Nel cuore della sfida tecnologica globale, Roberto Cingolani, una delle voci più influenti nel panorama della difesa e della transizione tecnologica europea, ha espresso più volte l’urgenza di un’azione concreta per rafforzare la posizione dell’Europa nel settore spaziale. Con l’incredibile ascesa di SpaceX di Elon Musk, il mondo assiste a una rivoluzione nell’esplorazione spaziale, con Musk che ha portato la corsa spaziale privata a un livello mai visto prima. Tuttavia, la posizione dominante della sua azienda potrebbe non essere facilmente sfidabile, e Cingolani sa che l’Europa deve rispondere con forza e coesione. Ma come? La risposta potrebbe risiedere nella creazione di un consorzio spaziale europeo che unisca forze, risorse e competenze in un fronte unito.

L’Europa e la sfida della leadership spaziale

Quando si parla di spazio, l’Europa ha una lunga tradizione di successi e contribuzioni significative, grazie all’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e a numerose collaborazioni internazionali. Tuttavia, le innovazioni di SpaceX, tra cui il lancio di razzi riutilizzabili, la costruzione della costellazione Starlink per Internet satellitare e l’incredibile velocità con cui Musk ha sviluppato la tecnologia, hanno messo in ombra le ambizioni europee. L’Europa, storicamente meno aggressiva nella competizione spaziale, rischia di rimanere indietro se non si adatta alle nuove dinamiche del settore.

Nel corso degli ultimi anni, Cingolani ha ripetutamente sottolineato che l’Europa deve superare le sue divisioni interne e unire le sue forze per affrontare la competizione globale, in particolare con attori privati come SpaceX. La creazione di un consorzio spaziale europeo potrebbe rappresentare una risposta strategica e innovativa per evitare che il Vecchio Continente perda la leadership nelle tecnologie spaziali. Cingolani, già in veste di Ministro per la Transizione Ecologica e ora a capo di Leonardo, ha messo in evidenza che le sfide in ambito spaziale non si limitano alla sola esplorazione, ma si estendono anche alla sicurezza globale, al monitoraggio ambientale e all’innovazione tecnologica, tutti ambiti in cui l’Europa ha enormi potenzialità.

Un consorzio spaziale europeo non sarebbe solo una questione di fondi e risorse, ma di sinergie tra industrie, istituzioni e governi. La crescente rivalità tra i giganti tecnologici come SpaceX, Blue Origin e, in futuro, altre iniziative private, ha messo in luce quanto sia cruciale la cooperazione. Ma più di tutto, un consorzio europeo dovrebbe includere anche una forte componente di ricerca e sviluppo in grado di sfidare non solo la capacità tecnica di SpaceX, ma anche la sua velocità di esecuzione.

I principali attori europei, tra cui Leonardo, Airbus, Thales, e altre industrie aerospaziali, potrebbero fungere da pilastri per questo consorzio, integrandosi con agenzie spaziali nazionali e l’ESA. Con un coordinamento adeguato, l’Europa avrebbe la possibilità di sviluppare nuove tecnologie spaziali per affrontare le sfide del futuro, tra cui la gestione delle risorse naturali, il monitoraggio climatico, e la difesa.

Secondo Cingolani, l’Europa sta attualmente attraversando una fase in cui è vitale accelerare il passo nell’adozione di tecnologie avanzate. Non solo nello spazio, ma anche in settori strategici come la cybersecurity, la difesa, e le tecnologie verdi. La velocità con cui aziende come SpaceX hanno innovato, cambiando le regole del gioco, dimostra quanto rapidamente si possa evolvere un settore che solo pochi anni fa era considerato statico e dominato da agenzie statali.

In Europa, la risposta deve essere altrettanto rapida e mirata. Ma il punto centrale che Cingolani sottolinea è che l’Europa non può più permettersi di navigare da sola. La creazione di un consorzio spaziale integrato potrebbe dare al continente la forza necessaria per rivaleggiare con i colossi americani, diventando un attore globale nella nuova era della corsa spaziale privata.

Non si tratta solo di una questione di competizione commerciale, ma anche di geopolitica e di sicurezza. L’Europa ha bisogno di accrescere la sua autonomia e protezione, soprattutto in un contesto globale sempre più volatile. L’approccio “privato” di SpaceX potrebbe sembrare allettante per la velocità con cui sviluppa soluzioni, ma è altrettanto vero che l’autonomia europea nello spazio diventa fondamentale per evitare dipendenze pericolose in settori critici come la difesa e la connettività.

Inoltre, lo spazio non è più solo un’opportunità di esplorazione scientifica, ma una risorsa strategica per il monitoraggio ambientale, il controllo delle comunicazioni globali e la difesa contro minacce esterne. L’Europa, con il suo patrimonio di ricerca e tecnologia, ha una posizione privilegiata per costruire una leadership alternativa e forse più sostenibile, se si decide di mettere da parte rivalità interne e puntare su un ambizioso progetto comune. Il tempo stringe, e la sfida lanciata da Cingolani è chiara: l’Europa deve unirsi per non restare fuori dalla partita spaziale.

Leonardo Cingolani, ha anche recentemente affrontato le crescenti preoccupazioni riguardo le tensioni economiche tra Stati Uniti ed Europa. Le sue dichiarazioni hanno sottolineato la futilità e la natura controproducente di questi scontri in un’economia globale che sta cambiando rapidamente, evidenziando l’importanza della collaborazione piuttosto che del conflitto. In un periodo in cui le tensioni geopolitiche sembrano aumentare a vista d’occhio, la sua prospettiva getta luce su una verità spesso trascurata: il mondo ne trae molto più beneficio quando i giganti economici cooperano piuttosto che competere su fronti inutili.

Le parole di Cingolani riflettono un sentimento che molti nel mondo degli affari e della politica sono stati riluttanti a esprimere pubblicamente, soprattutto nel contesto delle crescenti guerre commerciali e dei cambiamenti normativi che hanno spesso creato una frattura tra le potenze occidentali. Le recenti tensioni, in particolare quelle generate da dazi, cambiamenti normativi e restrizioni sull’accesso ai mercati, sembrano aver creato un panorama economico frammentato. Sebbene questi confronti possano sembrare mosse tattiche per tutelare gli interessi nazionali, l’affermazione di Cingolani sottolinea che le conseguenze a lungo termine potrebbero essere molto peggiori di qualsiasi guadagno temporaneo derivante dall’isolazionismo economico.

Nel suo intervento, Cingolani ha osservato che sia gli Stati Uniti che l’Europa fanno parte dello stesso ecosistema economico globale e affrontano sfide simili. Dalla competizione tecnologica, alle vulnerabilità delle catene di approvvigionamento, alla dipendenza energetica, ci sono pochi vantaggi nel peggiorare queste divisioni. Il futuro di entrambe le regioni, ha suggerito, sta nel trovare modi per lavorare insieme piuttosto che creare compartimenti stagni di influenza e protezionismo. Entrambe le economie, infatti, hanno affrontato scosse economiche e politiche considerevoli negli ultimi anni, dalla pandemia alle turbolenze nei mercati energetici. Per superare tali turbamenti, un approccio cooperativo, incentrato sul reciproco beneficio piuttosto che sulla rivalità, potrebbe portare a una ripresa più rapida ed efficace.

Inoltre, il CEO ha discusso di come la competizione tra Stati Uniti ed Europa abbia talvolta portato a opportunità mancate in joint venture e progetti collaborativi, soprattutto in settori come la difesa e la tecnologia. Aziende come Leonardo, che hanno radici solide sia in Europa che negli Stati Uniti, potrebbero trarre enormi benefici da iniziative che promuovano alleanze transfrontaliere, riducendo le ridondanze e amplificando l’innovazione. In questi settori, dove le minacce e le opportunità globali non conoscono confini, concentrarsi su soluzioni difensive e di sicurezza collaborative non è solo un vantaggio strategico, ma una necessità per la stabilità e la crescita a lungo termine.

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