“Ciò che ci rende umani è la nostra capacità di trascenderci.” Lo dice Ray Kurzweil, e non è un filosofo new age o un poeta esistenzialista, ma un ingegnere, inventore, multimilionario e profeta della Singolarità. La stessa Singolarità che, secondo lui, arriverà verso il 2045, con l’eleganza chirurgica di un algoritmo che impara a riscrivere il proprio codice. Un futuro che profuma di silicone e immortalità.
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Ray Kurzweil è da decenni una figura centrale nella visione futuristica della singolarità tecnologica. Con il suo nuovo libro, The Singularity Is Nearer, estende e approfondisce le idee che hanno alimentato la sua opera precedente, The Singularity is Near. La singolarità, secondo la sua definizione, è il momento in cui l’intelligenza artificiale supererà le capacità umane, portando a un’accelerazione vertiginosa dell’innovazione tecnologica e a un cambiamento radicale della società. Ma qual è lo stato attuale di questa visione? E, forse ancor più cruciale, siamo pronti a gestire le implicazioni di una tale rivoluzione?