Il 21 aprile 2025, alle 07:35 CEST, Jorge Mario Bergoglio ha cessato di vivere nella Domus Sanctae Marthae, vittima di un ictus seguito da un collasso cardiocircolatorio irreversibile; alle complicazioni si aggiungevano pregressi episodi di polmonite bilaterale, ipertensione e diabete di tipo II, come attestato dal certificato medico ufficiale rilasciato dal dottor Andrea Arcangeli.
Poche ore dopo, il cardinale camerlengo Kevin Farrell ha dato lettura dell’annuncio al mondo intero, sigillando l’inizio di una veglia pubblica senza precedenti.
Già il 23 aprile la Basilica di San Pietro ha aperto le porte alla camera ardente: una semplice cassa di legno, modello “rinuncia ai fasti”, ha accolto lunghissime file di fedeli, non meno di 20.000 persone tra pellegrini, curiosi e cronisti, disposti in coda sotto il solleone primaverile per rendere omaggio all’ultimo interprete di un papato sempre in bilico tra spirito di servizio e tattiche mediatiche.
L’eco politica non si è fatta attendere: mentre il pontefice giaceva in stato, Donald Trump autorizzava bandiere a mezz’asta negli uffici federali statunitensi e pregustava la passerella romana del 26 aprile.
