Spotify

OpenAI ha infatti introdotto un sistema di mini-app integrate, simile ai bot di Telegram o alle app dentro Discord, ma con l’intelligenza conversazionale come motore principale. Questo approccio inaugura l’era delle “AI-native apps”, dove l’interazione testuale e il controllo operativo si fondono in un’unica esperienza. Gli esempi citati – Spotify, Canva, Figma, Zillow, Expedia e Coursera – mostrano la versatilità del modello: creare una playlist, disegnare un post per Instagram, cercare case, prenotare viaggi o accedere a corsi online, tutto senza mai abbandonare ChatGPT.

L’operazione è strategicamente potente perché trasforma l’AI da semplice assistente a orchestratore di servizi digitali. Spotify, per esempio, usa l’integrazione per proporre playlist personalizzate basate sul tono della conversazione. Canva e Figma abilitano il design interattivo via prompt, rendendo possibile passare dal testo alla visualizzazione grafica in pochi secondi. Zillow invece porta la ricerca immobiliare dentro il contesto dialogico, consentendo di trovare case “con giardino grande” o “a meno di 500.000 dollari” senza compilare form o filtri complessi. Expedia estende il concetto alla pianificazione dei viaggi, mentre Coursera introduce un modello di apprendimento dinamico in cui l’AI suggerisce corsi in tempo reale sulla base delle domande dell’utente.

Coursera

La cosa più interessante è che queste app non si comportano come plugin esterni, ma come estensioni native del modello linguistico, con un’interfaccia coerente, sicura e controllata. OpenAI ha definito linee guida precise per gli sviluppatori: niente pubblicità, niente workflow complessi, solo funzionalità utili, coerenti e a valore aggiunto. In altre parole, OpenAI sta costruendo il suo “App Store cognitivo”, ma con una logica centrata sull’utilità conversazionale invece che sull’interfaccia grafica.

Canva

Questo approccio ridisegna il concetto di interazione digitale. Non si tratta più di scegliere un’app, aprirla e navigare, ma di chiedere qualcosa e lasciare che ChatGPT decida quale strumento usare per realizzarlo. È un passaggio culturale: l’utente smette di essere un operatore manuale e diventa un “comandante di intenzioni”. È anche un colpo strategico per OpenAI contro Google, Apple e Meta, perché crea un nuovo layer tra utente e applicazione, dove l’AI diventa il punto d’accesso primario.

Figma

Il modello apre anche un mercato nuovo per gli sviluppatori. OpenAI ha annunciato che presto chiunque potrà pubblicare app nel suo directory interno, purché rispettino le regole di trasparenza e sicurezza. È una mossa che ricorda gli albori dell’App Store di Apple, ma in versione generativa e multimodale. Con l’arrivo di Uber, DoorDash, Instacart e Tripadvisor, ChatGPT si prepara a coprire l’intero ciclo del consumo digitale, dall’ispirazione all’azione.

Zillow

Quello che emerge non è solo un aggiornamento tecnico, ma un cambio di paradigma: ChatGPT diventa un sistema operativo conversazionale. E se l’intelligenza artificiale ha finora imitato le interfacce umane, ora inizia a sostituirle.

Expedia

  • Spotify + ChatGPT (integrazione / plugin): Zapier – “Spotify ChatGPT (OpenAI) Integration – Quick Connect” Zapier
  • Zillow + ChatGPT plugin ufficiale di Zillow zillowgroup.com+2PR Newswire+2
  • API integrazioni tra OpenAI / ChatGPT e Spotify (per sviluppatori) su Pipedream Pipedream
  • Annuncio ufficiale di Zillow sul plugin ChatGPT PR Newswire+1

Attenzione: per il mercato europeo / Italia non è detto che tutte queste integrazioni siano attive o visibili. Articoli recenti indicano che alcune app (come Zillow) hanno plugin disattivati / rimossi in certe versioni di ChatGPT.