Per decenni dopo la Guerra Fredda, l’Europa è stata percepita come militarmente debole, incapace di difendersi senza il sostegno degli Stati Uniti. Dalla firma degli Accordi di Dayton negli anni ’90 alla Guerra in Iraq del 2003, il continente ha faticato a imporsi come attore coeso nelle questioni globali. Oggi, di fronte alla guerra in Ucraina, l’Europa ha consolidato influenza politica, economica e militare, conquistando un ruolo decisivo nella gestione di scenari che un tempo erano appannaggio esclusivo di Washington.

Gli anni iniziali furono segnati da limiti strutturali. Durante le guerre jugoslave, la frammentazione europea costrinse gli Stati Uniti a guidare le negoziazioni a Dayton, Ohio. Nel 2003, la guerra in Iraq rivelò divisioni profonde: alcuni paesi sostenevano Washington, altri si opponevano, mentre gli stati baltici si schierarono principalmente per dimostrare il loro valore come membri della NATO. L’Europa sembrava incapace di parlare con una voce unica, figuriamoci di guidare decisioni strategiche autonome.

La svolta arriva con l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. La crisi ha catalizzato l’unità europea, trasformando il continente da partner passivo a protagonista attivo. Gli stati membri dell’UE sono diventati fornitori chiave di armi, addestramento e supporto finanziario per Kyiv, mentre affrontavano il peso dell’accoglienza di milioni di rifugiati e le ricadute economiche del conflitto. Questa mobilitazione senza precedenti ha evidenziato capacità e resilienza, mostrando che l’Europa può assumersi responsabilità enormi in tempi di crisi.

Il rafforzamento non si è limitato alla diplomazia o all’assistenza economica. Germania, Polonia e altri paesi hanno incrementato significativamente i bilanci della difesa, investendo in capacità militari moderne. Parallelamente, l’UE ha spinto per un’autonomia strategica, diversificando le fonti energetiche e riducendo la dipendenza dalla Russia. Sul piano diplomatico, l’Europa gioca oggi un ruolo centrale nei negoziati, combinando sanzioni mirate con aiuti e pressione internazionale. La trasformazione è completa: da partner secondario a decisore imprescindibile nel futuro dell’Ucraina.

Questa evoluzione ridisegna l’equilibrio transatlantico. L’Europa non è più il junior partner di Washington, ma una potenza capace di influenzare il proprio vicinato e oltre. La disponibilità a sostenere costi economici e politici significativi ha garantito al continente un posto permanente nel tavolo delle grandi potenze. La guerra in Ucraina non è solo un test di resilienza militare: è la prova che l’Europa ha maturato capacità strategiche e autonomia politica, ridefinendo il proprio ruolo globale per decenni a venire.

Fonte: European Union External Action, NATO, Financial Times, Politico