In mezzo a una WWDC 2025 imbottita di funzioni AI, citazioni da Formula 1 e un pianista che canta recensioni di app – in uno di quei momenti tanto tipicamente Apple quanto inutilmente performativi – la grande assente era proprio lei: Siri. Non assente fisicamente, certo. Ma assente nello spirito, nei fatti, nella sostanza. Un’assenza che grida più di qualsiasi presentazione sul palco.
Apple ha parlato molto, come sempre. Ha evocato l’onnipresente “Apple Intelligence” (il branding che cerca disperatamente di restituire un’aura proprietaria a qualcosa che, in fondo, è OpenAI sotto il cofano), ha sbandierato aggiornamenti per FaceTime, Messaggi, traduzioni in diretta e una LLM “on-device”. Ma quando si è trattato dell’assistente virtuale che avrebbe dovuto essere la colonna sonora della rivoluzione AI, la voce di Siri è rimasta flebile, quasi imbarazzata. Più che un upgrade, un’interruzione diplomatica.