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La deriva dello spyware governativo: dal terrorismo alla sorveglianza di massa

Il paradosso della sicurezza digitale moderna è che le stesse tecnologie nate per difendere la società si stanno trasformando nel suo nemico più insidioso. Gli spyware governativi come Pegasus di NSO Group o Graphite di Paragon erano stati concepiti, almeno ufficialmente, come strumenti di precisione per colpire terroristi e criminali organizzati. La retorica era impeccabile: “sorveglianza mirata”, “interventi legittimi”, “uso responsabile”. La realtà, invece, è quella di una macchina di controllo fuori controllo, capace di insinuarsi nella vita privata di chiunque con la stessa facilità con cui si invia un messaggio su WhatsApp.

Graphite: lo Spyware invisibile che svela tutto

Recentemente, è emerso uno scandalo in Italia riguardante l’uso di Graphite per spiare giornalisti e attivisti. Meta, la società madre di WhatsApp, ha scoperto che il software veniva installato attraverso messaggi o chiamate su WhatsApp, permettendo di rubare informazioni senza che l’utente dovesse cliccare su alcun link. In Italia, almeno sette persone sono state colpite, tra cui Francesco Cancellato, direttore del quotidiano digitale Fanpage, e Luca Casarini, attivista della ONG Mediterranea. Il governo italiano ha negato qualsiasi coinvolgimento, ma Paragon ha sospeso il suo contratto con l’Italia a causa di violazioni del “quadro etico” dell’accordo.

WhatsApp ha denunciato una campagna di cyberspionaggio che ha coinvolto circa 90 giornalisti e attivisti in una ventina di paesi, realizzata utilizzando spyware dell’azienda israeliana Paragon Solutions. La campagna, interrotta nel dicembre 2024, prevedeva l’invio di file PDF dannosi per accedere illegalmente ai dati personali degli utenti. WhatsApp ha notificato le vittime e ha esortato Paragon a cessare le sue attività, non escludendo azioni legali.

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