Geoffrey Hinton, spesso definito il “padrino dell’IA”, ha recentemente lanciato un avvertimento che dovrebbe far tremare chiunque creda nella neutralità tecnologica. In un’intervista esclusiva rilasciata a The Guardian il 15 agosto 2025, Hinton ha spiegato come le armi autonome letali possano abbassare drasticamente le barriere alla guerra, rendendo i conflitti più probabili piuttosto che meno. L’idea non è fantascienza: stiamo parlando di sistemi capaci di decidere autonomamente chi colpire, senza intervento umano diretto, trasformando la geostrategia globale in un gioco di algoritmi e robot.

La definizione di armi autonome è semplice ma inquietante. Non sono droni pilotati a distanza, ma sistemi dotati di piena autorità decisionale sulla vita e sulla morte. Come sottolinea Hinton, queste macchine possono selezionare e attaccare bersagli senza che nessun essere umano premi un pulsante. Questo cambia radicalmente le dinamiche del campo di battaglia: l’errore umano, l’indecisione, la responsabilità morale vengono sostituite da logiche algoritmiche fredde.

Storicamente, la guerra è stata limitata dai costi umani: soldati caduti, famiglie devastate, opinione pubblica scandalizzata. Hinton introduce il concetto di “robot morti”: sostituendo esseri umani con macchine, si elimina il deterrente morale che ha sempre frenato le escalation. La guerra diventa, paradossalmente, più facile da scatenare perché non ci sono più vittime visibili da contare, solo strumenti da sostituire.

Dal punto di vista strategico, le armi autonome offrono vantaggi schiaccianti a nazioni con risorse tecnologiche avanzate. Un Paese ricco potrebbe proiettare potere contro uno più debole con rischi minimi, rendendo politicamente accettabile ciò che in passato sarebbe stato inaccettabile. Questa nuova dinamica altera equilibri geopolitici consolidati, creando uno scenario in cui la deterrenza tradizionale si sfalda.

Il lato economico non è meno rilevante. L’industria bellica vede nelle armi autonome un mercato enorme e in rapida crescita. Produttori di sistemi militari avanzati potrebbero spingere per lo sviluppo e la vendita di robot killer, incentivati da margini di profitto elevati. Questa pressione economica rischia di accelerare l’adozione di tecnologie pericolose, spesso prima che normative etiche o controlli internazionali siano implementati.

Il messaggio di Hinton riformula il dibattito sulle armi autonome: il pericolo non risiede solo nella letalità immediata, ma nella facilità politica di scatenare guerre. Eliminando il costo umano per chi attacca, queste macchine potrebbero rendere i conflitti ordinari, destabilizzare regioni intere e innescare una corsa agli armamenti guidata dall’intelligenza artificiale. La sua intervista è un campanello d’allarme: senza norme globali vincolanti, i robot killer potrebbero diventare il prossimo fattore scatenante di conflitti reali, più vicino e concreto di quanto la maggior parte dei leader mondiali sia pronta ad ammettere.

Fonti: Geoffrey Hinton, intervista a The Guardian, 15 agosto 2025.