Buona notizia per chi ama i “colpi di scena” tecnologici: AMD e OpenAI hanno firmato un accordo pluriennale per fornire sei gigawatt di potenza di calcolo ai data center di Intelligenza Artificiale, con l’obiettivo iniziale di dispiegare un gigawatt di GPU Instinct MI450 nella seconda metà del 2026.
Questo passo ha fatto esplodere il titolo AMD in pre-market, con guadagni attorno al 24-25 %.
La portata di questa mossa non è solo finanziaria: è strategica. OpenAI non si affida più a un solo fornitore dominante (leggasi: Nvidia), ma distribuisce il rischio e impone una competizione per l’architettura che va ben oltre la semplice fornitura di chip.
AMD definita “core strategic compute partner”, mentre Nvidia rimane “preferred strategic compute and networking partner” nel quadro più ampio della strategia OpenAI.
OpenAI ha ricevuto un’opzione per acquisire fino al 10 % del capitale AMD tramite warrant su 160 milioni di azioni al prezzo simbolico di centoth di dollaro, da esercitarsi in relazione al raggiungimento di milestone tecniche e commerciali.
Cosa c’è dietro i gigawatt
Un gigawatt di GPU non è un’unità simbolica: stiamo parlando di infrastrutture su scala sovranazionale, consumi energetici imponenti, fabbriche di silicio e infrastrutture di raffreddamento, potenza per alimentare modelli AI di generazioni future. OpenAI sa che il collo di bottiglia non è più il modello di linguaggio è l’hardware sottostante.
AMD è già partner tecnico per i progetti precedenti (serie MI300X / MI350X), e con questo accordo si assicura una pipeline triennale o quinquennale per le sue GPU di generazione futura.
Ricorda: quando un’azienda come OpenAI proclama “porteremo AI avanzata a tutti più velocemente”, serve infrastruttura massiva dietro. E non basta avere GPU potenti: serve che la catena silicio, packaging, interconnessioni, gestione termica, software di orchestration sia allineata. AMD si offre come fornitore integrato, non solo chipmaker.
Fin qui, le cifre ufficiali restano nebulose: AMD parla genericamente di “decine di miliardi di dollari in ricavi” senza dettagliare le condizioni o la curva di erogazione.
Rischi, scacchi strategici e conseguenze
Non pensare che sia un tabellone facile: la competizione con Nvidia è dura, soprattutto considerando che OpenAI ha già un accordo “strategico” con Nvidia per dispiegare ben 10 gigawatt di capacità aggiuntiva.
Il fatto che l’accordo con Nvidia includa una potenziale iniezione fino a 100 miliardi di dollari in OpenAI introduce ulteriori complicazioni nei rapporti di forza.
Dal punto di vista finanziario, l’opt-in al 10 % di AMD da parte di OpenAI può generare effetti di diluizione o pressioni sull’azionariato AMD — ma è anche un legame che allinea gli interessi sul lungo termine. AMD lega il vesting dei warrant a milestone sui prezzi delle azioni e sulla scala di deployment.
Infine, c’è il rischio esecuzione: non basta annunciare sei gigawatt. Le forniture, la produzione, i yield di chip, le interruzioni nelle supply chain, le sfide logistiche globali — tutto può rallentare il sogno.
Se AMD mantiene la promessa o meglio, implementa con successo questo accordo rappresenta un colpo diretto al dominio Nvidia. La competizione si sposterà non solo su prestazioni per watt, ma su ecosistemi software, scalabilità, interoperabilità con infrastrutture cloud e latenza nella distribuzione geografica.
OpenAI, infatti, cerca di evitare un “lock-in hardware monolitico”. La diversificazione assicura non solo leva negoziale, ma capacità di resilienza. E già oggi, la domanda di chip AI è così alta che qualsiasi alternativa valida acquista un premium speculativo.
Per AMD è un’occasione per dimostrarsi indispensabile nel mondo AI: se riesce a vincere la fiducia non solo di OpenAI, ma di altri BigTech e startup AI, può passare da player secondario a pilastro dell’architettura del futuro.