Il tempo sembra sospeso mentre ci chiediamo dove sta portando Giorgia Meloni l’Europa. Non c’è titolo altisonante né mantra rassicurante, solo un mix di nazionalismo popolare, retorica incarnita e pragmatismo atlantico. L’Italia, prima donna premier, è volata sulle montagne russe delle aspettative: da presunta minaccia europea a possibile architetto di una nuova sintesi politica continentale. È un paradosso storico: nel Paese che unì il Risorgimento e poi generò il mostro fascista, oggi cresce una leadership che afferma esplicitamente di voler “ricostruire la nostra identità, il nostro orgoglio” senza però rinnegare alleanze NATO o l’Aiuto all’Ucraina.