Nvidia è ormai il buco nero di Wall Street. Ha inglobato Microsoft, risucchiato Apple, e surclassato Meta, Alphabet e Amazon nella gara all’intelligenza artificiale, senza nemmeno sudare. Con una capitalizzazione di mercato che ha appena toccato i 3.770 miliardi di dollari, è ufficialmente l’azienda più grande del pianeta, anche se nessuno sembra ancora del tutto pronto ad ammetterlo. I suoi chip non solo alimentano i modelli di AI che stanno ridisegnando interi settori industriali, ma stanno costruendo – fisicamente – l’infrastruttura di un futuro che assomiglia sempre meno alla Silicon Valley e sempre più a Skynet.

Il paradosso? La regina dell’AI è sottovalutata. No, non in senso retorico. Sottovalutata proprio nel senso tecnico del termine: il prezzo dell’azione è cresciuto del 170% nel 2024, dopo il +240% del 2023, eppure il titolo viaggia ancora a un multiplo di 31,5 volte gli utili attesi, ben al di sotto della sua media decennale. E se confrontato col Nasdaq 100, dove il multiplo è 27, Nvidia sembra quasi “cheap”. Sì, cheap. Avete letto bene.

Il motivo è semplice: la crescita è fuori scala. Il PEG ratio, l’indicatore che misura il rapporto tra crescita e valutazione, è a 0,9. Tradotto: Nvidia è l’unica delle Magnifiche Sette a essere considerata ancora “a sconto”, pur essendo diventata la più grande. Un controsenso finanziario, un’anomalia narrativa. È come se Tesla avesse venduto ogni veicolo al prezzo di un monopattino e avesse comunque dominato il mercato globale.

Jensen Huang, il CEO in giacca di pelle che sembra più un protagonista cyberpunk che un dirigente da boardroom, lo ha ribadito mercoledì durante l’assemblea degli azionisti: siamo solo all’inizio. L’infrastruttura AI globale è nelle sue fasi embrionali. Il che, considerando che già oggi Nvidia rappresenta il cuore pulsante dell’ecosistema di OpenAI, Meta, Microsoft, Amazon e Google, suona come una minaccia e una promessa. Una minaccia per chi ancora si ostina a investire in “vecchia tecnologia”. Una promessa per chi ha capito che l’oro del XXI secolo non è il dato, ma la capacità di calcolarlo velocemente.

Eppure, il mercato professionale resta diffidente. Nvidia è presente solo nel 74% dei portafogli dei fondi long-only, molto meno di Apple, Amazon e Microsoft. È come se gli investitori istituzionali stessero ancora aspettando il permesso per crederci, come se un’azienda che produce GPU possa davvero ambire al trono imperiale della finanza globale. Forse perché, in fondo, Nvidia non è più una tech company. È una utility geopolitica.

Da Taiwan a Santa Clara, da Pechino a Parigi, la domanda per i suoi chip è tale da aggirare le restrizioni, piegare gli embarghi e far tremare gli alleati. I limiti imposti alla vendita di semiconduttori avanzati in Cina? Un dettaglio. L’ultimo trimestre ha battuto ogni previsione proprio nonostante quei limiti. Perché chi vuole restare rilevante nell’AI game, deve comprare da Nvidia. Non esiste alternativa. E Huang lo sa.

Nel frattempo, Microsoft, Meta, Alphabet e Amazon – responsabili di oltre il 40% del fatturato Nvidia secondo Bloomberg – continuano a investire come se l’AI fosse una corsa alla Luna. Una corsa senza fine. Ma a differenza delle bolle precedenti, questa volta non si tratta di scommesse futuribili: è tutto già in produzione. Data center, supercomputer, modelli linguistici, inferenze in tempo reale. È la trasformazione più rapida della storia dell’informatica, e Nvidia è la pala, la miniera e la pepita.

La domanda, a questo punto, non è più se Nvidia continuerà a crescere. È quanto a lungo potrà sostenere questa traiettoria iperbolica. La risposta non la trovate nei modelli DCF o nelle analisi fondamentali. La trovate nei capex di chi la nutre: finché Amazon, Meta e compagnia continuano a spendere miliardi per armare le loro piattaforme AI, il trono di Nvidia resterà saldo. Quando rallenteranno, quando arriveranno i margini decrescenti sull’infrastruttura, allora – e solo allora – ci sarà da preoccuparsi. Ma oggi non è quel giorno.

E nonostante tutto questo, Wall Street sembra ancora sorpresa. Come se fosse difficile credere che un’azienda fondata per fare schede grafiche per gamer possa diventare la spina dorsale della nuova economia cognitiva. Come se l’ascesa di Nvidia fosse una deviazione, e non il nuovo standard. Ma nel mondo post-ChatGPT, è proprio chi controlla il calcolo a scrivere le regole. E Nvidia, semplicemente, ha comprato la penna.