Nel suo recente intervento, Papa Leone XIV ha ribadito che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale non è solo questione tecnica, ma un vero e proprio banco di prova della nostra direzione morale. Il post su X (ex Twitter) segna un’ulteriore uscita del Pontefice su tema IA, e definisce la tecnologia come parte di una lotta più ampia su ciò che diventiamo quando costruiamo sistemi che apprendono, decidono e operano su scala globale.
«L’innovazione tecnologica può essere una forma di partecipazione all’atto divino della creazione. Porta con sé un peso etico e spirituale, perché ogni scelta di progettazione esprime una visione dell’umanità», scrive il Pontefice. «La Chiesa quindi invita tutti i costruttori di IA a coltivare il discernimento morale come parte fondamentale del loro lavoro a sviluppare sistemi che riflettano giustizia, solidarietà e un autentico reverente rispetto per la vita».
L’intervento del Papa arriva dopo che dal maggio scorso, da quando è diventato guida della Chiesa, Leone XIV ha pronunciato più volte riflessioni sull’intelligenza artificiale e sulla trasformazione digitale. Ha infatti spiegato di aver scelto il nome “Leone” in riferimento a Papa Leone XIII, che nel maggio 1891 nell’enciclica Rerum Novarum affrontava le conseguenze della Rivoluzione Industriale. Il riferimento non è casuale: Leone XIV vede l’IA come un equivalente moderno di quella rivoluzione, una «nuova rivoluzione industriale» che mette in gioco dignità umana, lavoro e giustizia.
Il messaggio del Papa riecheggia inoltre il documento vaticano Antiqua et Nova pubblicato a gennaio 2025, che analizza il rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana: il testo sostiene che l’IA può produrre risultati sofisticati, ma non possiede vero pensiero, esperienza vissuta o giudizio morale. Senza una ferma sorveglianza umana, la tecnologia rischia di aggravare le disuguaglianze, alimentare la disinformazione, ampliare la sorveglianza e indebolire le relazioni umane fondamentali.
A luglio, nella sua comunicazione al AI for Good Summit 2025 a Ginevra, il Papa ha rivolto un appello ai leader mondiali affinché affrontino l’IA con una governance etica e centrata sull’essere umano, chiedendo sistemi capaci di proteggere la dignità umana, rafforzare la cooperazione globale e servire il bene comune.
Come i suoi predecessori, Leone XIV traccia una linea che collega le trasformazioni della Rivoluzione Industriale all’avvento dell’intelligenza artificiale: la tecnologia ridefinirà il mondo — ma non deve ridefinire ciò che significa essere umani.
Nella recente conferenza tenutasi a Roma, il Papa ha ribadito che l’IA «è un eccezionale prodotto dell’ingegno umano, ma prima di tutto uno strumento». Tale strumento «rimanda all’intelligenza umana che lo ha plasmato e trae gran parte della sua forza etica dalle intenzioni di chi lo impugna». Ha inoltre sottolineato che le varie applicazioni di IA possono promuovere più uguaglianza, ma «c’è anche la possibilità del suo uso improprio, per vantaggi egoistici a spese degli altri o peggio, per fomentare conflitto e aggressione».
Il Pontefice ha mostrato particolare preoccupazione per le generazioni più giovani: nell’era dell’intelligenza artificiale, avvertono un accesso rapido ai dati, ma questo «non deve essere confuso con l’intelligenza». Il rischio è che lo sviluppo neurologico, intellettuale e spirituale dei giovani venga ostacolato da un uso imprudente della tecnologia. «La saggezza autentica», ha ammonito, «ha più a che fare con il riconoscere il vero significato della vita che con la disponibilità di dati».
Nel rivolgersi ai politici e alle autorità internazionali, Leone XIV ha ricordato che «l’intelligenza artificiale non deve essere dimenticata come strumento al servizio degli esseri umani, non per diminuirli o addirittura sostituirli». «La nostra vita personale ha maggiore valore di qualsiasi algoritmo, e le relazioni sociali richiedono spazi di sviluppo che vanno ben oltre i modelli limitati che qualsiasi macchina senz’anima può pre-confezionare».
Così, l’intelligenza artificiale diventa per il Papa non solo un tema tecnico o tecnologico, ma un nodo cruciale della governance IA e dell’etica digitale. La Chiesa vuole partecipare attivamente alle discussioni che riguardano il futuro della nostra famiglia umana. In questo senso, la tecnologia può essere una benedizione, ma anche una minaccia se lasciata senza guida, senza visione umana, senza un’espressione chiara di solidarietà e desiderio di giustizia.
In un mondo dove algoritmi e macchine sembrano destinati a dominare campi che erano esclusivo appannaggio dell’umano, il messaggio è netto: la dignità umana nell’era digitale resta in gioco. Nessuna rivoluzione – digitale, industriale o altro – può essere accettata se minaccia ciò che ci rende veramente umani.
Fonti: Vatican News, Catholic News Agency, The Verge, Reuters, Time Magazine. (Vatican News)