Ada Lovelace, all’anagrafe Augusta Ada Byron, non era una scienziata da laboratorio. Era la Contessa di Lovelace, figlia del celebre poeta Lord Byron, e viveva nel cuore dell’aristocrazia inglese, tra velluti e biblioteche imponenti.

A differenza delle sue coetanee aristocratiche, Ada ricevette un’educazione rigorosa in matematica e scienza per volere della madre, che sperava di allontanarla dalle presunte inclinazioni “poetiche” del padre. Ma fu proprio l’unione di questa logica ferrea e di una sfrenata immaginazione a renderla unica.

Il suo status sociale le permise di accedere ai circoli scientifici e di ammirare le grandi innovazioni, come il telaio meccanico di Jacquard, che usava schede perforate per tessere disegni complessi. Questa visioneun macchinario che esegue istruzioni complesse tramite dei simboli fu la chiave per sbloccare il suo genio.

In quel mondo a vapore e ingranaggi, una mente brillante, quella di Ada Lovelace, guardò la Macchina Analitica di Charles Babbage un colosso meccanico costruito per semplici calcoli e immaginò qualcosa di radicale. Non solo un calcolatore, ma una macchina che poteva creare.

Mentre gli altri vedevano solo numeri, lei vedeva simboli. Dove vedevano limiti, lei vedeva il potenziale per la musica, l’arte, la poesia.

Ada Lovelace non si limitò a sognarlo. Scrisse il primo algoritmo della storia, un insieme di istruzioni per quella macchina. Ma, cosa ancora più importante, scrisse la prima visione di un futuro in cui i computer non sarebbero stati semplici strumenti, ma partner nella creatività. Il suo lavoro ha gettato le basi per il software come lo conosciamo oggi. È una storia d’amore tra logica e immaginazione.

La Visione Romantica di Ada

Il contributo di Ada al mondo moderno è profondo e quasi poetico:

Ha trattato i computer come strumenti di espressione, liberandoli dalla prigione della matematica pura.

Ha fuso logica e creatività: la vera combinazione di potere che alimenta il progresso.

Ci ricorda che l’innovazione inizia con la curiosità e con la volontà di vedere oltre ciò che è immediatamente ovvio.

La sua intuizione, secondo cui le macchine potevano manipolare simboli (non solo cifre) e seguire istruzioni complesse, è il cuore pulsante dell’IA moderna e del Machine Learning.

Oggi, i sistemi di intelligenza artificiale possono scrivere articoli, disegnare paesaggi onirici, comporre sinfonie e prevedere tendenze. Questo è esattamente il tipo di potenziale che Ada descrisse. Solo che ora, questa meraviglia alimentata da algoritmi è la forza che muove i nostri feed, le nostre aziende e la nostra vita quotidiana. L’IA è la sua profezia realizzata.


Se Ada Lovelace, nell’oscurità tecnologica del 1800, è riuscita a immaginare l’Intelligenza Artificiale, cosa possiamo noi immaginare nel 2025, armati di una potenza di calcolo che lei non avrebbe potuto nemmeno sognare?

La sua storia non è solo storia. È un invito. Un invito a guardare le tecnologie attuali e non vedere solo gli strumenti che sono, ma quelli che potrebbero diventare. Un invito a fondere la nostra logica più rigorosa con la nostra creatività più sfrenata.

Qual è il nostro prossimo algoritmo? Non limitiamoci a programmare le macchine. Usiamo l’eredità di Ada per programmare un futuro più creativo, più etico e più immaginifico.

Qual è il futuro che riesci a vedere, proprio qui, nel cuore del tuo 2025?

PS: Lord Byron morì a Missolungi, in Grecia, il 19 aprile 1824, mentre sosteneva la causa greca nella guerra d’indipendenza. Il suo corpo fu rimpatriato in Inghilterra. Tuttavia, il Dean e Chapter dell’Abbazia di Westminster rifiutarono di seppellirlo lì a causa della sua condotta scandalosa. Anche la cattedrale di St. Paul negò la richiesta.  Alla fine, i suoi resti furono seppelliti a Nuova Abazia (Newstead Abbey), la tenuta ancestrale della famiglia Byron, in Inghilterra.