L’Europa, quella che viene spesso dipinta come la vecchia signora ingessata tra burocrazia e lentezze istituzionali, ha appena rovesciato il tavolo lanciando un segnale al mondo intero: il futuro dell’intelligenza artificiale non appartiene solo ai colossi americani che amano parlare di democratizzazione, salvo poi blindare tutto dietro paywall e licenze proprietarie. Si chiama Apertus, un nome che già da solo è un manifesto politico e culturale. Apertus come “aperto”, come sfida esplicita a quei modelli opachi e proprietari che hanno trasformato la conoscenza in un asset da estrarre e monetizzare. Apertus nasce in Svizzera, ma parla la lingua del pianeta intero, perché è stato addestrato su oltre 1800 idiomi, non solo sull’inglese globalizzato che spesso maschera un pensiero unico travestito da innovazione.