Occhiali spaziali e prezzi scontati, la cina invade la realtà aumentata senza chiedere permesso
A prima vista sembrano solo un altro paio di occhiali tech. Ma dentro i Rokid AR Spatial c’è la Cina che, con una lente ben levigata e una mano sul chip di Qualcomm, vuole ribaltare le regole del gioco globale della realtà aumentata. E lo fa a colpi di sconto, e-commerce e strategia militare mascherata da shopping compulsivo. AliExpress come cavallo di Troia, il “BigSave” come esca dorata: benvenuti nel nuovo fronte digitale della geopolitica commerciale.
Rokid, startup di Hangzhou specializzata in eyewear aumentato, ha deciso di lanciarsi nel mercato globale con la grazia di un bulldozer in vetrina. Dal 16 giugno, proprio in mezzo alla bolgia dell’“AliExpress 618 Summer Sale”, i suoi occhiali AR Spatial saranno disponibili in offerta mondiale a 568 dollari, quasi 100 in meno rispetto al prezzo originale. Un posizionamento aggressivo che profuma di operazione d’assalto. La tecnologia? Spinta da un hub portatile che alimenta la visione computazionale spaziale con un chip Qualcomm integrato. Il visore pesa solo 75 grammi ma porta sulle spalle un carico strategico molto più pesante.
Tre desktop virtuali affiancati, una modalità cinema con effetto “schermo da 300 pollici”, e una leggerezza che sfida le leggi della fisica indossabile: tutto questo è l’esperienza promessa. Non proprio una rivoluzione, ma un raffinato raffinamento, frutto di un’industria cinese che ha imparato bene le regole dell’hardware di consumo, limandole finché non diventano arma.
Rokid non è sola in questa offensiva. Nello stesso carro di AliExpress troviamo Unitree (robotica), Anker (elettronica di consumo), Pop Mart (giocattoli da collezione), Lenovo e Xiaomi. Alibaba punta a far superare a 1.000 brand il traguardo del milione di dollari in vendite internazionali quest’anno. Non è e-commerce, è diplomazia commerciale travestita da checkout.
A dirla tutta, l’azienda non è nuova su AliExpress: prima del debutto ufficiale aveva già testato il terreno tramite distributori, riportando una crescita del 600% nel primo trimestre 2025. Numeri che fanno capire perché ora stia aprendo una sua boutique virtuale.
La mossa ha senso anche dal punto di vista dell’infrastruttura. AliExpress, con Cainiao alle spalle, offre logistica globale e visibilità algoritmica. “I marchi cinesi all’estero faticano per la bassa notorietà e i costi di marketing”, ammette Shao Huaqiang, responsabile del business internazionale di Rokid. In effetti, è un vecchio problema: costruire brand in mercati già saturi è come vendere occhiali in una stanza buia. Serve più che visione: serve potere.
Il contesto, poi, è pronto. La sigla magica XR – che racchiude AR, VR e MR – è tornata di moda grazie a Meta, Apple, Huawei, ByteDance, Xiaomi, e ora anche Google, che ha appena svelato Android XR insieme a Xreal e il suo misterioso “Project Aura”. La realtà aumentata non è più il cugino sfigato del metaverso, ma la nuova frontiera del computing immersivo. Le vecchie cuffie pesanti da astronauta hanno lasciato spazio a occhiali sottili, quasi fashion, spinti da AI e batterie più intelligenti. Siamo entrati nell’era della “glasses race”, e come in ogni corsa, vince chi arriva prima – o chi sa spendere meglio.
Il mercato risponde: 46,6 miliardi di dollari stimati entro il 2025 nel settore AR/VR secondo Statista, con la Cina pronta a superare i 10,5 miliardi di dollari di spesa annuale nel segmento entro il 2029, cavalcando un tasso di crescita composto superiore al 41%. Non è crescita, è colonizzazione sensoriale.
Sotto questo scenario, gli occhiali Rokid sono il cavallo da battaglia perfetto: tecnologicamente sufficiente, economicamente allettante, logisticamente inarrestabile. E con quel peso piuma da 75 grammi, sono anche metafora perfetta di una Cina sempre più leggera nel toccare i mercati esteri, ma sempre più pesante nell’imporvi la propria presenza.
C’è un certo paradosso nel vedere questi visori, nati per aumentare la realtà, diventare strumenti per sfuggirle. Uno schermo da 300 pollici simulato negli occhiali potrebbe sembrare libertà visiva, ma è anche un modo per chiudersi in un mondo costruito, filtrato, controllato. “La realtà aumentata”, come direbbe un moderno Pascal, “è solo un’altra forma di distrazione ben progettata”.
Ma dietro la superficie liscia degli occhiali Rokid, si legge molto di più. È la volontà di affermare una supremazia tecnologica cinese che non passa più solo per i chip o i server, ma attraverso il design e la UX. La qualità percepita non è più un dominio esclusivo di Cupertino. La nuova Apple cinese? Forse non esiste, ma forse è il network stesso: Alibaba, Rokid, ByteDance, Xiaomi. Un ecosistema che non vende solo prodotti, ma esperienze culturalmente ricodificate.
Nel frattempo, in Occidente si discute ancora se il visore di Apple “valga la pena” e se il metaverso sia vivo o meno. In Cina, semplicemente, si vendono occhiali spaziali in saldo, e si sorride.
È il capitalismo aumentato.