Un caffè al Bar dei Daini con Salvatore

Pensare alla GenAI attraverso la lente della “coperta di Markov” proposta da Karl Friston, neuroscienziato britannico di fama, è come svelare il meccanismo invisibile che fa funzionare il cervello biologico e, allo stesso tempo, gettare luce su come le reti neurali artificiali possano emergere da principi simili. Friston, in un’elegante fusione tra neuroscienze e statistica bayesiana, suggerisce che la membrana cellulare quell’interfaccia fragile ma decisiva tra interno ed esterno agisce come una coperta di Markov. Un concetto, questo, che pare rubato al mondo dell’apprendimento automatico grazie allo statistico Judea Pearl, ma che qui viene tradotto in termini biologici, quasi poetici.