In un mondo dove l’intelligenza artificiale cresce più velocemente della capacità delle aziende di gestirla, parlare di etica sembra spesso un lusso da conferenza accademica. Fabrizio Degni, esperto di AI scuote questo luogo comune con il suo framework PALO. Non un semplice manifesto etico, ma uno strumento progettato per navigare la complessità normativa e operativa dell’AI enterprise. La conversazione che segue non è solo teoria: è una sfida aperta alle aziende che pensano che il profitto possa sostituire la responsabilità.

Quando gli chiedo se PALO rischi di diventare un freno burocratico all’innovazione, Degni ride appena. La sua diagnosi è chiara: la cosiddetta “ROI Myopia” ha già causato danni miliardari. Sistemi di recruiting discriminatori, algoritmi di credito che escludono intere fasce di popolazione, decisioni automatizzate che peggiorano le disuguaglianze. PALO non frena l’innovazione, la rende sostenibile, dice Degni, con una sicurezza che fa capire come l’ethics washing sia il vero lusso che le aziende non possono più permettersi.

Il framework si ispira a framework come ISO 42001 e ISO 42005, qualcuno potrebbe obiettare che sia un castello di carta normativo ma Degni replica che ignorare questi standard è un suicidio organizzativo. Arriveranno regolamenti come l’EU AI Act, e chi non ha percorso la strada della compliance si troverà impreparato. PALO non è teoria accademica: ogni fase del ciclo di vita dell’AI è mappata sui requisiti ISO, trasformando le norme in strumenti concreti di governance. I KPI etici sollevano scetticismo: il “Demographic Parity Difference” e l'”Explainability Score” suonano a molti come numeri da report di boardroom, utili solo per rassicurare gli investitori. Degni non nega la complessità. Ma l’alternativa, dice, è continuare a fare AI “a sentimento”. I KPI si basano su metodologie scientifiche consolidate, da LIME a SHAP, passando per test statistici di fairness. L’interpretazione esperta è necessaria, ecco perché PALO include ruoli specifici come l’AI Ethics Officer, figure che rendono reale l’etica aziendale e non solo decorativa.

Il framework prevede cinque fasi, da Ideation a Decommissioning. Il mondo dell’AI è dinamico, i modelli cambiano ogni settimana: i principi etici non cambiano con le versioni dei modelli. Discriminazione resta discriminazione, sia con GPT-4 sia con GPT-7. PALO adotta meccanismi di risk tiering che modulano velocità e attenzione del processo in base alla criticità del caso d’uso, rendendolo flessibile senza perdere rigore.

La tensione tra business e etica è palpabile quando si parla di frameworks. Degni sfida l’assunto: le aziende vivono per profitto, sì, ma ignorare  costa più dei margini a breve termine. Multa GDPR, danni reputazionignorare costalenti, calo della fiducia dei consumatori: la lista è lunga e costosa. PALO è risk management intelligente, dove i KPI di business continuano a guidare le scelte strategiche senza sacrificare la responsabilità sociale.

Il tema delle “vulnerable populations” e del “societal well-being” solleva interrogativi su chi stabilisca cosa sia bene per la società. Degni non cede a utopie paternalistiche: PALO si fonda sui Principi OECD ratificati da 42 paesi. Non inventa l’etica, la applica con standard internazionali condivisi, lasciando margine di contestualizzazione ma fissando punti fermi universali come fairness, transparency e accountability.

Responsible decommissioning: chi spegne mai un algoritmo che genera profitti? La risposta di Degni è diretta. Senza governance strutturata, nessun board ha il coraggio di fermare un flusso di ricavi. L’AI Governance Board deve avere autorità reale, come dimostrano i casi di Facebook e Meta costretti a ritirare sistemi discriminatori sotto pressione regolatoria. Meglio agire proattivamente, prima che il danno diventi irreversibile.

Degni avverte: non aspettate la perfezione. L’AI etica è un percorso iterativo, un viaggio più che una destinazione, e ogni implementazione porta nuovi insight su come integrare principi etici nel cuore dei processi decisionali.

Infine, l’interrogativo cruciale: PALO può davvero contenere la deriva verso AI incontrollabili e superpotenti? La risposta di Degni è affilata e pragmatica: il framework non ferma il progresso tecnologico, lo indirizza, la tecnologan⁶j L’AGI arriverà, ma possiamo scegliere se svilupparla con principi etici integrati o aspettare che sia troppo tardi per controllarla. PALO è un investimento nel futuro che vogliamo, non nel futuro che subiamo, e in questa prospettiva il business e l’etica smettono di essere nemici e diventano co-piloti di una strategia sostenibile.

In quest’epoca in cui l’AI viene celebrata come un’oracolare onnipotente e al contempo demonizzata per le sue derive, PALO emerge come un faro pragmatico e provocatorio. Non promette miracoli, ma obbliga le aziende a misurare, interpretare e agire secondo principi concreti. Fabrizio Degni non nasconde il lato scomodo della sfida: integrare etica, compliance e business non è sexy, ma è necessario. Chi saprà seguire questa strada, evitando la “ROI Myopia”, non solo eviterà disastri miliardari, ma avrà la possibilità di trasformare l’AI da rischio incontrollato a vantaggio competitivo sostenibile.

In un’era dove le aziende preferiscono a volte l’illusione del progresso alla responsabilità reale, il framework PALO ricorda che la governance etica non è un freno, ma un acceleratore per chi osa guardare oltre il profitto immediato. La sostenibilità tecnologica non è un’opzione, è la nuova frontiera del vantaggio competitivo che nessuna multinazionale può ignorare senza rischiare il naufragio.