Apple ci riprova. Dopo il mezzo passo falso del Vision Pro, troppo costoso per essere mainstream e troppo poco “AI” per essere davvero interessante, Cupertino rilancia con un progetto che sa di rivincita sottotraccia ma mira alto: occhiali smart, da lanciare a fine 2025. Niente più caschi da astronauta o visori da cyborg: questa volta il piano è più elegante, più sottile, più… Apple. O almeno così sperano Tim Cook & co., mentre la corsa all’hardware wearable guidato da intelligenza artificiale si fa spietata. La keyword? Smart glasses, ovviamente. Ma sotto la superficie, le vere partite si giocano su AI embedded e wearable computing.
Sì, perché il 2025, se tutto va secondo la roadmap segreta (ma non troppo) svelata da Bloomberg, sarà l’anno in cui Apple comincerà a produrre prototipi in grande scala. Dietro le quinte, in quelle fabbriche asiatiche che sfornano i nostri desideri in alluminio e vetro, si scalda la catena. Una mossa non solo per allargare la lineup hardware, ma per colonizzare un mercato nuovo in cui Meta — udite udite — ha fatto le cose per bene. Le Ray-Ban smart glasses griffate Zuckerberg piacciono, vendono e… funzionano. Hanno anche un pizzico di AI integrata, il che oggi è un po’ come mettere il Parmigiano sulla pasta: se non ce l’hai, sei fuori dal menù.
Apple, invece, ha avuto bisogno di una lezione. La lezione Vision Pro: vendere un visore a più di 3.000 dollari, senza una killer app generativa e senza una UX realmente quotidiana, è stato come proporre il foie gras a un barista alle 7 del mattino. Si può fare, ma non funziona. Il pubblico ha detto “meh”, Wall Street ha detto “interessante ma…” e adesso tocca cambiare spartito.
Ecco quindi l’idea degli occhiali AI, leggeri, connessi, meno invasivi e, si spera, meno costosi. Apple scommette su una forma che ricorda qualcosa di già esistente, portabile senza sembrare dei cosplayer di Tron. Niente realtà virtuale totalizzante: qui si parla di realtà aumentata discreta, assistenti vocali sempre attivi, notifiche intelligenti che non ti urlano addosso, ma ti sussurrano. Se l’AI è il nuovo elettricista della vita quotidiana, questi occhiali vogliono essere il suo interruttore.
Ma attenzione: non è tutto oro quel che è Cupertino. Nello stesso report, spunta un altro dettaglio che sa di ripensamento profondo. Il progetto di Apple Watch con fotocamera integrata, pensato per “analizzare l’ambiente circostante”, è stato ufficialmente silurato. Doveva essere pronto entro il 2027. Ora, secondo Bloomberg, non se ne farà nulla. Troppe incognite sulla privacy? Troppa confusione sull’utilità reale di un polso che ti guarda? O forse, semplicemente, Apple ha capito che non si possono lanciare mille prodotti AI senza sembrare Google in crisi d’identità.
Quindi si torna al viso. Si torna allo sguardo. E in fondo è lì che oggi si gioca la vera guerra: AI + wearable + visione aumentata = l’interfaccia definitiva. Ma chi la costruirà per primo, e soprattutto, chi la venderà meglio?
A oggi, Meta ha un vantaggio narrativo. I suoi occhiali sono già sulle facce della gente, hanno già video virali su TikTok, hanno già raccolto abbastanza feedback da alimentare la seconda generazione. Apple invece deve ancora mostrare qualcosa. E se c’è una cosa che Cupertino odia, è arrivare seconda.
Quindi aspettatevi il solito Apple Show. Il solito keynote con luci, minimalismo esasperato e frasi tipo “It just works” dette con il sorriso zen. Ma dietro la calma, c’è l’urgenza di non perdere il treno dell’intelligenza artificiale indossabile. Perché se gli smartphone hanno dominato l’ultimo decennio, i prossimi dieci anni saranno la guerra degli occhiali intelligenti. E Apple, lo sa, ha bisogno disperata di una nuova icona.
Un tempo bastava dire “iPhone” e tutto il resto si spegneva. Ora c’è bisogno di un nuovo totem. Forse, questi occhiali saranno quel simbolo. O forse finiranno come il Newton: un’idea troppo avanti, lanciata troppo indietro.
Intanto, il primo prototipo sarà pronto entro fine anno. Nei laboratori orientali, qualcuno ha già iniziato a montare lenti e circuiti. Scommettiamo che, come sempre, nulla uscirà fino all’ultimo secondo. Ma quando succederà, sarà come al solito: un tweet criptico, un leak pilotato, e mezzo mondo che si convince di avere bisogno di un altro paio di occhi. Con dentro Siri.
Come si dice al bar, “non vedo l’ora”. Ma forse, stavolta, potremmo davvero vederci più chiaro.