Bending Spoons, società tecnologica italiana con sede a Milano, ha deciso di acquistare AOL da Yahoo, che è controllata dal fondo Apollo Global Management. L’operazione è finanziata da un pacchetto debitorio pari a circa 2,8 miliardi di dollari per supportare l’acquisizione e ulteriori investimenti futuri. Il valore stimato della transazione è circa 1,4-1,5 miliardi di dollari. AOL vanta ancora una base consistente di utenti attivi (circa 30 milioni/mese e 8 milioni/giorno) secondo Bending Spoons.
L’operazione si inserisce in una strategia più ampia di acquisizioni da parte di Bending Spoons: ad esempio ha recentemente acquistato società come Brightcove, WeTransfer e altri asset tecnologici statunitensi in declino.
Da un punto di vista strategico, alcuni elementi appaiono subito rilevanti. Primo: il passaggio da “startup tech italiana” a “conglomerato acquisitorio” che acquista brand storici americani. Questo shift definisce un cambio di paradigma: non più solo sviluppo interno, ma accumulo di asset e utenti pre-esistenti.
Secondo: AOL non è più l’unica pioniera del dial-up, ma un marchio legacy con qualche residuo di utili, che può offrire flussi di ricavi via email, advertising, abbonamenti (es. sicurezza, password). Bending Spoons punta a monetizzare questo patrimonio con nuove spinte di investimento. Terzo: la leva finanziaria è pesante. 2,8 miliardi di debito indicano una scommessa aggressiva e un rischio corrispondente. La metafora “comprare il ricordo” va bene, ma serve anche che il ricordo generi cash.
Quarto: la condizione del target — società “in declino” o comunque non più in crescita esplosiva suggerisce che l’acquisizione non è per espandere un’impresa che vola, ma per ristrutturarla, ottimizzarla, estrarre valore residuo. Questo è un play da private-equity tech camuffato da “visione digitale”.
Se fossi seduto nel board, chiederei: Chi governa davvero l’integrazione? Qual è il piano per far crescere un marchio che ha avuto il suo momento d’oro vent’anni fa? Qual è il rischio che la “rivitalizzazione” diventi solo una riduzione dei costi e aumento dei margini, con utenti abbandonati e marchio scarificato? Quanto pesa sulla crescita futura l’indebitamento contratto? E infine: dov’è il valore reale oltre il brand nostalgico?
È facile romantizzare l’idea di “fare rivivere un gigante di Internet”. Ma il vero valore non è nel marchio “You’ve Got Mail” — è nel far sì che quel marchio generi business oggi, nel 2025-26, in un panorama digitale molto più complesso e competitivo.
Da perspective italiana: Bending Spoons dà un segnale forte. Un’azienda italiana che compete nel grande gioco delle acquisizioni globali. Questo fatto può avere un doppio effetto: da un lato elevare l’ambizione delle tech italiane; dall’altro porre una domanda circa la sostenibilità del modello acquisitivo basato su debito e turnaround rapido.
Da CTO/CEO con esperienza: occorre guardare alle competenze integrate post-acquisizione. Le acquisizioni sono spesso facili da annunciare, meno facili da eseguire bene. Integrazione tecnologica, cultura aziendale, user retention, monetizzazione: sono tutti fattori critici.