Il principio è semplice e disturbante: l’intelligenza artificiale non sostituisce il pensiero umano, lo stimola. Se usata come tutor socratico digitale, l’IA può trasformare ogni studente in un allievo critico, non in un registratore passivo. Questa non è retorica da brochure di startup; è una rielaborazione tecnologica di un sistema antico e provato: il tutorial oxford, reinterpretato per l’era dei modelli di linguaggio.
Il tutorial dell’università di Oxford vive di domanda pressante, di contraddizione educata, di responsabilità personale: lo studente porta un elaborato, il docente non regala risposte, ma smonta idee, chiede prove, costringe a difendere ogni frase. L’IA può riprodurre questo ambiente in scala, ponendo domande senza imbarazzo, registrando errori ricorrenti, tormentando il pensiero fino a che non resista la critica. Studi etnografici sul metodo tutoriale mostrano che questo approccio produce autonomia intellettuale, se ben applicato (Beck 2007).




