La presentazione dei nuovi Snapdragon X2 Elite e X2 Elite Extreme non è solo l’ennesima conferenza piena di grafici, slogan e promesse di “performance rivoluzionarie”. È un atto di guerra dichiarato. Qualcomm non sta più cercando di convincere i partner a “provare” ARM su PC, sta puntando a ribaltare il tavolo di un settore che per decenni ha vissuto sotto l’egemonia di Intel e AMD, con risultati sempre meno entusiasmanti per gli utenti e con margini di profitto erosi da un lato da Apple, dall’altro da smartphone sempre più potenti.

Il contesto è chiaro. Apple ha lanciato i suoi chip M1 nel 2020 e da allora ogni MacBook ha mostrato quanto fosse ridicolo che i portatili Windows continuassero a scaldarsi come tostapane, con ventole urlanti e batterie che evaporavano dopo qualche ora di uso reale. Per anni la narrativa è stata che l’ecosistema Windows era troppo complesso per reggere un salto simile. Qualcomm, con i primi Snapdragon X, ha dimostrato che non solo era possibile, ma che il duopolio Wintel aveva tenuto artificialmente bassi gli standard.

Il nuovo Snapdragon X2 Elite Extreme spinge l’asticella ancora più in alto: fino a 18 core, frequenza a 5 GHz e un NPU da 80 TOPS che fa impallidire i tentativi di “AI PC” di Intel. La cosa interessante non è tanto la potenza grezza, quanto il rapporto prestazioni per watt. Qualcomm dichiara che il suo chip richiede il 43 percento di energia in meno rispetto alla generazione precedente e che surclassa l’Intel Core Ultra 9 mantenendo lo stesso consumo. Non serve essere un ingegnere termico per capire cosa questo significhi: portatili più sottili, più silenziosi, con autonomie che si misurano in giorni e non in ore. In altre parole, l’argomento che ha reso invincibile Apple Silicon viene finalmente copiato e potenziato.

Ironico che a salvare i PC Windows non sia né Intel né AMD, ma un’azienda che fino a ieri tutti conoscevano per i chip negli smartphone Android. Ed è qui che il discorso si fa ancora più interessante. Perché Qualcomm non si limita a inseguire Apple, la vuole superare su due fronti: l’integrazione grafica e l’intelligenza artificiale. Il nuovo Adreno GPU promette efficienza 2.3 volte superiore e frame rate doppi in giochi come Hitman o Black Myth Wukong. Nessuno si aspetta che un ultrabook ARM batta un laptop gaming con GPU dedicata, ma se la maggior parte degli utenti può avere un notebook sottile che regge il gaming a 60 fps, il mercato delle GPU entry level rischia di diventare un ricordo. Nvidia, che oggi investe miliardi in partnership con Intel, lo sa bene.

Poi c’è il pezzo forte: l’NPU. Qualcomm parla di 80 TOPS, una cifra che fino a poco tempo fa si associava a datacenter, non a un portatile. Qui la provocazione è evidente. Apple con l’M4 si è fermata molto più indietro, Intel e AMD sono in ritardo cronico, e nel frattempo le big tech predicano ovunque che l’AI deve correre “on device” per ridurre costi cloud e garantire privacy. Ma senza hardware locale, la narrativa crolla. Ecco perché questi chip non sono solo processori, ma armi strategiche: senza NPU potenti non esiste AI generativa diffusa, non esiste edge computing credibile.

C’è anche un dettaglio temporale che non è affatto marginale. Qualcomm è arrivata mesi prima dei rivali. I laptop con Snapdragon X2 saranno sugli scaffali quando Intel dovrà ancora convincere i partner a scommettere sull’architettura Panther Lake. Apple, come sempre, giocherà la sua partita a parte con l’M5, ma a Cupertino non fa mai piacere vedere i titoli “Windows ARM supera MacBook”. Per una volta, Microsoft sembra aver colto l’attimo: con Windows ottimizzato per ARM e con l’aiuto di Google che parla apertamente di fondere Android e Chrome OS, il mondo PC sembra più in movimento di quanto non fosse da vent’anni.

Se ci aggiungiamo il fatto che durante lo stesso summit Qualcomm ha lanciato il nuovo Snapdragon 8 Elite Gen 5 per smartphone, con una CPU più veloce dell’A19 di Apple e un codec APV creato con Samsung per sfidare il ProRes, la trama diventa chiara. L’obiettivo è togliere ad Apple il monopolio culturale e tecnologico del “chip proprietario che rende l’hardware unico”. In altre parole, Qualcomm vuole diventare il cuore pulsante non solo degli smartphone Android, ma anche dei PC Windows e magari dei dispositivi indossabili del futuro.

Cristiano Amon, CEO di Qualcomm, ha buttato sul palco anche il jolly del 6G, il solito sogno iperconnesso che arriverà nel 2028 e che dovrebbe trasformare la rete in una piattaforma cognitiva capace di fondere edge e cloud. La verità è che oggi il 5G ha deluso gran parte delle promesse e suona quasi comico sentire parlare di 6G mentre metà del pianeta lotta ancora con coperture ballerine. Ma dal punto di vista narrativo, serve a una cosa: associare Qualcomm non solo al presente, ma al futuro.

E qui si chiude il cerchio. Perché se guardiamo all’equazione Qualcomm + ARM + AI + Windows ottimizzato, la possibilità che i PC diventino finalmente competitivi con MacBook non è più una fantasia. È uno scenario imminente. La domanda vera, quella che dovrebbe togliere il sonno a Intel e AMD, non è se i Snapdragon X2 siano buoni. È se questo è l’inizio della fine per un duopolio che ha governato per troppo tempo e che non ha saputo reinventarsi. Perché quando persino i fan più accaniti dei portatili da gaming inizieranno a chiedersi se davvero serva una GPU dedicata per giocare decentemente, allora sapremo che il cambiamento è avvenuto.

Nel frattempo, Apple si prepara all’M5, Intel gioca a rincorrere con gli A18 Panther Lake e Nvidia cerca disperatamente nuovi mercati oltre il gaming. Ma la notizia resta questa: Qualcomm non è più un intruso, è diventato il protagonista. E se qualcuno a Santa Clara o a Cupertino pensa che questa sia solo una fiammata passeggera, farebbe meglio a ricordare che anche l’M1, al debutto, sembrava un esperimento. Oggi è la norma. Domani potrebbe esserlo uno Snapdragon X2.