Quando una startup francese di appena due anni si prepara a chiudere un round da 2 miliardi di euro su una valutazione post-money da 14 miliardi di dollari, l’odore di hype è inevitabile. Mistral AI, il rivale europeo di OpenAI nato dalle menti fuoriuscite da DeepMind e Meta, sembra il nuovo poster boy della narrativa sulla sovranità tecnologica europea. Il suo claim è tanto semplice quanto seducente: modelli linguistici open source e un chatbot, Le Chat, confezionato per le sensibilità continentali. In pratica, la promessa di una Silicon Valley con il croissant al posto del bagel.
Che Bloomberg parli di deal chiuso mentre l’azienda mantiene il classico “no comment” è un déjà vu da manuale. La realtà è che l’Europa, dopo decenni di complessi d’inferiorità digitali, ha deciso che il 2025 deve essere l’anno in cui smettere di fare il follower e provare a battere i pugni sul tavolo. Nel giugno 2024 Mistral era valutata 5,8 miliardi di euro, e in meno di un anno la crescita di valore è più che raddoppiata. Questo genere di moltiplicazioni non è frutto di pura matematica, ma di quella fede collettiva che trasforma un pitch deck in una visione geopolitica.
La narrativa si aggancia a un trend molto concreto: gli investimenti in AI europea nel primo trimestre del 2025 sono cresciuti del 55% su base annua, secondo Dealroom. Un continente che per vent’anni ha visto fuggire talenti e capitali oltreoceano ora assiste a una rivincita in diretta, con dodici startup diventate unicorni solo nella prima metà dell’anno. Non è un caso che accanto a Mistral emerga un altro nome, Lovable, piattaforma svedese di AI per il coding che ha toccato 1,8 miliardi di dollari di valutazione in appena otto mesi. L’Europa, insomma, sta scoprendo il gusto della velocità.
Ma l’entusiasmo per Mistral racconta molto più del suo prodotto. La bandiera dell’open source è il grimaldello perfetto per entrare nei corridoi istituzionali di Bruxelles, dove la retorica della “sovranità digitale” è diventata la nuova religione laica. Un modello aperto e sviluppato sul suolo europeo rassicura i commissari e spaventa meno dei black box americani. La politica applaude, gli investitori sorridono e i giornali titolano: finalmente l’Europa non è solo regolatore ma anche innovatore.
Il problema è che dietro l’open source c’è sempre un paradosso. Aprire il codice non significa automaticamente democratizzare il potere, anzi spesso consolida l’influenza di chi riesce a controllare le infrastrutture e a dettare lo standard. Se OpenAI ha scelto la via del modello chiuso e delle partnership miliardarie con Microsoft, Mistral cavalca la narrativa opposta, ma il risultato finale rischia di essere lo stesso: creare dipendenza da piattaforme che richiedono risorse computazionali enormi, non certo alla portata delle PMI europee.
È interessante osservare come gli investitori americani siano tra i più attivi nel finanziare questo presunto baluardo europeo. Andreessen Horowitz e General Catalyst, già dentro Mistral, non hanno certo una vocazione filantropica. Per loro l’Europa è un laboratorio di diversificazione, un mercato con regolazioni severe ma ancora ricco di spazi per costruire monopolî. È la vecchia dinamica del capitalismo delle piattaforme: la bandiera è europea, il capitale resta transatlantico.
La domanda di fondo è se una valutazione da 14 miliardi rifletta un reale vantaggio competitivo o se non sia piuttosto un esercizio di posizionamento politico. Mistral, a oggi, non ha un modello di business chiaramente sostenibile. Le Chat non è ChatGPT, e il brand open source, per quanto seducente, deve ancora dimostrare di generare ricavi ricorrenti significativi. Il rischio è che l’Europa scambi l’ennesima bolla di capitalizzazione per la prova della propria indipendenza tecnologica.
La lezione arriva dagli Stati Uniti stessi: OpenAI non è esplosa per la sua tecnologia superiore in assoluto, ma per la sua capacità di imporsi come standard culturale e industriale. Se Mistral vuole essere il contrappeso europeo, dovrà non solo creare modelli competitivi, ma costruire un ecosistema di utilizzo reale che vada oltre i titoli dei giornali. Diversamente, rischia di diventare l’ennesimo unicorno che brucia capitale senza mai trasformarsi in cavallo da corsa.
Questa corsa al miliardo non è solo finanziaria, ma ideologica. L’Europa vuole convincersi di poter avere le proprie Big Tech, dimenticando che la forza delle aziende americane non sta solo nel capitale, ma nella capacità di integrare ricerca, distribuzione e marketing in un colpo solo. Per ora Mistral rappresenta un simbolo potente, ma i simboli hanno la cattiva abitudine di scoppiare come bolle quando la realtà chiede numeri, non narrazioni.
La scena europea è in fermento, e questo è già di per sé un dato positivo. Nessuno può negare che la quantità di capitale riversata in AI continentale nel 2025 stia cambiando gli equilibri. La domanda è se queste valutazioni siano il preludio a una nuova era di protagonismo tecnologico o se ci ritroveremo a raccontare, tra qualche anno, un altro caso di orgoglio gonfiato e caduto sotto il suo stesso peso.