David Solomon (CEO di Goldman Sachs) ha lanciato un avvertimento netto: dopo l’accelerazione “frenetica” finanziata dall’entusiasmo per l’intelligenza artificiale, nei prossimi 12-24 mesi potrebbe verificarsi un forte ritracciamento sui mercati azionari. Solomon richiama la lezione della bolla internet: storicamente, grandi innovazioni spingono la formazione di capitale e startup, ma non tutte le scommesse reggono. Il rischio è che si creino molte “zombie tech” che consumano capitale senza generare ritorni.
Da un punto di vista strategico, il messaggio è chiaro: se sei esposto in modo concentrato a titoli AI, semiconduttori iper-valutati, startup con burn rate elevato, devi cominciare a pensare a hedging, riduzione del leverage o spostamenti verso asset “difensivi” o cash liquidity. Il rischio non è che il rally continui (potrebbe farlo ancora per un po’) ma che la disillusione arrivi in blocco.
Fed, inflazione, affitti & politiche divergenti
Stephen Miran, neo-governatore della Fed (nominato da Trump), ha detto che se gli affitti dovessero aumentare in modo imprevisto, rivedrà la sua visione “benigna” sull’inflazione. Miran appare come una voce “dovish radicale”: vorrebbe tagli aggressivi dei tassi, convinto che la politica attuale sia troppo restrittiva.
Ma non è l’unico nel dibattito. Austan Goolsbee, presidente della Federal Reserve di Chicago e membro votante del FOMC, ha dichiarato cautela: teme che tagli troppo rapidi possano rivelarsi prematuri se l’inflazione persiste e il mercato del lavoro rimane instabile.
Secondo Goolsbee siamo in uno “sticky spot”: inflazione in risalita (specialmente nei servizi) e segni di deterioramento dell’occupazione contemporaneamente. In tali condizioni, un’eccessiva fiducia che l’inflazione “sparisca da sola” è pericolosa.
Questa divergenza interna alla Fed tra il “taglio rapido” di Miran e la prudenza di altri introduce un fattore di rischio aggiuntivo per le aspettative del mercato e alimenta incertezza sul sentiero dei tassi futuri.
Potenziali impatti sui mercati e sui settori
Se il “drawdown” ipotizzato da Solomon si manifesta, le aree più vulnerabili includono tecnologia “di punta”, startup AI con bilanci fragili, società molto levereggiate. Le aziende che beneficiano di valutazioni elevate basate su aspettative aggressive saranno quelle più a rischio.
Se la Fed dovesse inclinarsi verso il taglio aggressivo (spinta da Miran), potremmo vedere un “risk on” momentaneo: utili per settori sensibili ai tassi immobili, consumi discrezionali, tech growth. Ma il rovescio è che se l’inflazione rimane elevata, la Fed potrebbe dover tornare sui suoi passi, scatenando panico nei titoli sensibili ai tassi.
Al contrario, se prevale una linea cauta (Goolsbee e altri), il mercato si troverà con aspettative troppo aggressive da una parte, e tassi reali più alti dall’altra: scenario potenzialmente stagflazionistico, oppure con rallentamento marcato nei settori più ciclici.
Ne risentirebbero fortemente: banche (margini compressi), immobiliare (costi di finanziamento alti), società con debito pesante. Invece, settori “difensivi” e titoli con cash flow stabili potrebbero reggere meglio.
Cosa tenere d’occhio nelle prossime settimane
I segnali da valutare con vigilanza: dati sugli affitti / prezzi immobiliari, componente “shelter” nei CPI/indice dei prezzi, rapporti occupazionali (non solo headline ma anche qualità), comunicazioni ufficiali del FOMC e verbali dei membri interni (specialmente rifletteranno la tensione tra Miran e il fronte più moderato).
Anche la comunicazione di Goldman e banche d’investimento sarà interessante: se cominceranno a costruire “risk buckets” su AI / tech, è un segnale che il mercato sta tipicamente preparando il campo a un ritracciamento.
Siamo in un momento in cui l’euforia tecnologica, le attese sul percorso dei tassi e le tensioni interne alla Fed stanno cominciando a generare segnali contrastanti. Non so se il drawdown arriverà domani, ma il seme del dubbio è stato piantato e un buon CTO/investitore sa che i semi più piccoli possono germogliare con rapidità.