La Cina sta correndo una maratona tecnologica a ritmo serrato, con Huawei e Alibaba in prima linea, sfidando le limitazioni imposte dagli Stati Uniti e ridefinendo il concetto stesso di indipendenza industriale. L’ultimo trimestre ha offerto uno spettacolo di contrasti: Huawei ha reclamato il trono nel mercato smartphone domestico, ma ha visto un calo del profitto netto del 32 per cento, attestandosi a 37,2 miliardi di yuan, mentre il fatturato cresceva di un modesto 4 per cento a 427 miliardi. La discrepanza tra ricavi e profitti non sorprende chi osserva il panorama tech cinese: l’azienda sta investendo massicciamente in ricerca e sviluppo, con spese pari a 97 miliardi di yuan, ossia il 23 per cento del fatturato, per alimentare HarmonyOS, i modelli Pangu AI e i chip Ascend.

Alibaba non è da meno. Il colosso del cloud ha sviluppato un nuovo chip AI progettato per colmare il vuoto lasciato dalle restrizioni statunitensi sulle esportazioni dei processori Nvidia più avanzati. Questo chip, più versatile dei predecessori, segna una transizione strategica: Alibaba smette di essere un semplice cliente Nvidia per diventare produttore di soluzioni interne. Le restrizioni USA costringono la Cina ad accontentarsi dell’H20, il più potente chip esportabile, mentre il paese intensifica gli investimenti in semiconduttori per ridurre la dipendenza dall’estero.

La spinta verso l’autosufficienza è stata accompagnata da progressi impressionanti sul fronte delle infrastrutture AI. Huawei ha recentemente implementato CloudMatrix 384, un cluster di 384 processori Ascend distribuiti su 12 armadi di calcolo e 4 bus cabinet, capace di 300 petaflop e 48 terabyte di memoria ad alta banda. Questa piattaforma, definita “supernodo AI”, rivaleggia con i sistemi Nvidia NVL72 nel gestire carichi di lavoro intensivi, segnalando come le aziende cinesi stiano colmando gradualmente il gap tecnologico.

L’ecosistema AI di Huawei integra modelli sviluppati internamente, come Pangu, e collaborazioni nazionali con DeepSeek, Alibaba Cloud e Moonshot AI. L’azienda ha anche lanciato xDeepServe, un sistema per modelli linguistici di grandi dimensioni basato su un’architettura Transformerless, e nuove soluzioni di memoria OceanDisk, mirate a ottimizzare l’efficienza del calcolo AI. La mossa verso l’open source della Compute Architecture for Neural Networks segnala la volontà di Huawei di competere con Nvidia anche a livello software.

Il mercato smartphone cinese, tuttavia, mostra segnali di cedimento: le spedizioni totali tra aprile e giugno sono scese del 4 per cento a 69 milioni di unità, interrompendo sei trimestri consecutivi di crescita. Huawei, nonostante abbia spedito 12,5 milioni di unità e riconquistato il primato domestico con il 18 per cento di quota, ha comunque registrato una flessione del 3,4 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Analisti come Arthur Guo di IDC sottolineano che il rallentamento è dovuto a “interruzioni nei programmi di sussidio governativi e a un contesto economico complesso con consumatori cauti”.

Oltre al mercato smartphone, Huawei sta puntando tutto sull’AI e sui semiconduttori. Tao Jingwen, presidente della divisione gestione qualità, processi aziendali e IT, ha dichiarato che l’azienda ha costruito un ecosistema completamente indipendente dagli Stati Uniti. Le infrastrutture di calcolo, i sistemi AI e il software sviluppato internamente stanno avvicinando la Cina alla capacità di competere su scala globale, mentre l’attenzione del governo e dei fondi statali accelera l’innovazione anche in settori tradizionalmente dominati da attori americani.

Le strategie parallele di Huawei e Alibaba mostrano come la Cina stia adottando un approccio multilivello: colmare rapidamente il vuoto lasciato dalle restrizioni tecnologiche USA, investire pesantemente in ricerca e sviluppo e creare infrastrutture AI competitive a livello globale. Il messaggio è chiaro: i semiconduttori non sono più semplicemente strumenti tecnologici, ma leve di potere economico e sicurezza nazionale.

Questa dinamica ha implicazioni anche sui mercati finanziari e sull’industria globale dell’AI. L’annuncio dei chip interni di Alibaba e dei supernodi AI di Huawei ha alimentato l’ottimismo tra gli investitori cinesi, anche se gli osservatori avvertono che la strada verso la parità tecnologica con gli Stati Uniti rimane lunga e complessa. Il ritorno di Huawei in cima al mercato domestico smartphone non compensa la pressione sui margini di profitto, ma indica resilienza e capacità di adattamento, elementi chiave nella corsa alla leadership AI globale.

Il punto cruciale emerge chiaramente: la corsa cinese all’autosufficienza tecnologica non è più un esercizio teorico, ma un fenomeno concreto che combina ricerca avanzata, produzione interna e strategie di mercato audaci. L’industria nazionale sta dimostrando che, con investimenti mirati e infrastrutture dedicate, è possibile ridurre significativamente la dipendenza dai giganti statunitensi, pur restando consapevoli delle sfide strutturali e delle limitazioni tecnologiche.