L’intelligenza artificiale, la stessa che promette di illuminare il futuro, rischi di farci restare al buio. Secondo un recente sondaggio di Sunrun, il più grande fornitore americano di sistemi solari e batterie domestiche, l’80% dei proprietari di casa teme che i data center, affamati di elettricità, faranno impennare i costi delle bollette. È la nuova ansia del cittadino digitale: non quella di perdere la connessione, ma di perdere la corrente.
Il dato più inquietante non è nemmeno la paura, ma la rassegnazione che l’accompagna. Il 68% degli intervistati non crede che le utility tradizionali siano in grado di sostenere la domanda crescente. Non si tratta più di ambientalismo o ideologia, ma di pura sopravvivenza elettrica. In un paese dove il blackout è diventato il nuovo “errore 404”, l’energia domestica non è più solo una voce di spesa ma un indicatore di potere individuale.
L’intelligenza artificiale consuma energia come se fosse un nuovo settore industriale. Ogni algoritmo che scrive, riconosce immagini o calcola previsioni richiede server che operano ventiquattr’ore su ventiquattro. I data center sono le nuove fabbriche del XXI secolo, ma al posto del fumo di carbone producono calore digitale e bollette astronomiche. Per alimentare la sete di calcolo di ChatGPT, Midjourney e delle reti neurali di tutto il pianeta, serve un’infrastruttura che spesso dipende ancora da centrali obsolete e reti elettriche costruite nel secolo scorso.
Mentre Silicon Valley promette di “decarbonizzare l’intelligenza”, i cittadini scoprono che la vera rivoluzione potrebbe partire dai tetti. Sunrun, con la sua flotta di pannelli solari e batterie domestiche, sta trasformando le case in mini centrali elettriche. Un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: se il sistema è instabile, decentralizzalo. Ogni abitazione con un sistema di accumulo diventa un nodo di resilienza che produce, conserva e condivide energia. È la versione elettrica del vecchio concetto di “community banking”, ma applicata ai kilowatt.
Il 91% degli americani intervistati crede che la combinazione di solare e batterie domestiche rafforzi la rete elettrica nazionale. È un dato che racconta una transizione culturale prima ancora che tecnologica. L’energia non è più percepita come un servizio erogato dall’alto, ma come un bene distribuito dal basso. Una forma di libertà energetica che richiama la logica open source: condividere per non dipendere. Il 92% degli intervistati sarebbe disposto a cedere parte della propria energia in eccesso ai vicini durante i picchi di domanda. In un’epoca segnata da divisioni, è quasi commovente scoprire che la solidarietà può viaggiare su un cavo elettrico.
La questione non riguarda solo la bolletta, ma la vulnerabilità. L’81% degli americani ha vissuto almeno un blackout nell’ultimo anno, e il 60% fino a tre. L’interruzione di corrente non è più un incidente sporadico ma un sintomo sistemico. E se il 29% degli intervistati ha dovuto chiedere aiuto a un vicino per caricare un telefono, significa che il blackout è ormai una questione sociale, non solo tecnica. La dipendenza da un’infrastruttura energetica fragile è il nuovo tallone d’Achille di una società digitalmente sovraccarica.
Mary Powell, CEO di Sunrun, ha colto perfettamente il punto quando ha dichiarato che il modo più rapido per rafforzare la rete è produrre e stoccare energia dove la si consuma. È un concetto di efficienza che ribalta la gerarchia energetica: non più grandi centrali e lunghi cavi, ma una rete diffusa di case autonome e interconnesse. È il modello Internet applicato all’energia, dove ogni utente è insieme produttore e consumatore.
L’autonomia energetica è la nuova forma di sicurezza nazionale. Chi controlla la propria energia controlla il proprio futuro. In un contesto in cui i conflitti globali e le crisi climatiche rendono precarie le catene di approvvigionamento, l’indipendenza energetica domestica diventa un vantaggio competitivo. Non si tratta solo di ecologia, ma di strategia industriale. Le aziende che integrano soluzioni di energia distribuita non stanno solo abbattendo i costi, ma costruendo una resilienza che il mercato tradizionale non può più garantire.
Il messaggio implicito del sondaggio Sunrun è chiaro: gli americani non si fidano più dei propri fornitori di energia. E non è difficile capire perché. L’energia, come la fiducia, è un bene che si perde in silenzio ma che, una volta venuto a mancare, paralizza tutto. Quando il 89% degli intervistati afferma che restare senza elettricità per un giorno è peggio che rimanere senza benzina, è evidente che l’elettricità è ormai la vera linfa vitale del sistema economico e sociale.
La corsa dei data center non rallenterà. L’intelligenza artificiale richiede infrastrutture di calcolo sempre più grandi e dense. Ma la risposta non può essere costruire nuove centrali, bensì reinventare il modo in cui pensiamo la produzione e la distribuzione dell’energia. L’energia domestica, con le sue batterie e i suoi tetti fotovoltaici, non è più una curiosità per ambientalisti o early adopter, ma un tassello fondamentale della stabilità nazionale.
Chi osserva il mercato con occhi da stratega comprende che l’energia è la nuova valuta geopolitica. E se i cittadini iniziano a produrla da soli, la mappa del potere cambia. Il futuro della rete non è un’infrastruttura monolitica, ma un ecosistema interconnesso di micro reti intelligenti capaci di bilanciare domanda e offerta in tempo reale. È la logica dell’intelligenza distribuita applicata al settore più fisico e cruciale di tutti.
L’ironia finale è che l’intelligenza artificiale, nel suo divorare kilowatt per generare conoscenza, potrebbe accelerare proprio la nascita di un sistema energetico più decentralizzato, efficiente e democratico. L’ansia dei cittadini diventa così il catalizzatore del cambiamento. Forse la paura che l’AI ci lasci al buio è il primo passo verso un mondo in cui nessuno debba più dipendere da un interruttore altrui.
SunRun Report: https://investors.sunrun.com/news-events/press-releases/detail/354/new-sunrun-survey-finds-soaring-electricity-demand-and