Intel ha annunciato che il suo CEO Tan Lip-bu assumerà la guida diretta delle iniziative di intelligenza artificiale dell’azienda dopo l’uscita del chief technology officer Sachin Katti, passato a OpenAI. Una mossa che conferma due cose: l’urgenza strategica di Intel di rimanere rilevante nell’era dell’AI e il magnetismo irresistibile che OpenAI esercita sui migliori cervelli della Silicon Valley.
Katti, ex professore di Stanford e figura chiave nella riorganizzazione AI di Intel a inizio anno, ha dichiarato sui social di aver raggiunto il team di Greg Brockman per “progettare e costruire l’infrastruttura di calcolo” destinata alla ricerca sull’intelligenza artificiale generale. Tradotto: lavorerà sul motore stesso che alimenterà la prossima generazione di modelli OpenAI.
Per Intel, la partenza è un colpo simbolico quanto strategico. La compagnia, già impegnata in una faticosa ristrutturazione del suo business, ha visto negli ultimi mesi un flusso costante di uscite ai vertici. Tan Lip-bu, che ha preso le redini a marzo con l’ambizione di riportare il colosso al centro del gioco dei semiconduttori, ora deve gestire non solo la corsa all’AI, ma anche un mercato che la percepisce come un gigante in cerca d’identità.
La dichiarazione ufficiale dell’azienda cerca di mantenere toni istituzionali: “L’AI resta una delle massime priorità strategiche di Intel”, si legge nel comunicato. Ma tra le righe traspare la consapevolezza di un ritardo difficile da colmare. Mentre Nvidia continua a dominare la scena con chip dedicati all’addestramento dei modelli generativi e TSMC detiene il vantaggio produttivo, Intel lotta ancora per trovare una posizione credibile nel segmento data center AI.
Tan, noto per la sua visione di lungo periodo e per l’attenzione maniacale ai margini tecnologici, ha deciso di accorpare la divisione AI al suo diretto controllo, segnale che l’azienda non può più permettersi lentezze o mediazioni interne. È una mossa quasi da start-up, più che da colosso decennale. Potrebbe essere l’unico modo per spingere l’innovazione dall’interno senza attendere che i competitor definiscano i confini del nuovo mercato.
Il paradosso è che Intel continua a fornire processori centrali per sistemi server AI, ma a un livello secondario rispetto ai chip specializzati che trainano la rivoluzione generativa. Il mercato sa che la vera partita si gioca sull’efficienza del silicio, sulla capacità di combinare potenza di calcolo e sostenibilità energetica. Nvidia l’ha capito da tempo, AMD si sta adattando, e ora Intel sembra finalmente pronta a tentare un rilancio, anche se in ritardo.
Negli ultimi mesi Tan ha anche promosso diversi dirigenti interni e assunto nuovi nomi di peso, tra cui Kevork Kechichian, ex Arm, per guidare l’unità data center. Una strategia di mix tra rinnovamento e consolidamento che punta a ridare ritmo a un’azienda appesantita da burocrazia e da una catena decisionale troppo lenta per l’attuale velocità del settore.
L’aspetto più ironico è che Intel, pioniera del silicio, ora si trova nella posizione di dover inseguire proprio nel campo che avrebbe dovuto dominare. La fuga del suo CTO verso OpenAI sembra quasi un segnale generazionale: il potere dell’innovazione non sta più solo nei transistor, ma nelle reti neurali che quei transistor alimentano.
La parola d’ordine diventa “esecuzione”. Tan Lip-bu lo sa: la narrazione conta, ma senza risultati concreti il rischio è di restare un gigante con i piedi d’argilla in un mondo che corre verso l’intelligenza artificiale distribuita e generativa. Per Intel, il futuro si giocherà sulla capacità di passare dalle slide ai wafer, dai comunicati alle GPU reali.
La scena si chiude con due immagini in contrasto: da una parte il nuovo CTO di OpenAI che costruisce le fondamenta della prossima era dell’intelligenza computazionale; dall’altra Tan Lip-bu che si trova a dover reinventare la sua azienda per non diventare un caso da business school. E chissà se tra qualche anno, ripensando a questa giornata, qualcuno non definirà la partenza di Sachin Katti come il momento in cui l’intelligenza artificiale ha definitivamente lasciato il laboratorio per entrare nei consigli di amministrazione.