Hilarious vedere Snap, l’azienda che ha inventato lo “storie” prima che Instagram le rubasse la scena, presentarsi come la nuova piattaforma di distribuzione per l’intelligenza artificiale generativa. È come se un vecchio illusionista, dopo aver perso l’attenzione del pubblico, trovasse un modo per tornare sul palco grazie a un trucco digitale. Il mercato ha applaudito. Le azioni sono salite del 12% nella sessione di giovedì, dopo una trimestrale sorprendentemente solida e l’annuncio di una partnership da 400 milioni di dollari con Perplexity, il motore di ricerca conversazionale che sfida l’impero di Google sul terreno dell’intelligenza artificiale.

Snap ha superato le aspettative sia sul fatturato che sugli utili. Ma il vero messaggio non è nei numeri, è nella direzione strategica: l’integrazione di un chatbot AI dentro Snapchat. In altre parole, un esperimento di fusione tra social network e assistente digitale. Un po’ come se ChatGPT indossasse un filtro AR e iniziasse a chattare con gli amici. Il commento di Oppenheimer è stato lucido: “Snap sta faticando a far crescere la pubblicità, quindi sta cercando nuove fonti di ricavo attraverso abbonamenti e partnership intelligenti come quella con Perplexity”. Traduzione: la creatività del management è diventata un imperativo di sopravvivenza.

Il business pubblicitario di Snap rappresenta ancora oltre l’80% dei ricavi, e questa dipendenza è il tallone d’Achille della società. La crescita è piatta, gli utenti sono stabili e la concorrenza è brutale. TikTok, YouTube Shorts e Instagram Reels hanno cannibalizzato l’attenzione dei giovani, e l’attenzione è la valuta più preziosa nel capitalismo digitale. Bank of America ha sottolineato che la mossa con Perplexity riduce la dipendenza dagli annunci e migliora la posizione di Snap come piattaforma di distribuzione per prodotti di AI consumer. In pratica, Snap vuole smettere di essere solo un luogo dove si guarda e si scorre, per diventare uno spazio dove si cerca, si chiede e si scopre.

Dietro l’entusiasmo, però, si nasconde una realtà più complessa. Oppenheimer prevede che i benefici economici del deal caleranno rapidamente dopo i primi anni. È una scommessa tattica più che una trasformazione strutturale. Gli analisti di KeyBanc, con un misto di sorpresa e cautela, hanno definito la collaborazione con Perplexity “la parte più interessante della trimestrale”, perché apre la strada a un modello di monetizzazione inedito: l’AI come servizio distribuito attraverso la base utenti di Snap. È un’idea che unisce due tendenze forti, la personalizzazione e la conversazione, ma resta da vedere se la piattaforma riuscirà a trattenere l’attenzione di un pubblico che vive ormai immerso in troppe AI che parlano troppo.

Snap ha bisogno di reinventarsi, non solo di aggiungere un nuovo gadget tecnologico. L’integrazione dell’intelligenza artificiale dentro un ambiente social potrebbe trasformare Snapchat in qualcosa di ibrido, un laboratorio per esperienze interattive tra utenti e agenti digitali. Ma anche qui c’è un paradosso: più l’AI diventa protagonista, meno spazio resta per la spontaneità umana che ha reso Snapchat popolare tra i teenager. L’intelligenza artificiale è efficiente, ma non ironica. E Snapchat, nel suo DNA, è sempre stato un linguaggio ironico visivo e fugace.

Dal punto di vista finanziario, la partnership con Perplexity è una boccata d’ossigeno. I margini del 90% stimati da Oppenheimer sono un lusso raro nel mondo digitale. Tuttavia, la sostenibilità di quel margine è discutibile. I proventi derivano da un mix di revenue sharing e licenze tecnologiche, una fonte che può prosciugarsi quando la novità svanisce. È come aprire un pop-up store nel metaverso: il traffico iniziale è entusiasmante, ma poi serve una strategia per restare rilevanti.

Il mercato, però, adora le storie di redenzione tecnologica. Snap viene percepita come una società giovane, creativa e ancora in grado di reinventarsi. Gli investitori, dopo anni di scetticismo, stanno riscoprendo la narrativa della rinascita AI-driven. È lo stesso schema che abbiamo visto con Meta e il suo pivot verso l’intelligenza artificiale nei contenuti pubblicitari, o con Microsoft che ha costruito la propria nuova immagine pubblica attorno a OpenAI. Snap si inserisce nel coro con un tocco da outsider, più sperimentale, più rischioso, ma forse anche più autentico.

La vera domanda è se questo esperimento possa scalare. Integrare un chatbot come Perplexity in Snapchat significa portare la ricerca semantica e il linguaggio naturale dentro un contesto visivo, effimero e caotico. È una sfida di design e di usabilità più che di pura tecnologia. Come reagirà un utente medio di 18 anni a un assistente AI che spiega come funziona un filtro o suggerisce un ristorante? Potrebbe ignorarlo completamente, oppure trasformarlo in un nuovo modo di conversare. In entrambi i casi, Snap avrà cambiato le regole del gioco.

L’AI generativa è diventata il nuovo oro del digitale, ma la corsa all’integrazione rischia di trasformarsi in una bolla semantica. Tutti promettono esperienze “più intelligenti”, ma pochi offrono valore concreto. Snap ha almeno il merito di provare a monetizzare la sua base utenti con qualcosa di diverso dalla solita pubblicità iper-targettizzata. Se riuscirà a rendere naturale l’interazione tra utente e intelligenza artificiale, allora questa partnership con Perplexity potrà davvero segnare un punto di svolta. Altrimenti, resterà solo un elegante esercizio di branding AI per far respirare un titolo troppo volatile.

In fondo, il destino di Snap si gioca su una sottile linea tra innovazione e illusione. Da un lato c’è la possibilità di costruire un ecosistema conversazionale che fonde ricerca, socialità e creatività. Dall’altro, il rischio di perdersi nella nebbia di un hype che confonde la novità con la strategia. Ma forse è proprio questo il fascino di Snap: una startup mai cresciuta davvero, che continua a reinventarsi per non smettere di stupire. Anche quando, sotto la superficie scintillante dei filtri e delle AI, il vero messaggio resta lo stesso di sempre: nel mondo digitale, l’attenzione è il bene più effimero e più prezioso di tutti.