“Senza una visione concreta sull’innovazione oggi, rischiamo di pagare domani un prezzo altissimo”. Parole chiare e dirette quelle pronunciate da Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, alla Festa dell’Innovazione organizzata da Il Foglio. In un contesto economico sempre più competitivo e accelerato dalla rivoluzione tecnologica, Orsini lancia un appello forte: serve un piano industriale straordinario di almeno tre anni che rimetta al centro l’industria e stimoli la crescita dell’Italia, oggi ancora troppo lenta nell’adozione dell’intelligenza artificiale e della digitalizzazione.
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Pare che l’Italia sia pronta a lanciarsi in una “terza via” sul fronte dell’intelligenza artificiale. Non tra Bologna e Modena, ma tra Washington e Pechino. Il ministro Adolfo Urso, con encomiabile ottimismo istituzionale, ha annunciato la nascita a Roma di un AI-Hub globale che collegherà le multinazionali occidentali del G7 alle start-up africane, nell’ambito del Piano Mattei. In pratica, una superstrada digitale che parte dal Colosseo e arriva, dopo un algoritmo e mezzo, a Nairobi.

La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, e il ministro della Scienza e della Tecnologia della Repubblica dell’India, Jitendra Singh, hanno firmato un Memorandum of Understanding per rafforzare la cooperazione bilaterale nel campo della ricerca scientifica e tecnologica tra i due Paesi.

L’ultima trovata della Commissione Europea si chiama AI Continent Action Plan e, se la retorica dovesse corrispondere alla realtà, ci troveremmo già nel pieno della seconda rivoluzione industriale digitale, made in Europe. Henna Virkkunen, eurodeputata finlandese e voce tra le più entusiaste, ha dichiarato che “L’intelligenza artificiale è il cuore della competitività, della sicurezza e della sovranità tecnologica dell’Europa.” Fa effetto, certo. Ma l’entusiasmo istituzionale è spesso inversamente proporzionale all’esecuzione pratica delle politiche UE.
Il piano, presentato il 9 aprile 2025, mira a cavalcare l’ondata AI per trasformare un’Unione lenta, divisa e normativamente labirintica in un “leader globale” nel settore. L’ambizione è tanta, ma la realtà è, come sempre, più intricata. La Commissione tenta di poggiare il suo piano su cinque pilastri: infrastrutture computazionali, accesso a dati di qualità, sviluppo di algoritmi e adozione strategica, formazione di talenti e guarda un po’ semplificazione normativa.

Il CES 2025 di Las Vegas ha rappresentato per l’Italia un’occasione unica per mettere in mostra la propria eccellenza tecnologica e la capacità di innovare su scala globale. Grazie alla presenza di numerose aziende italiane, coordinate dall’Italian Trade Agency (ITA), il padiglione italiano si è distinto per l’impegno a trasformare le sfide del presente in opportunità per il futuro. Ogni partecipante ha portato al CES un contributo unico, che spaziava dall’intelligenza artificiale alla sostenibilità, dalla domotica alla realtà virtuale, passando per l’IoT e la produzione avanzata.