi utenti, con algoritmi che ci mostrano gattini e fake news nello stesso feed. Ma magari è solo ironico, chissà.
Il 2025 rappresenta un anno straordinario non solo per la scienza, ma anche per l’evoluzione di un campo che sta aprendo nuove frontiere nella tecnologia e nella ricerca: la computazione quantistica. L’intreccio tra fisica teorica, ingegneria e informatica sta infatti raggiungendo un punto cruciale, grazie al contributo fondamentale dei fisici, senza il quale non sarebbe possibile andare oltre le attuali barriere tecnologiche. Questo anniversario della fisica quantistica non è solo un momento di riflessione sul passato, ma soprattutto un’opportunità di guardare al futuro con rinnovato entusiasmo e spirito innovativo.


Ecco, lo sapevamo che sarebbe successo. L’era in cui l’intelligenza artificiale (AI) non è più solo uno strumento per auto a guida autonoma, trading algoritmico o meme generati automaticamente ha preso una piega inquietante. Gli attacchi recenti a Las Vegas e New Orleans hanno mostrato quanto sia facile per menti malintenzionate sfruttare la tecnologia avanzata.
Vediamo di fare chiarezza, perché forse è il momento di riflettere sulle conseguenze involontarie del nostro splendido futuro digitale.

Come se Los Angeles non avesse già abbastanza problemi – incendi che sembrano decisi a trasformare la città nel barbecue più costoso del pianeta – ora ci si mette anche l’ultima meraviglia della tecnologia: i deepfake generati dall’intelligenza artificiale. Perché, diciamocelo, che gusto c’è in una catastrofe senza un po’ di caos digitale?
Mercoledì, sui social (perché, ovviamente, è lì che il disastro si evolve oggi), hanno iniziato a circolare immagini dell’iconica scritta di Hollywood avvolta dalle fiamme, con incendi che sembravano divorare il Monte Lee. Peccato che fosse tutto falso, una creazione dell’intelligenza artificiale, e non della natura.
Subito dopo, e come per non deludere nessuno, sono arrivate altre immagini tarocche: saccheggi, devastazioni… insomma, il menù completo della paura. E naturalmente, in perfetto stile contemporaneo, il tutto ha fatto il giro del mondo in un batter d’occhio, perché se c’è una cosa che internet fa bene, è diffondere panico a velocità record.

Huawei, il gigante tecnologico cinese, è un po’ come quella persona che si presenta sempre ben vestita a una festa e tutti sospettano che abbia rubato il vestito. È al centro di un’accesa discussione geopolitica ed economica, principalmente perché – dicono gli americani – il suo guardaroba tecnologico potrebbe includere microfoni nascosti. Il governo degli Stati Uniti, con la sottigliezza di un martello pneumatico, ha vietato nel 2022 la vendita di nuovi prodotti Huawei sul territorio americano, sostenendo che il colosso cinese potrebbe trasformare ogni router in una spia sotto copertura.
Huawei, dal canto suo, nega tutto con l’innocenza di un bambino beccato con le mani nella marmellata, proclamando di non essere affatto un’estensione del governo cinese. Certo, è solo una coincidenza che il modello gestionale dell’azienda ricordi più il Politburo che una normale riunione aziendale in Silicon Valley. Ma dettagli, no?

Grigori Perelman è uno dei matematici più straordinari dei nostri tempi, un uomo che ha dato un contributo epocale alla matematica, ma che ha scelto di vivere una vita lontana dai riflettori e dalle lusinghe della fama. La sua storia non è solo quella di un brillante matematico, ma anche di una figura enigmatica, che ha rifiutato tutto ciò che il mondo accademico e sociale aveva da offrirgli.

Quando Elon Musk ha deciso di lanciare la sua startup di intelligenza artificiale, xAI, non si è limitato a entrare in gara: è arrivato con un carro armato in un’arena di gente armata di fionde. E il suo carro armato era carico di un tesoro inestimabile: i dati della sua ultima follia da miliardario, il social network un tempo noto come Twitter, che ha prontamente ribattezzato “X” (perché, a quanto pare, quando sei Elon Musk, le vocali sono un optional). Introducendo tariffe API salatissime, Musk ha gentilmente invitato le altre aziende di IA a togliersi dai piedi, riservandosi tutto il flusso infinito di tweet, meme e deliri complottisti per sé. Poi, con il solito tocco di geniale spregiudicatezza, ha trasformato gli utenti di X in cavie inconsapevoli per testare i suoi modelli.

Il futuro di TikTok negli Stati Uniti è appeso a un filo mentre la Corte Suprema esamina una legge che potrebbe vietare l’app in pochi giorni. La legge, pensata per affrontare preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale, potrebbe costringere TikTok a spegnersi entro il 19 gennaio, a meno che la Corte non intervenga. TikTok ha chiarito che la sua società madre cinese, ByteDance, non ha intenzione di vendere l’app, nonostante l’interesse di potenziali acquirenti come Bobby Kotick, ex CEO di Activision Blizzard. La strategia di pubbliche relazioni di TikTok è quella di mobilitare i suoi creatori, enfatizzando i legami americani dell’app, con creatori come un ex veterano dell’Air Force con 2,6 milioni di follower che dichiarano: “Non siamo in vendita.”

Una bozza di nuovi controlli sulle esportazioni di intelligenza artificiale (IA) è recentemente trapelata da Inside AI Policy, suscitando dibattiti significativi nel settore tecnologico. Questa proposta mira a regolamentare l’esportazione dei modelli IA più avanzati, introducendo un sistema a tre livelli per controllare l’accesso ai componenti chiave e imponendo standard di sicurezza più rigorosi per i data center.
La bozza si concentra esclusivamente sui modelli IA più avanzati, stabilendo soglie che aumenteranno annualmente per mantenere il controllo sulle tecnologie emergenti. Questo approccio mira a prevenire la proliferazione incontrollata di tecnologie IA potenti, garantendo che solo gli attori con adeguate misure di sicurezza possano accedervi.

Il 2025 si preannuncia come un anno chiave per il mercato delle IPO, con una serie di aziende tecnologiche, fintech e del settore della difesa che si preparano a quotarsi in Borsa. Dopo un periodo di rallentamento, il ritorno della fiducia degli investitori potrebbe spingere diverse operazioni di grande rilievo, con valutazioni miliardarie e implicazioni strategiche rilevanti.
Le IPO in arrivo nel 2025
eToro: La piattaforma di trading con sede in Israele ha depositato in modo confidenziale i documenti per la quotazione a gennaio 2025. Secondo indiscrezioni, la società punta a una valutazione di circa 5 miliardi di dollari, in linea con il crescente interesse per il trading retail e le piattaforme di investimento online.
Voyager Technologies: La startup specializzata in tecnologie per lo spazio e la difesa, con sede a Denver, ha presentato i documenti per un’IPO sempre a gennaio 2025. Secondo il Wall Street Journal, la valutazione della società potrebbe attestarsi tra 2 e 3 miliardi di dollari. L’azienda fornisce soluzioni che spaziano dalla propulsione spaziale agli airlock per moduli orbitanti.
Karman Holdings: Un’altra realtà del settore della difesa, con focus sulle tecnologie missilistiche, Karman mira a raccogliere fino a 100 milioni di dollari con la sua IPO. Secondo Bloomberg, la valutazione potrebbe superare i 3 miliardi di dollari.

Nel panorama tecnologico in continua evoluzione, il quantum computing si erge come una delle innovazioni più affascinanti e misteriose. Tra i protagonisti di questa rivoluzione spicca Willow, il super chip sviluppato da Google, che ha aperto nuove prospettive nella capacità di calcolo. Sebbene la strada verso un utilizzo pratico dei computer quantistici sia ancora lunga, i risultati raggiunti da Willow rappresentano una pietra miliare per la scienza e la tecnologia.
Il cuore della potenza di Willow risiede nei suoi qubit, le unità fondamentali dell’informazione quantistica, che si differenziano profondamente dai tradizionali bit utilizzati nei computer convenzionali. Questi qubit, però, portano con sé una complessità intrinseca: la loro natura quantistica li rende estremamente sensibili agli errori. Willow ha dimostrato che affrontare il problema della correzione degli errori è cruciale per il futuro del quantum computing, segnando un passo avanti nella comprensione e nello sviluppo di questa tecnologia.

Nel 2024, l’intelligenza artificiale ha ridefinito le dinamiche del venture capital, conquistando una quota record del 37% dei finanziamenti totali e il 17% degli accordi. Questa crescita impressionante è stata guidata dai principali operatori dell’infrastruttura IA, che hanno chiuso cinque tra i più grandi round di finanziamento dell’anno, quattro dei quali nel quarto trimestre. Tuttavia, al di là della spinta dell’IA, il numero globale di accordi è sceso del 19% su base annua, segnando il livello più basso dal 2016. Questo scenario presenta sia sfide che opportunità per gli investitori e i leader aziendali.
CBINSIGHT ha rilasciato il suo Ultimo report: State of Venture 2024. L’ecosistema dell’IA non mostra segni di rallentamento. Con il 74% degli accordi in fase iniziale, gli investitori stanno puntando sulle startup IA per capitalizzare il loro potenziale rivoluzionario. Il settore ha visto non solo un aumento dei finanziamenti, ma anche un boom nelle acquisizioni, con 384 operazioni di M&A nel 2024, quasi eguagliando il record del 2023.

Google ha recentemente introdotto una nuova funzionalità sperimentale chiamata “Daily Listen”, progettata per trasformare le abitudini di ricerca e le interazioni degli utenti con il feed di Discover in un podcast personalizzato. Questa innovazione mira a offrire un modo più coinvolgente e accessibile per consumare le notizie quotidiane, sfruttando le capacità avanzate dell’intelligenza artificiale.
“Daily Listen” analizza i dati di ricerca e le interazioni degli utenti con il feed di Discover per identificare gli articoli di notizie di maggiore interesse. Utilizzando algoritmi di intelligenza artificiale, la funzionalità sintetizza queste informazioni in un riassunto audio di circa cinque minuti, presentato in un formato simile a un podcast. Questo approccio consente agli utenti di rimanere aggiornati sugli argomenti di loro interesse in modo rapido ed efficiente.

Arm Holdings, la rinomata azienda britannica specializzata nella progettazione di chip, sta valutando l’acquisizione di Ampere Computing, una società californiana sostenuta da Oracle. Secondo fonti vicine alla vicenda, le trattative sono in corso, ma non vi è certezza che l’accordo venga finalizzato.
Ampere Computing, fondata da Renee James, ex presidente di Intel, utilizza la tecnologia di Arm per sviluppare chip di elaborazione centrale (CPU) ad alta efficienza energetica. Questi chip sono utilizzati da aziende di rilievo come Oracle e Google. La società ha attirato l’interesse di Arm mentre esplorava opzioni strategiche, assistita da un consulente finanziario.

Immaginate un futuro in cui le criptovalute non siano scambiate da uomini sudati in pigiama che gridano su Twitter, ma da robot freddi, calcolatori e, soprattutto, infallibili. Se vi sembra un incubo scritto da Philip K. Dick dopo una serata alcolica, sappiate che invece è la visione di alcuni dei più brillanti cervelli del settore. E a quanto pare, potrebbe avverarsi più velocemente di quanto crediate.
Secondo Evan, analista ex-McKinsey e attuale guru di Monad, la situazione è già segnata: “Vedremo un miliardo di agenti AI onchain prima di un miliardo di esseri umani,” ha twittato con quella sicurezza che solo chi ha letto troppi white paper può permettersi. E il motivo? Le criptovalute hanno una user experience così ostile che persino un eremita medievale troverebbe più semplice intagliare monete di rame con le unghie. Ma per gli agenti AI, questa è una passeggiata digitale.

Lightspeed Venture Partners si prepara a guidare un round di finanziamento da 2 miliardi di dollari per Anthropic, valutando la società a 60 miliardi di dollari. Questa nuova valutazione, superiore rispetto a quella riportata quattro mesi fa, fornisce ad Anthropic una potenza finanziaria aggiuntiva per competere con OpenAI. La strategia di Anthropic si concentra sull’offerta del suo modello AI, Claude, come soluzione ideale per le aziende che desiderano sviluppare modelli personalizzati, mettendo pressione ai concorrenti più affermati.
L’importanza delle vendite e della strategia commerciale emerge chiaramente in questo contesto. La capacità di vendere efficacemente tecnologie avanzate è al centro dell’attenzione, come dimostra anche l’iniziativa di Michael Grimes, banchiere tecnologico di Morgan Stanley. Grimes ha recentemente raccolto 40 milioni di dollari per un centro accademico dedicato all’insegnamento delle tattiche di vendita agli studenti universitari, sottolineando quanto questa competenza sia cruciale per startup e grandi aziende.

Platone, nella sua opera “Fedro,” descrisse la scrittura come una tecnologia, un’estensione artificiale della mente umana capace di conservare e trasmettere il sapere. Questa definizione, apparentemente arcaica, si rivela straordinariamente attuale nel contesto contemporaneo, dove la tecnologia permea ogni aspetto della comunicazione e della memoria. La scrittura, considerata da Platone un farmaco per la memoria, è al contempo una risorsa preziosa e un potenziale rischio per l’oblio, come evidenziato nel passo in cui si preoccupa della perdita della memoria diretta in favore di una memoria mediata.

Quando la Generazione Beta porgerà le loro prime domande, è probabile che sia un’intelligenza artificiale a rispondere prima dei loro genitori.
Dal lancio di ChatGPT nel 2022, l’esplosione degli strumenti di intelligenza artificiale ha trasformato radicalmente il modo in cui apprendiamo, decidiamo e interagiamo. I bambini nati dal 2025 in poi si troveranno immersi in un mondo in cui l’intelligenza artificiale sarà onnipresente e sempre più vicina al concetto di singolarità.
La Generazione Beta, termine coniato dal futurista australiano Mark McCrindle, comprende i nati tra il 2025 e il 2039. Secondo McCrindle, per questa generazione, i confini tra il mondo digitale e quello fisico saranno praticamente inesistenti. “Mentre la Generazione Alpha ha assistito all’ascesa della tecnologia intelligente, la Generazione Beta vivrà in un’era in cui l’IA e l’automazione saranno completamente integrate nella vita quotidiana—dall’istruzione al lavoro, dalla sanità all’intrattenimento”, ha spiegato McCrindle.

Befana, giorno di festa, io e il co-founder ci siamo ri-visti al bar dei Daini come al solito, per decidere il piano editoriale. Abbiamo deciso che nel pomeriggio avremmo fatto un test per scoprire se le AI di oggi sono più sveglie di noi o se siamo ancora necessari almeno per pagare il conto al BAR, che continua a segnare visto che Rivista.AI è Pro-Bono.
L’esperimento era semplice: costruire un consulente finanziario virtuale senza sapere nulla di API, di GitHub o di quella sensazione di inadeguatezza che ti prende quando apri Excel e ti ritrovi a fissare le celle vuote come se fossero domande esistenziali. Abbiamo messo alla prova cinque colossi dell’intelligenza artificiale: ChatGPT, Claude, Huggingface, Mistral AI e Gemini. Tutti con lo stesso compito: gestire 25.000 euro di investimenti del mio co-founder contro 30.000 di debiti (i miei). In pratica, un test di sopravvivenza finanziaria per macchine con velleità umane.

La storia popolare della tecnologia spesso inizia con il personal computer, e per una buona ragione: è stato il primo dispositivo high-tech utilizzato dalla maggior parte delle persone. Tuttavia, la vera rivoluzione tecnologica nelle grandi imprese è iniziata molto prima, con la digitalizzazione dei back office. Questo processo ha sostituito ruoli come quelli dei contabili e dei cassieri con sistemi automatizzati, portando a un cambiamento radicale nel modo in cui le aziende operavano.

I Large Language Models (LLM) stanno attraversando una trasformazione profonda che potrebbe presto ridefinire il loro ruolo nel panorama tecnologico. Se oggi sono visti come strumenti avanzati e spesso costosi, presto potrebbero diventare una comodità diffusa, al pari di SQL nel mondo dei database. Questa evoluzione non è solo teorica: i dati indicano un chiaro trend di riduzione dei costi e aumento della velocità di risposta, aprendo scenari rivoluzionari per il settore tecnologico e il mondo del business.

Nel mondo della satira politica, ogni matita è una spada, e ogni tratto una dichiarazione di guerra. Nonostante ciò, quando la matita si infrange contro le realtà invisibili che gestiscono l’equilibrio del potere, il risultato è spesso una macchia indelebile. Ann Telnaes, una vignettista di lunga carriera, ha deciso di lasciare il Washington Post dopo essere stata messa da parte per una vignetta che non è stata mai pubblicata. La vignetta, come ha spiegato lei stessa su Substack, avrebbe dovuto commentare l’alleanza tra i giganti della tecnologia e l’establishment mediatico, eppure, qualcosa ha fatto scattare il meccanismo della censura. Telnaes, con un sorriso beffardo, ha sottolineato che questo non è stato un semplice caso di rifiuto artistico, ma un segnale di qualcosa di più insidioso. Un’inversione di rotta, un cambiamento delle regole del gioco.

Vi consiglio cinque libri che potrebbero cambiare la vostra vita. Oppure semplicemente farvi rivalutare la vostra esistenza di fronte all’avanzata inesorabile delle macchine. Ecco un breve viaggio tra tomi, grandi classici prima della GENAI, che promettono di allinearvi al futuro, o almeno di prepararvi psicologicamente al dominio delle intelligenze artificiali.

L’Epifania si avvicina, e come ogni anno, l’attesa dei regali è una questione di entusiasmo misto a delusione, con bambini e adulti che si tuffano nei loro nuovi gadget tecnologici, senza mai pensare a quelli vecchi, ormai dimenticati in un angolo polveroso delle loro case. Quelli che fino a pochi anni fa sembravano gli oggetti del desiderio, ora giacciono senza valore, come vecchi vestiti abbandonati in fondo a un armadio. E se qualcuno potesse provare a raccontare una storia su quanto siano diventati irrilevanti, beh, sarebbe proprio un venture capitalist (VC), con il suo sguardo cinico che sa bene quanto sia veloce la curva del dimenticatoio in questo gioco di speculazioni.

Hai mai avuto la sensazione che qualcuno ti stesse ascoltando? E no, non parlo del vicino impiccione che si affaccia dal balcone. Stavolta parlo di Siri, quella voce suadente che vive nei tuoi dispositivi Apple e che sembra sempre pronta a rispondere alle tue domande. Ebbene, pare che Siri fosse fin troppo pronta ad ascoltare. Ora Apple sta offrendo fino a 95 milioni di dollari per chiudere la questione. Che poi, diciamocelo, non è che voglia davvero ammettere di aver sbirciato nelle tue conversazioni.
La grande mela di Cupertino sostiene di non aver fatto nulla di male, ma accetta di sborsare fino a 100 dollari a famiglia negli Stati Uniti. È come dire: “Non abbiamo fatto nulla, ma ecco qualche spicciolo per farvi stare zitti”. Gli avvocati, ovviamente, si sono già intascati 30 milioni di quei 95. Per loro Siri ha sicuramente funzionato benissimo.

OpenAI ha concluso l’anno con una dimostrazione impressionante delle sue capacità, presentando o3, un nuovo modello di ragionamento che ha mostrato prestazioni eccezionali su benchmark complessi. Sebbene non sia ancora disponibile pubblicamente, il modello è già stato valutato da tester di sicurezza, che hanno avuto l’opportunità di analizzarne il potenziale.
Tra i risultati più sorprendenti, spicca il punteggio di o3 sul test semi-privato ARC-AGI, dove ha ottenuto un impressionante 75,7% (87,5% con una configurazione ad alta potenza di calcolo), superando di gran lunga le prestazioni del suo predecessore, o1. Inoltre, o3 ha raggiunto il 25% sul benchmark estremamente difficile FrontierMath — un balzo notevole rispetto al misero 2% ottenuto dai modelli precedenti solo a novembre. Questi risultati hanno indubbiamente suscitato molta attenzione, ma è importante considerare una nota di cautela.


Ecco, siamo giunti nel 2025, e mentre tutti si affrettano a scrivere riflessioni sul progresso tecnologico, io, come sempre, mi ritrovo a pensare: “Beh, almeno non siamo stati ancora sostituiti dai robot… per ora.” Un piccolo conforto, se posso permettermi di dirlo. Ma anche se non siamo tutti robot, quest’anno è stato piuttosto interessante nel settore della musica generata dall’AI, come se una specie di caos ordinato si fosse insinuato nella scena. E chi avrebbe mai pensato che un nome come Drake sarebbe stato così ricorrente? Dall’uso dell’AI per deepfake la voce di Tupac in un brano di Kendrick Lamar fino a “BBL Drizzy”, la prima canzone generata dall’AI ad avere un campionamento ufficiale, Drake è riuscito ad essere più influente della maggior parte degli altri, rivitalizzando un dibattito che sembra non fermarsi mai.

Disclaimer: Le informazioni nella nostra newsletter o post non sono destinate a costituire consigli di investimento individuali e non sono progettate per soddisfare la tua situazione finanziaria personale.
Il settore della computazione quantistica ha iniziato l’anno con un’energia travolgente, come dimostrato dal rally che ha investito numerosi titoli a partire dal primo giorno di contrattazioni. Tra i protagonisti di questa impetuosa ascesa c’è Rigetti Computing, che ha registrato un impressionante balzo del 31%. Questo incremento fa parte di una tendenza che ha visto il titolo esplodere di oltre il 500% negli ultimi 30 giorni, catalizzando l’interesse degli investitori verso il potenziale dirompente delle tecnologie quantistiche. La stessa performance incredibile è stata osservata anche per D-Wave Quantum, che ha guadagnato il 14%, e Quantum Computing , che ha segnato un +13%. IonQ , seppur in modo più moderato, ha visto crescere il suo valore del 3%, mentre Arqit Quantum ha registrato una leggera flessione del 2%.