Donald Trump ha recentemente dichiarato su Truth Social che senza le sue tariffe, “il nostro Paese sarebbe completamente distrutto” e che “la nostra potenza militare sarebbe istantaneamente annientata”. Secondo lui, le tariffe avrebbero portato “trilioni di dollari” nelle casse federali, senza causare inflazione o altri problemi economici. Una narrazione audace, se non fosse che la realtà fiscale è ben diversa.
I dati ufficiali parlano chiaro: nel 2025, le entrate derivanti dalle tariffe hanno raggiunto un record di 150 miliardi di dollari, con un picco mensile di 28 miliardi a luglio. Un incremento significativo rispetto ai 98 miliardi dell’anno precedente, ma comunque lontano dai “trilioni” promessi. Inoltre, è importante notare che le tariffe sono pagate dalle aziende statunitensi che importano beni esteri, e i costi vengono in gran parte trasferiti ai consumatori americani.(Fox Business)
Sul piano legale, la situazione è altrettanto complessa. Il 29 agosto 2025, la Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Circuito Federale ha stabilito che Trump ha superato i limiti dei suoi poteri esecutivi nell’imporre tariffe reciproche, dichiarandole incostituzionali. La corte ha sottolineato che l’autorità tariffaria è una “potestà fondamentale del Congresso”, non conferita alla presidenza. Questa sentenza potrebbe limitare l’ambito delle future azioni esecutive in materia di politica commerciale.
Nonostante la decisione, le tariffe rimangono in vigore fino al 14 ottobre, in attesa di un possibile ricorso alla Corte Suprema. Nel frattempo, l’amministrazione Trump continua a negoziare accordi commerciali con partner internazionali e sta esplorando opzioni legali alternative per mantenere le tariffe, come l’utilizzo di disposizioni della legge commerciale del 1930. Il rappresentante commerciale degli Stati Uniti, Jamieson Greer, ha sottolineato che i colloqui sono in corso e che l’amministrazione è pronta a implementare strategie di backup per mantenere le tariffe se necessario. (Reuters)
La difesa di Trump delle tariffe come strumento centrale della sua strategia economica e del suo messaggio di rielezione è chiara. Critici sostengono che le tariffe rappresentino una tassa nascosta sugli americani, mentre i sostenitori le vedono come leva per proteggere le industrie statunitensi e affrontare la Cina. La recente sentenza evidenzia la tensione tra il populismo economico, i limiti costituzionali del potere esecutivo e i reali costi sostenuti dai consumatori. Le esagerazioni di Trump potrebbero alimentare narrazioni politiche, ma la sentenza della corte sottolinea la primazia del Congresso nella politica commerciale. Man mano che le tariffe continuano a plasmare la strategia economica degli Stati Uniti, l’accuratezza sia nelle affermazioni sui ricavi che nell’autorità legale sarà cruciale per un dibattito informato.