Toronto, palco celebrativo. Ilya Sutskever — uno dei padri fondatori della moderna intelligenza artificiale — riceve un’onorificenza che ha il retrogusto amaro della confessione pubblica. Non tanto per l’elogio accademico, ma per il sottotesto che trasuda da ogni parola: “accettare questo premio è stato doloroso”. Non è il solito vezzo da scienziato modesto. È un monito. O, meglio, una resa consapevole alla vertigine di ciò che abbiamo messo in moto.
Sutskever non è un profeta apocalittico, ma è colui che ha dato le chiavi del fuoco alle macchine. E adesso ci chiede di essere sobri, razionali e veloci. Non per aumentare la potenza computazionale, ma per restare in controllo. Ecco il punto: il controllo.