Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

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Nuove prospettive su come la tecnologia ai sta plasmando il futuro del business e della finanza

Tariffe Usa, addio al de minimis: e-commerce cinese in ritirata tra panico, sconti cancellati e nuove rotte

Il sogno dorato del Made in China, sold on Amazon si sta sbriciolando sotto i colpi di nuove barriere doganali statunitensi. E questa volta non si tratta di una mossa graduale o diplomatica. È una frustata, netta e rumorosa. Con la consueta grazia da bulldozer, l’amministrazione Trump ha fatto saltare due pilastri chiave del successo dell’e-commerce cinese negli Stati Uniti: da un lato un nuovo pacchetto di dazi fino al 34%, dall’altro la fine dell’esenzione de minimis per spedizioni inferiori a 800 dollari, che fino ad oggi garantiva una via d’accesso privilegiata alla giungla americana.

La reazione è stata immediata e prevedibile: panico operativo, prezzi ritoccati, sconti strappati con violenza dalle homepage, e un’ondata di esplorazioni in territori più ospitali – Europa, Medio Oriente, e chi più ne ha più ne cerchi. Il business transfrontaliero cinese, che ha visto una crescita a doppia cifra anno su anno, toccando quota 2,63 trilioni di yuan nel 2024 (pari a 361 miliardi di dollari), sta ora facendo i conti con un brusco risveglio.

Microsoft: 50 anni di innovazione, dalla visione di Gates all’intelligenza artificiale di Nadella

“In futuro ci sarà un computer su ogni scrivania e in ogni casa”. Con questa visione audace e quasi utopistica, il 4 aprile 1975, due compagni di scuola, Bill Gates e Paul Allen, fondano Microsoft a Albuquerque, nel New Mexico. Quello che inizia come un sogno di due giovani appassionati di informatica si trasforma in una delle più grandi realtà tecnologiche del pianeta. Oggi, a 50 anni dalla sua nascita, Microsoft è un colosso con una capitalizzazione di mercato raggiunge i 2.850 miliardi di dollari (dato aggiornato al 3/4/2025), un’azienda che ha saputo evolversi, adattarsi e, soprattutto, anticipare i tempi. In vista del suo anniversario, ripercorriamo le tappe principali di un viaggio straordinario, dai primi codici per l’Altair 8800 all’attuale scommessa sull’intelligenza artificiale, senza dimenticare i manager che hanno guidato questa rivoluzione.

Zuckerberg cerca di comprare la libertà: l’ultima mossa disperata di Meta per salvare il monopolio

Mark Zuckerberg è in modalità panico. Il CEO di Meta ha attivato tutte le sue connessioni politiche per tentare di risolvere la causa antitrust che potrebbe smembrare il suo impero digitale.

Il bersaglio? Donald Trump, l’uomo che ha già dimostrato di poter cambiare posizione più velocemente di un algoritmo di Facebook. Secondo il Wall Street Journal, Zuckerberg sta facendo pressione sulla Casa Bianca affinché la FTC (Federal Trade Commission) molli la presa sulla causa che potrebbe costringere Meta a vendere Instagram e WhatsApp. La battaglia legale è iniziata nel 2020, sotto la prima amministrazione Trump, ma ora sta per arrivare al processo, previsto per il 14 aprile.

Trump scatena una guerra commerciale sui chip: tariffe record su Cina, Taiwan e Giappone

L’America torna grande. O almeno così dice Donald Trump, che ha annunciato l’introduzione di tariffe reciproche devastanti sui principali attori della catena di approvvigionamento dei semiconduttori. Cina colpita con un 34%, Taiwan con un 32% e il Giappone con un 24%. Un colpo diretto al cuore dell’industria tecnologica globale, con effetti immediati sui mercati finanziari e sull’intero ecosistema dei semiconduttori.

Dal Rose Garden della Casa Bianca, Trump ha proclamato quello che ha definito “il giorno della liberazione economica dell’America”, firmando un ordine esecutivo che introduce le nuove tariffe con un tono da crociata economica: “Abbiamo aspettato troppo a lungo… Oggi è il giorno in cui rendiamo l’America di nuovo ricca.” La strategia? Costringere le aziende tecnologiche a riportare la produzione in casa, evitando così i dazi.

Apple e la tempesta perfetta: Trump, dazi e il crollo in borsa

Apple si ritrova nel mirino della nuova ondata di dazi imposta da Donald Trump, nonostante anni di manovre per proteggersi dalle guerre commerciali e dai rischi della supply chain. Il colpo arriva con una violenza tale da scatenare una tempesta sui mercati finanziari: il titolo Apple ha subito una caduta del 7,9% nelle contrattazioni after-hours, un colpo durissimo per un’azienda che già arrancava con un -11% dall’inizio dell’anno.

Il nodo centrale? I nuovi dazi reciproci annunciati dalla Casa Bianca, che colpiranno le importazioni dalla Cina con un’imposizione del 34%, portando il totale delle tariffe sui beni cinesi al 54%. Questo significa un potenziale terremoto per Apple, che, nonostante i tentativi di diversificare la sua produzione, resta ancora fortemente dipendente dalla manifattura cinese.

OpenAI stampa soldi: ChatGPT supera i 20 milioni di abbonati paganti e punta ai 30 miliardi di ricavi

ChatGPT non è solo un fenomeno culturale, ma una macchina da soldi senza precedenti. Secondo The Information, il numero di abbonati paganti ha superato i 20 milioni, con un balzo del 30% rispetto ai 15,5 milioni registrati a fine 2024. Tradotto in numeri duri e puri, significa che OpenAI sta generando almeno 415 milioni di dollari al mese, rispetto ai 333 milioni di fine anno scorso.

Questo exploit arriva mentre la società, con Microsoft come principale investitore, ha annunciato un nuovo round di finanziamento da 40 miliardi di dollari, portando la valutazione di OpenAI a un’imponente 300 miliardi di dollari. A guidare l’operazione c’è il colosso giapponese SoftBank, sempre a caccia di scommesse tech vincenti.

Tech stocks e la bolla AI: rischio recessione o crescita irreversibile? Un caffè al Bar dei Daini

Le Tech stocks hanno evitato per un soffio un altro massacro lunedì, con il Nasdaq che ha chiuso in ribasso dello 0,1%, ma solo dopo una giornata che sembrava molto più cupa, con perdite che a un certo punto hanno superato il 2%. Questo teatrino si ripete con una certa regolarità: l’indice ha perso quasi il 13% dall’insediamento di Donald Trump, e gli indicatori suggeriscono che il paese stia per tuffarsi in una recessione. Il sentiment dei consumatori è in calo, l’S&P 500 ha perso oltre il 7% dallo stesso periodo ed ha appena chiuso il peggior mese da marzo 2022.

XAI l’Intelligenza Artficiale di Elon Musk che fa sembrare Anthropic un discount

Nel mercato dell’intelligenza artificiale, dove le valutazioni aziendali crescono con la velocità di una bolla finanziaria gonfiata dall’euforia degli investitori, XAI di Elon Musk è l’ennesima dimostrazione che i numeri contano meno delle narrazioni.

In appena 16 mesi, la società ha raggiunto una valutazione di 50 miliardi di dollari, un risultato che OpenAI ha impiegato quasi un decennio a ottenere. Per mettere le cose in prospettiva, Anthropic, considerata una delle aziende di IA più promettenti, si è fermata a 61,5 miliardi di dollari dopo quattro anni di attività e una raccolta fondi da 3,5 miliardi nel marzo 2025.

Hollywood e l’affare sporco dei trailer AI: quando il copyright diventa un’opportunità

Hollywood ha sempre avuto un talento innato per trasformare ogni crisi in un’opportunità. Ora, a quanto pare, alcuni studi cinematografici hanno trovato il modo di monetizzare persino la proliferazione di trailer generati dall’intelligenza artificiale su YouTube. Secondo Deadline, Warner Bros. Discovery, Paramount e Sony Pictures hanno deciso di non combattere questi contenuti con le solite richieste di rimozione per violazione del copyright. Al contrario, hanno preferito reindirizzare a loro stessi i guadagni pubblicitari, sottraendoli ai creatori di questi trailer, come i canali Screen Culture e KH Studio.

Questa strategia ha scatenato l’ira del sindacato degli attori SAG-AFTRA, che accusa le major di trarre profitto da contenuti che sfruttano senza autorizzazione le sembianze delle loro star, spesso ricreate artificialmente. La questione solleva un dilemma interessante: le stesse case di produzione che potrebbero eliminare questi video per violazione del copyright scelgono invece di monetizzarli. Perché eliminare qualcosa che può generare guadagni passivi?

OpenAI sotto pressione: SoftBank lega il mega-round da 40 miliardi alla conversione in società a scopo di lucro

La corsa di OpenAI verso il capitale sembra avere un prezzo ben preciso: la sua trasformazione definitiva in un’azienda a scopo di lucro. Secondo fonti vicine all’accordo, SoftBank, il principale investitore del mega-round da 40 miliardi di dollari, ha posto una condizione fondamentale per l’intero finanziamento: OpenAI deve completare la transizione entro la fine dell’anno, altrimenti il round potrebbe essere dimezzato.

Il round è diviso in due tranche: una iniziale da 10 miliardi di dollari, che dovrebbe chiudersi nelle prossime settimane, e una seconda da 30 miliardi, prevista più avanti nel 2025. Se OpenAI non dovesse riuscire nella conversione, la seconda tranche si ridurrebbe drasticamente a 10 miliardi. In sostanza, SoftBank – che da sola sta mettendo sul tavolo almeno 30 miliardi sta puntando tutto sulla possibilità che OpenAI si liberi dai vincoli della sua struttura originaria non-profit.

Humanoid robot, il sogno che non paga: il cinico verdetto di Allen Zhu

Le prospettive degli investitori sull’economia cinese sono sempre molto apprezzate dai lettori di Rivista.AI, poche riviste ne parlano, Bias Cina, ma rappresentano l’altro lato della luna. Introduciamo  GSR Ventures, una società che investe in start-up nelle fasi iniziali. Allen Zhu Xiaohu di GSR Ventures vanta una vasta esperienza nello sviluppo di prodotti software e nell’espansione globale. Prima di lavorare per GSR Ventures, ha co-fondato eBaoTech, un fornitore leader di sistemi core back-end per assicurazioni. Inoltre, ha collaborato con McKinsey Greater China, dove ha acquisito una significativa esperienza in consulenza e implementazione.

Allen Zhu Xiaohu, il venture capitalist dietro a colossi come Didi Chuxing e RedNote, ha sganciato una bomba sul settore dell’AI embodied: i robot umanoidi sono un sogno senza futuro commerciale. In un’intervista con ChinaVenture, ha rivelato che il suo fondo, GSR Ventures, ha abbandonato diversi investimenti nel settore, alimentando il dibattito nella comunità tech cinese proprio mentre il mercato dell’intelligenza artificiale sta esplodendo.

Zhu ha sintetizzato il problema con la sua solita ironia tagliente: “Ogni robot umanoide ormai fa capriole, ma dove sta la monetizzazione?” Una provocazione che colpisce il cuore della questione. Il concetto di embodied AI, che unisce intelligenza artificiale e sistemi fisici dotati di sensori, è affascinante, ma il suo percorso commerciale rimane nebuloso. Nonostante gli enormi investimenti e i progressi tecnologici, il mercato non ha ancora trovato un modello sostenibile che trasformi queste macchine in business redditizi.

Il bluff dell’AI cinese e l’ossessione degli investitori per il miraggio tecnologico

Il recente scossone nei titoli tecnologici non ha scalfito minimamente la fiducia degli investitori cinesi. Anzi, secondo Judy Hsu, CEO per il wealth e retail banking di Standard Chartered, i grandi patrimoni della Cina continentale restano fermamente convinti che il settore tecnologico sia una miniera d’oro a lungo termine. Poco importa se le valutazioni sembrano gonfiate o se i ribassi recenti avrebbero dovuto mettere in guardia anche i più ottimisti. Il mantra è sempre lo stesso: il futuro appartiene alla tecnologia, e la Cina ne sarà il cuore pulsante.

Questa fiducia quasi cieca è stata alimentata dal boom dell’intelligenza artificiale, con il recente exploit di DeepSeek, la startup cinese che ha lanciato due modelli di linguaggio capaci di competere con il celebre ChatGPT di OpenAI, ma a costi e consumi di calcolo decisamente inferiori. La notizia ha innescato una corsa sfrenata ai titoli tech, facendo impennare l’Hang Seng Tech Index di quasi il 30% in poco più di un mese. Poi, inevitabilmente, è arrivata la frenata: profit-taking e una correzione dell’8,5% hanno riportato i piedi per terra alcuni investitori. Ma il messaggio di fondo resta: il mercato continuerà a crescere.

CoreWeave: quando l’IPO ridimensionata svela crepe nel castello di sabbia dell’AI

CoreWeave, il fornitore di servizi cloud specializzato in infrastrutture AI, ha recentemente affrontato un debutto in borsa tutt’altro che stellare. L’azienda aveva inizialmente previsto di vendere 49 milioni di azioni a un prezzo compreso tra 47 e 55 dollari per azione, con l’obiettivo di raccogliere circa 2,7 miliardi di dollari. Tuttavia, a causa di una domanda inferiore alle aspettative, l’offerta è stata ridotta a 37,5 milioni di azioni al prezzo di 40 dollari ciascuna, raccogliendo 1,5 miliardi di dollari e valutando l’azienda intorno ai 23 miliardi di dollari .

Il primo giorno di negoziazione non ha portato sollievo: le azioni di CoreWeave hanno aperto a 39 dollari, scendendo poi a circa 37 dollari, per poi chiudere alla cifra iniziale di 40 dollari . Questo andamento riflette una crescente cautela degli investitori verso le IPO tecnologiche, soprattutto in un mercato che inizia a mostrare segni di surriscaldamento nel settore AI.​

Il boom dell’IA è già finito? Ecco gli eventi che potrebbero riaccendere il mercato – Bar dei Daini

Il 2025 è iniziato con una doccia fredda per i titoli legati all’intelligenza artificiale. Dopo un 2024 esplosivo, la sostenibilità dell’enorme spesa in IA sta diventando un problema sempre più evidente, e i mercati hanno reagito di conseguenza. Aziende come Nvidia hanno subito correzioni significative, non solo per la frenata nell’entusiasmo sull’IA, ma anche per altri fattori macroeconomici e geopolitici. Tuttavia, secondo gli analisti di Morgan Stanley, il settore potrebbe ricevere un’iniezione di ottimismo grazie a una serie di eventi chiave previsti nei prossimi mesi.

Google e Meta saranno tra i principali attori a giocarsi il futuro dell’IA nel breve termine. L’evento Google Cloud Next, in programma dal 9 all’11 aprile, sarà l’occasione per approfondire la recente acquisizione di Wiz e il suo ruolo strategico nell’ecosistema Google Cloud Platform. Non si tratterà solo di sicurezza informatica, ma anche di nuove integrazioni IA che potrebbero accelerare l’adozione dell’AI tra le aziende.

Bolla tecnologica o nuova era? I mercati si dividono mentre l’IA spinge i colossi tech

Venticinque anni dopo il crollo del mercato azionario globale causato dallo scoppio della bolla dot-com nel marzo 2000, il settore tecnologico è ancora il dominatore incontrastato di Wall Street. Dopo due anni di crescita esplosiva trainata dall’intelligenza artificiale, il nervosismo degli investitori si fa sentire e torna l’eterna domanda: siamo di nuovo in una bolla?

Goldman Sachs si è affrettata a spegnere i timori, sostenendo che le valutazioni attuali sono più ragionevoli rispetto alla frenesia speculativa di fine anni ‘90. Il punto chiave, secondo la banca d’investimento, è che i colossi tecnologici di oggi hanno fondamentali molto più solidi, con ricavi e profitti reali a supporto delle loro valutazioni di mercato.

CoreWeave: Un IPO da brivido, tra aspettative tradite e incertezze sul futuro, un Caffè al Bar dei Daini

CoreWeave ha scelto un momento particolarmente inclemente per fare il suo debutto in borsa, lanciando la sua offerta pubblica iniziale proprio nel bel mezzo di una tempesta rossa che ha colpito i titoli tecnologici. Mentre il mercato si contorceva in una serie di ribassi, i titoli della compagnia, un operatore di data center specializzato in intelligenza artificiale, hanno subito un avvio problematico, con il prezzo delle azioni che è scivolato sotto il valore di IPO, fissato inizialmente a 40 dollari per azione, fino a toccare i 37,50 dollari. Una performance che, con ogni probabilità, non era nelle previsioni degli amministratori di CoreWeave, che, anzi, avevano puntato a un prezzo di vendita fino a 55 dollari per azione. Insomma, un esordio tutt’altro che entusiasta.

OpenAI: dalla filantropia al profitto, una metamorfosi da 40 miliardi di dollari

OpenAI, la celebre organizzazione nel campo dell’intelligenza artificiale, sta per chiudere un round di finanziamento senza precedenti da 40 miliardi di dollari, guidato da SoftBank. Questa operazione, che valuta l’azienda a 300 miliardi di dollari, porta con sé una condizione significativa: la transizione a una struttura for-profit entro la fine dell’anno. In caso contrario, il finanziamento potrebbe essere ridotto a 20 miliardi.

SoftBank: l’arte di promettere trilioni nell’era dell’IA

Nel panorama tecnologico attuale, dominato da annunci roboanti e promesse miliardarie, SoftBank e il suo carismatico CEO Masayoshi Son si distinguono per l’audacia delle loro dichiarazioni. Recentemente, Son ha annunciato un investimento colossale di 100 miliardi di dollari in progetti statunitensi focalizzati sull’intelligenza artificiale (IA) nei prossimi quattro anni, con l’obiettivo dichiarato di creare 100.000 posti di lavoro

Questa mossa segue una strategia già vista nel 2016, quando Son, dopo l’elezione di Donald Trump, aveva promesso un investimento di 50 miliardi di dollari e la creazione di 50.000 posti di lavoro negli Stati Uniti. Sebbene alcune di queste promesse si siano concretizzate, altre, come l’investimento massiccio in WeWork, hanno portato a perdite significative per SoftBank.

Google blinda Android: mossa difensiva o autogol nel mercato cinese?

Google ha deciso di cambiare le regole del gioco per Android, e la Cina è sul piede di guerra. Dopo anni di sviluppo open-source con aggiornamenti pubblici e costanti, Mountain View ha deciso di blindare il processo interno, rilasciando il codice solo con le major release. Ufficialmente, nulla cambierà: la promessa agli sviluppatori cinesi è che Android resterà open-source. Ma la fiducia è già incrinata, e il sospetto è che Google stia rafforzando le sue difese contro la crescente indipendenza tecnologica della Cina.

Dietro questa mossa si nasconde un dilemma strategico. Da un lato, il modello aperto ha permesso ad Android di conquistare il 71% del mercato mobile globale, dando accesso a miliardi di utenti e permettendo a produttori come Xiaomi, Oppo e Vivo di costruire i loro ecosistemi. Dall’altro, questa apertura ha favorito anche l’ascesa di Huawei, che, spinta dalle sanzioni USA, ha sviluppato HarmonyOS, ormai incompatibile con le app Android.

Cathie Wood raddoppia su Tesla e AI: profezia o delirio finanziario?

Cathie Wood, la visionaria (o meglio, scommettitrice compulsiva) dietro Ark Investment, continua la sua crociata rialzista su Tesla, AI e robotaxi, promettendo un futuro da trilioni di dollari. Il mercato globale dei taxi autonomi? Secondo lei, potrebbe schizzare fino a 10 trilioni di dollari, partendo da quasi zero. Un piccolo dettaglio: l’attuale regolamentazione, le sfide tecnologiche e la redditività del settore sembrano non essere un problema nella sua equazione.

Tesla, che per Wood non è un’azienda automobilistica ma un mix di robotica, storage energetico e intelligenza artificiale, rappresenta il 10% dell’ARK Innovation ETF, fondo che nel 2020 era il miglior performer globale, salvo poi trasformarsi, secondo Morningstar, nel peggior “distruttore di ricchezza” del decennio. Insomma, un rollercoaster finanziario con più discese che salite.

Le startup che stanno rivoluzionando il panorama digitale italiano: l’AI al servizio delle imprese, Sicuro.it e Chino.io, compri ai

In un’epoca in cui l’innovazione è il motore principale della crescita economica, le startup italiane si stanno facendo largo come protagoniste nel campo della digitalizzazione e dell’automazione dei processi aziendali. Alcune realtà, come Sicuro.it e Chino.io, stanno facendo passi da gigante nel rinnovare il panorama delle soluzioni aziendali, mentre altre, come compri, promettono di ridefinire completamente il modo in cui le aziende gestiscono i loro processi interni.

La Blacklist della Tecnologia: Il Nuovo attacco della politica Usa contro la Cina

Il 25 marzo 2025, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha compiuto un passo significativo nella sua politica di contenimento nei confronti della Cina, aggiungendo ben 80 entità alla sua “entity list”. Si tratta di una mossa senza precedenti che segna un nuovo capitolo nella guerra tecnologica tra le due superpotenze, specialmente nel settore dell’intelligenza artificiale e dei supercomputer avanzati.

Questo intervento, il primo di una lunga serie iniziata con l’amministrazione Trump, ha avuto ripercussioni immediate, con Pechino che ha condannato fermamente l’azione e accusato Washington di voler manipolare la sicurezza nazionale per i propri scopi geopolitici.

L’inserimento di 80 organizzazioni nella lista nera ha coinvolto oltre 50 realtà cinesi, accusate di danneggiare gli interessi di sicurezza nazionale e politica estera degli Stati Uniti. Tra le aziende vietate vi sono alcune delle più potenti del settore tecnologico cinese, comprese quelle coinvolte nello sviluppo di intelligenza artificiale avanzata, supercomputer e chip ad alte prestazioni utilizzati in ambito militare.

Il grande inganno dell’intelligenza artificiale in borsa: IPO, bolle e il rischio di un flop colossale

Le aziende esitano ancora a sborsare soldi per nuovi strumenti di intelligenza artificiale, ma quando si tratta di IPO, la musica cambia. Improvvisamente, ogni società che aspira a quotarsi in borsa non solo usa l’AI, ma la trasforma in un mantra. eToro, per esempio, ha dichiarato nella documentazione della sua IPO di utilizzare l’intelligenza artificiale per fornire approfondimenti personalizzati agli utenti e ottimizzare le loro strategie di trading. StubHub non ha voluto essere da meno e ha inserito nella sua IPO l’affermazione di sfruttare l’AI per analizzare il mercato e migliorare i servizi. Klarna? Anche lei ha sottolineato come la sua strategia di crescita sia ormai inseparabile dall’efficienza dell’AI.

Ma cosa sta realmente succedendo? È evidente che i dirigenti e i banchieri d’investimento hanno capito che oggi non si può quotare un’azienda senza declamare lodi all’intelligenza artificiale. Il problema? Spesso queste dichiarazioni sono più marketing che sostanza. Nessuno vuole apparire fuori dal giro, e l’AI è diventata il biglietto d’ingresso per essere presi sul serio dai mercati.

Iliad conquista l’Europa: superati i 10 miliardi di fatturato e spinta decisa sull’AI

Il 2024 si chiude con risultati straordinari per il Gruppo Iliad, che rafforza il proprio posizionamento tra i principali operatori di telecomunicazioni in Europa. Con 50 milioni e 520 mila utenze nette, in crescita di oltre 2 milioni rispetto all’anno precedente, iliad conferma una traiettoria di espansione solida e sostenibile.

L’onda cinese travolge Tesla: Byd domina l’auto elettrica e punta alla conquista dell’Europa

Il settore automobilistico mondiale sta assistendo a un cambio di equilibri senza precedenti. L’ascesa vertiginosa della cinese Byd, sostenuta da investimenti strategici e innovazioni tecnologiche, sta mettendo in discussione il primato di Tesla nel mercato globale delle auto elettriche. Il gruppo di Shenzhen, supportato dall’investitore di lungo corso Warren Buffett, ha superato per la prima volta la casa automobilistica di Elon Musk nei ricavi, raggiungendo la soglia dei 107,2 miliardi di dollari nel 2024, contro i 97,7 miliardi di Tesla. Un sorpasso che segna una svolta epocale nell’industria delle e-car, in cui la Cina si impone sempre più come leader indiscusso.

Dai cavi alle soluzioni digitali: Prysmian acquista Channell e guarda al futuro

Prysmian ha annunciato l’acquisizione di Channell Commercial Corporation, un leader nelle soluzioni integrate per la connettività negli Stati Uniti, per un valore di 950 milioni di dollari, con un potenziale corrispettivo aggiuntivo fino a 200 milioni di dollari legato al raggiungimento di specifici obiettivi EBITDA per il 2025. L’acquisizione, che riflette un multiplo inferiore a 8,0x EBITDA 2024A, è soggetta alle consuete condizioni regolatorie e si prevede che sarà completata nel secondo trimestre del 2025.

L’illusione dell’oro digitale: Alibaba avverte sulla bolla delle infrastrutture AI

Joe Tsai, presidente di Alibaba Group Holding (e NETS), ha lanciato un segnale d’allarme sul frenetico afflusso di investimenti globali nelle infrastrutture per l’intelligenza artificiale (AI), evocando lo spettro di una bolla speculativa simile a quella della dot-com. La sua preoccupazione principale? Un’ondata di capitali che si riversa sulla costruzione di data center senza una chiara domanda di utilizzo, un fenomeno che sta assumendo i contorni di una scommessa al buio.

Tsai ha fatto riferimento a progetti mastodontici come Stargate, la joint venture tra OpenAI e SoftBank, che ha promesso investimenti per 500 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni. Secondo lui, gli investimenti in AI negli Stati Uniti stanno superando la domanda reale, alimentando un entusiasmo irrazionale che potrebbe portare a un brusco risveglio. In altre parole, mentre le aziende si sfidano a chi costruisce il più grande tempio dell’AI, potrebbero ritrovarsi con cattedrali nel deserto.

Mediobanca potenzia gli investimenti in AI e Cloud: nuova spinta alla collaborazione con Microsoft

Il Gruppo Mediobanca accelera la trasformazione digitale attraverso un rafforzamento della collaborazione con Microsoft Italia, puntando su intelligenza artificiale e cloud computing come elementi cardine della propria Digital Agenda. Con l’attuazione del Piano Strategico “One Brand One Culture”, l’istituto prevede un investimento complessivo di 230 milioni di euro in innovazione entro il 2026, segnando un aumento del 25% rispetto al triennio precedente. Un impegno strategico che si avvale della cooperazione con le principali aziende globali del settore tecnologico per garantire un avanzamento efficace e sostenibile.

Tencent vola nel Q4 2024: il boom dell’AI e dei videogame traina i ricavi

Tencent ha chiuso il quarto trimestre del 2024 con risultati ben oltre le attese, spinta dalla crescita dell’intelligenza artificiale e dal settore gaming. I ricavi sono aumentati dell’11% su base annua, raggiungendo i 172,44 miliardi di yuan (23,8 miliardi di dollari), superando le previsioni degli analisti di 168,95 miliardi. L’utile netto attribuibile agli azionisti ha segnato un impressionante +90%, attestandosi a 51,32 miliardi di yuan.

Huawei sfida l’America: il ritorno del 5G e la guerra dei chip

Eric Xu Zhijun, vicepresidente di Huawei, aveva affermato a marzo, davanti a centinaia di giornalisti e analisti, che il ritorno della compagnia nel mercato degli smartphone 5G era impossibile senza l’approvazione del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. Ma alla fine di agosto, Huawei ha smentito sé stessa e il mondo intero con il lancio a sorpresa del Mate 60 Pro, dotato di un processore avanzato sviluppato in Cina, sotto embargo tecnologico statunitense.

L’evento non è stato solo un trionfo commerciale, ma anche un atto politico. Il lancio del Mate 60 Pro è avvenuto in coincidenza con la visita in Cina della Segretaria al Commercio USA, Gina Raimondo, un tempismo che non può essere casuale. La domanda chiave per Washington è: come ha fatto Huawei a superare le restrizioni imposte dall’amministrazione americana, che miravano a soffocare la sua capacità di produrre chip avanzati?

La risposta sembra essere il Kirin 9000s, il processore sviluppato da HiSilicon, la divisione di Huawei dedicata ai semiconduttori. Un’analisi indipendente ha rivelato che il chip è stato probabilmente prodotto da SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corp), il principale produttore cinese di semiconduttori, anch’esso sotto sanzioni statunitensi. Questo ha scatenato un’ondata di speculazioni, mettendo in dubbio l’efficacia del blocco tecnologico imposto dagli USA.

La rivincita cinese sull’AI: DeepSeek sfida OpenAI e minaccia il dominio di Nvidia

L’Intelligenza Artificiale non è più un gioco a senso unico dominato dagli Stati Uniti. La Cina sta colmando rapidamente il gap tecnologico e ora offre modelli AI altamente competitivi a prezzi stracciati. Secondo l’ultima analisi della società di benchmarking Artificial Analysis, il modello DeepSeek-R1 ha raggiunto un punteggio di 60 sull’Artificial Analysis Intelligence Index, piazzandosi al terzo posto mondiale, subito dietro a OpenAI con il suo o1 e o3-mini, rispettivamente a 62 e 66 punti. La vera sorpresa? Il prezzo. DeepSeek-R1 costa quasi 30 volte meno di GPT-4.5, minacciando di rivoluzionare il settore.

Solo un anno fa, l’AI di fascia alta era un affare quasi esclusivamente americano. Oggi, le cose sono cambiate drasticamente. Il mercato cinese sta producendo modelli avanzati a costi ridotti, grazie a strategie di ottimizzazione delle risorse computazionali e a una feroce guerra dei prezzi tra le Big Tech del Dragone. Alibaba, con il suo QwQ-32B, ha piazzato un altro colpo da maestro, posizionandosi al quarto posto nel ranking di intelligenza dei modelli AI, superando rivali come Claude 3.7 Sonnet di Anthropic e Mistral Large 2 di Mistral AI.

Perplexity e la sua offerta per TikTok: genio, follia o solo pubblicità?

Perplexity, la startup di ricerca AI che si diverte a lanciare provocazioni nel settore tech, ha appena dichiarato di voler acquistare TikTok. Sì, hai letto bene. Un’azienda nata nel 2022, con un valore stimato intorno ai 18 miliardi di dollari, pensa di poter mettere le mani su un colosso valutato tra i 30 e i 50 miliardi. Ambizione? Ingenuità? O il solito stunt pubblicitario?

L’azienda ha spiegato il suo piano con toni epici: riscrivere l’algoritmo di TikTok da zero, trasferire tutto nei data center americani con supervisione statunitense, rendere trasparente il sistema di raccomandazione e persino open source. Il tutto condito con il tocco AI di Perplexity: citazioni nei video in stile Perplexity Search, potenziamento dell’infrastruttura con Nvidia Dynamo e traduzione automatica per espandere il bacino d’utenza globale. Sembra il sogno proibito di un regolatore antitrust: un TikTok indipendente, trasparente e libero dall’influenza cinese.

Tesla in caduta libera: la fine dell’era Musk?

Elon Musk che brandisce una motosega su un palco politico è un’immagine potente, ma potrebbe servire più che sceneggiate teatrali per salvare Tesla dalla spirale discendente in cui si trova. Un tempo sinonimo di innovazione e crescita esplosiva, il gigante dei veicoli elettrici è ora bloccato in una crisi profonda, con vendite in calo, concorrenza feroce e un fondatore sempre più divisivo. Se Musk non trova una soluzione, Tesla rischia di trasformarsi da rivoluzione tecnologica a caso di studio su come perdere il dominio di un settore che ha contribuito a creare.

Palantir: il Gigante dell’AI conquista Wall Street con numeri da record

Palantir Technologies, il colosso americano specializzato in big data e intelligenza artificiale, sta vivendo un momento d’oro. I risultati finanziari del 2024, pubblicati di recente, mostrano una crescita impressionante che non solo consolida la sua posizione nel settore tecnologico, ma la rende anche una delle aziende più ambite in Borsa. Con un titolo che ha registrato un aumento del 144% nel 2024, Palantir si conferma un player di riferimento per chi cerca innovazione e solidità finanziaria.

Elon Musk raccoglie un miliardo di dollari in equity e entra a far parte del fondo Microsoft-BlackRock da 30 miliardi di dollari

Elon Musk riesce sempre a far suonare la sua orchestra finanziaria con melodie che incantano gli investitori, anche quando gli strumenti sono palesemente scordati. L’ultimo miracolo? X (ex Twitter) ha raccolto “quasi un miliardo di dollari” in equity fresca, portando la sua valutazione a 32 miliardi di dollari, nonostante un crollo dei ricavi del 50% rispetto al 2021. La matematica suggerirebbe un valore ben inferiore, ma Musk non gioca con le calcolatrici: lui usa il carisma e l’hype.

I numeri, però, sono impietosi. Gli investitori hanno accettato di valutare X a 16 volte il suo fatturato previsto per il 2024, il doppio rispetto alle altre piattaforme social come Reddit, Snap, Pinterest e persino il gigante Meta. Se X seguisse le stesse logiche di mercato, la sua valutazione si fermerebbe a 21,6 miliardi di dollari, e il valore del suo equity, una volta sottratti i 13 miliardi di debiti, crollerebbe a soli 9 miliardi. Ma ecco la magia: Musk ha trovato il modo di convincere gli investitori che il suo prodotto valga molto di più.

Walmart introduce Wally

Walmart ha recentemente introdotto “Wally“, un assistente basato su intelligenza artificiale generativa, progettato per rivoluzionare le operazioni interne dei suoi commercianti. Questo strumento avanzato consente ai team di merchandising di analizzare rapidamente enormi quantità di dati di vendita, facilitando decisioni informate su selezione dei prodotti e strategie di prezzo. Grazie a Wally, il tempo dedicato all’analisi manuale dei dati è stato drasticamente ridotto da ore a pochi secondi, permettendo ai commercianti di rispondere più agilmente alle mutevoli esigenze del mercato.

La genesi di Wally risiede nella necessità di affrontare le sfide tradizionali del merchandising. Storicamente, i commercianti di Walmart erano intrappolati in un ciclo infinito di fogli di calcolo e report manuali, analizzando modelli di vendita regionali e metriche delle performance dei brand. Questo processo laborioso consumava ore di tempo prezioso. Wally, con la sua interfaccia chat sofisticata, comprende il gergo retail complesso e accede istantaneamente ai vasti archivi di dati di Walmart, eliminando la necessità di analisi manuali estenuanti.

Oracle investe 5 miliardi nel Regno Unito: affare d’oro o mossa politica?

Oracle ha annunciato un investimento da 5 miliardi di dollari nel Regno Unito nei prossimi cinque anni, con l’obiettivo dichiarato di supportare la crescente domanda di cloud computing e AI.

Una mossa che sembra perfettamente allineata con l’ambizione del governo britannico di diventare una “superpotenza dell’AI”, ma che solleva più domande di quante ne risolva.Dietro la cortina di fumo degli investimenti, ci sono elementi politici ed economici che non possono essere ignorati.

Oracle Cloud World Tour 2025 Milano, il lusso incontra il cloud: la rivoluzione tecnologica del Gruppo Ermenegildo Zegna

Oggi, 18 marzo 2025, l’Allianz MiCo di Milano è stato il palcoscenico dell’Oracle Cloud World Tour, un evento che ha riunito leader del settore tecnologico e rappresentanti di spicco delle imprese italiane. Tra gli interventi più attesi, spicca il dialogo tra il CEO di Oracle Italia Carlota Alvarez e Matteo Torti, CIO del Gruppo Ermenegildo Zegna, simbolo dell’eccellenza nel settore della moda.

L’Oracle Cloud World Tour è un’iniziativa globale che mira a mostrare come le soluzioni cloud e l’intelligenza artificiale possano trasformare le aziende, migliorando produttività ed efficienza attraverso l’automazione. Milano, con la sua tradizione di innovazione e design, è stata una scelta naturale per ospitare una tappa di questo tour.

La crescita del venture capital italiano: il futuro è nelle mani della nostra innovazione

Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha mostrato un dinamismo incredibile nel panorama del venture capital (VC), con numeri che raccontano una storia di crescente fiducia e ambizione. Un settore che, pur partendo da una base modesta nel 2015, ha registrato un aumento esponenziale, portando l’investimento totale a circa 8,6 miliardi di euro, con un impressionante incremento del 467% rispetto ai 194,3 milioni di euro di dieci anni fa. Questo cambiamento radicale, segnato soprattutto dai 7 miliardi investiti negli ultimi cinque anni, dimostra la crescente attenzione e il potenziale che il nostro Paese ha acquisito a livello globale.

Secondo il report “State of Italian VC”, pubblicato dal fondo di venture capital P101, l’Italia ha conquistato una posizione sempre più rilevante in Europa. Dal 2020 al 2024, infatti, la nostra nazione è riuscita a scalare la classifica europea, arrivando al decimo posto per investimenti in startup, superando realtà come l’Austria (6 miliardi di euro) e il Portogallo (5 miliardi di euro). Seppur lontana dalla Spagna (13,1 miliardi di euro), l’Italia ha mostrato che la sua crescita è solida, pur dovendo ancora recuperare terreno rispetto ai leader del mercato, quali il Regno Unito (114,2 miliardi di euro), la Francia (50,6 miliardi di euro) e la Germania (48,8 miliardi di euro).

Osservatorio Difesa: le startup che stanno rivoluzionando il settore

Il settore della Difesa, Sicurezza e Resilienza (DSR) ha raggiunto livelli record nel 2024, con un investimento totale di 5,2 miliardi di dollari, segnando un nuovo massimo storico. Questo dato emerge dal primo rapporto pubblicato da Dealroom.co e dal NATO Innovation Fund, il fondo di venture capital da 1 miliardo di euro sostenuto da 24 paesi membri della NATO. In un contesto in cui il mercato globale del venture capital ha registrato una contrazione del 45% negli ultimi due anni, il segmento DSR ha invece segnato una crescita del 30%, dimostrando di essere uno dei settori più resilienti e in rapida espansione in Europa.

Le startup che sviluppano tecnologie per la consapevolezza situazionale, il supporto alle decisioni e il monitoraggio delle minacce hanno attratto finanziamenti per un miliardo di dollari nel solo 2024, con un incremento di quattro volte rispetto al 2020. Questo slancio si traduce in un ecosistema di startup in piena espansione, capace di influenzare non solo il panorama della difesa, ma anche il settore della sicurezza aziendale e governativa.

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