Nel 2025, il customer service non è morto. È solo stato reingegnerizzato, spacchettato, automatizzato, ricostruito su una pila di chatbot e rebrandizzato come “esperienza”. Verizon ci prova ancora, rilanciando la sua app con un nuovo “Verizon Assistant” alimentato da AI. E lo fa con la solita promessa da copione: più efficienza, più flessibilità, meno frustrazione. Ma chi ci ha mai creduto davvero?
Partiamo dalla facciata: il nuovo assistente dovrebbe aiutare i clienti a gestire upgrade, nuove linee, domande sulla fatturazione e, immancabilmente, a “sfruttare i risparmi” (qualcosa che, nel lessico delle telco americane, di solito significa: ti farai incastrare in un nuovo contratto, ma con un sorriso digitale). Sulla carta, un utente dovrebbe poter fare tutto da solo, senza dover penare in una telefonata da 40 minuti tra jingle anni ’90 e attese “più lunghe del previsto”. Nella realtà? L’assistente AI passa la palla all’umano non appena la situazione si complica e succede spesso.