Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

Autore: Dina Pagina 9 di 39

Direttore senior IT noto per migliorare le prestazioni, contrastare sfide complesse e guidare il successo e la crescita aziendale attraverso leadership tecnologica, implementazione digitale, soluzioni innovative ed eccellenza operativa.

Con oltre 20 anni di esperienza nella Ricerca & Sviluppo e nella gestione di progetti di crescita, vanto una solida storia di successo nella progettazione ed esecuzione di strategie di trasformazione basate su dati e piani di cambiamento culturale.

Elon Musk: da salvatore dei costi governativi a zavorra politica?

Elon Musk, l’iconico imprenditore noto per le sue imprese spaziali e automobilistiche, sembra essere giunto al capolinea della sua avventura come “tagliatore di costi e di teste..” per il governo statunitense. Secondo un recente rapporto di Politico, il presidente Donald Trump avrebbe confidato ai suoi collaboratori più stretti che Musk si ritirerà nelle prossime settimane per tornare a concentrarsi sulle sue aziende, in particolare sulla travagliata Tesla. ​

La Casa Bianca ha minimizzato queste voci, affermando che Musk lascerà il suo incarico primaverile come previsto. Tuttavia, i segnali di una crescente tensione sono evidenti. Recentemente, in Wisconsin, l’elezione di Susan Crawford alla Corte Suprema dello Stato ha inflitto una sconfitta ai candidati conservatori sostenuti da Trump e Musk, evidenziando i limiti dell’influenza politica del magnate. ​

Amazon vuole TikTok: Mossa disperata o strategia geniale?

Amazon ha deciso di lanciare un’offerta last-minute per acquisire TikTok, proprio quando il tempo sta per scadere. Il 5 aprile è il termine ultimo imposto dall’amministrazione USA affinché il social network di ByteDance trovi un acquirente non cinese o affronti il ban definitivo nel paese.

Secondo Reuters, la proposta di Amazon è stata inviata direttamente al vicepresidente J.D. Vance e al Segretario del Commercio Howard Lutnick, ma molti degli attori coinvolti nei negoziati non la stanno prendendo seriamente. Sembra quasi un colpo di scena alla Jeff Bezos, uno di quei movimenti inattesi che potrebbero ribaltare la partita all’ultimo secondo.

Luciano Floridi: la sfida epistemologica dell’era zettabyte – la qualità dell’informazione tra big data e piccoli pattern

Viviamo nell’era dello zettabyte, una realtà in cui la produzione di dati cresce in modo esponenziale, superando la nostra capacità di elaborazione e comprensione. Luciano Floridi, uno dei massimi filosofi dell’informazione, ci mette in guardia: la conoscenza non è una costruzione naturale, ma un’abilità raffinata di interpretare e “hackerare” i dati che provengono dal mondo. Tuttavia, la vera sfida epistemologica non è tanto nell’accumulare dati, quanto nell’individuare i piccoli pattern, ovvero quelle micro-strutture informative che nascondono valore e significato in mezzo al rumore del superfluo.

Incidente Xiaomi, il sogno dell’auto autonoma si schianta: tragedia, responsabilità e il rischio della corsa cieca

L’entusiasmo per le auto elettriche e l’autonomia di guida in Cina ha subito un brusco risveglio con l’incidente mortale che ha coinvolto la Xiaomi SU7, il primo veicolo del gigante dell’elettronica. Tre persone hanno perso la vita, e la notizia ha scatenato un’ondata di critiche sulla sicurezza delle tecnologie di assistenza alla guida e sulla loro implementazione affrettata.

L’illusione del pilota automatico e la realtà della responsabilità

Il sistema di assistenza alla guida del SU7, attivato durante l’incidente, non ha impedito lo schianto contro una barriera in cemento a 116 km/h. Xiaomi ha confermato che il sistema aveva avvisato il conducente due secondi prima dell’impatto, ma questo solleva interrogativi: è sufficiente un allarme con così poco preavviso? E, soprattutto, quanti utenti capiscono davvero come usare questi sistemi?

La Cina continua la corsa all’intelligenza artificiale: Zhipu AI lancia un agente gratuito per sfidare i giganti globali

Zhipu AI ha appena fatto un altro passo significativo nell’evoluzione dell’intelligenza artificiale, presentando il suo nuovo agente AI gratuito, AutoGLM Rumination. In una mossa che sembra voler confermare la determinazione della startup cinese nel diventare un leader nel settore dell’intelligenza artificiale, il CEO Zhang Peng ha annunciato durante un incontro a Pechino che questo nuovo strumento è capace di eseguire compiti complessi come la pianificazione di viaggi o la redazione di rapporti di ricerca, sfidando direttamente le soluzioni già presenti sul mercato, come quella di DeepSeek e Manus.

Zhu Songchun: L’illusione dell’intelligenza artificiale, il rischio dell’investimento caotico

Zhu Songchun, Chair Professor,  Peking University & Tsinghua University. Founding Director,  Beijing Institute for General Artifical Intelligence (BIGAI) Dean,  Institute for Artifical Intelligence & School of Intelligence Science and Technology, Peking University, uno dei massimi esperti cinesi di intelligenza artificiale, ha lanciato un monito chiaro:

la Cina rischia di perdersi in un vortice di investimenti caotici nell’IA, inseguendo modelli occidentali senza una solida base teorica e filosofica.

Durante il Zhongguancun Forum di Pechino, Zhu ha criticato la mancanza di comprensione profonda della tecnologia da parte di governi, media e opinione pubblica, sottolineando come questa lacuna renda difficile una pianificazione strategica efficace.

Negli ultimi anni, Pechino ha investito massicciamente nell’intelligenza artificiale, cercando di costruire un ecosistema tecnologico in grado di competere con i giganti americani. Il lancio di chatbot come DeepSeek, capace di rivaleggiare con ChatGPT, ha dimostrato la rapidità con cui la Cina sta colmando il gap tecnologico. Tuttavia, secondo Zhu, il vero progresso non può limitarsi agli strati superficiali dell’innovazione, come algoritmi e modelli, ma deve scavare più in profondità, nelle fondamenta teoriche e filosofiche dell’IA.

Roma capitale del bit: il data center come nuova architettura del potere digitale

È lì, tra l’asfalto cocente dell’est di Roma e le ciminiere della nostalgia industriale del Tecnopolo Tiburtino, che prende forma il nuovo epicentro della sovranità digitale italiana: Hyper Cloud Data Center. Settantiquattromila metri quadri, cinque data center indipendenti, trenta megawatt di potenza IT. Non è una metafora, è cemento, silicio e fibra. È l’iperbole fisica di un’infrastruttura pensata per ospitare tutto: PMI, hyperscaler, enti pubblici e, volendo, anche l’inconscio algoritmico nazionale. Altro che palazzi ministeriali: il potere oggi si misura in megabit.

Se Google è l’oracolo e l’AI il nuovo profeta, allora i data center sono le cattedrali moderne. Ma a differenza delle basiliche, qui non si prega: si processano dati, si ospitano intelligenze, si alimentano economie. Il campus di Aruba è molto più di un cluster tecnologico: è una dichiarazione di ambizione. Non solo per Roma, ma per l’intero assetto geopolitico delle telecomunicazioni italiane.

Tech stocks e la bolla AI: rischio recessione o crescita irreversibile? Un caffè al Bar dei Daini

Le Tech stocks hanno evitato per un soffio un altro massacro lunedì, con il Nasdaq che ha chiuso in ribasso dello 0,1%, ma solo dopo una giornata che sembrava molto più cupa, con perdite che a un certo punto hanno superato il 2%. Questo teatrino si ripete con una certa regolarità: l’indice ha perso quasi il 13% dall’insediamento di Donald Trump, e gli indicatori suggeriscono che il paese stia per tuffarsi in una recessione. Il sentiment dei consumatori è in calo, l’S&P 500 ha perso oltre il 7% dallo stesso periodo ed ha appena chiuso il peggior mese da marzo 2022.

OpenAI nel paese delle meraviglie: la ghiblificazione di ChatGPT è fuori controllo

Il mondo digitale sta impazzendo per l’ultima trovata di OpenAI, e questa volta non si tratta di qualche oscuro progresso nell’intelligenza artificiale generale, ma di una valanga di immagini in stile Studio Ghibli. L’umanità ha un talento straordinario per prendere strumenti rivoluzionari e usarli per scopi che nessuno avrebbe previsto, e in questo caso, la comunità ha deciso che la missione dell’AI generativa fosse trasformare tutto in un film di Miyazaki.

Un milione di utenti in un’ora, GPU in fiamme e un CEO incredulo

Sam Altman, CEO di OpenAI, ha dichiarato su X (ex Twitter) che a un certo punto la piattaforma ha registrato un milione di utenti in un’ora. Un dato impressionante, soprattutto considerando che quando ChatGPT venne lanciato due anni fa, ci vollero cinque giorni per raggiungere la stessa cifra. Insomma, la crescita è esplosiva, incontrollabile, e apparentemente, inaspettata.

OpenAI e il teatro dei miliardi: SoftBank scommette 40 miliardi su un’IA che ancora non stampa denaro

L’ennesima puntata della saga OpenAI si arricchisce di un colpo di scena che farebbe impallidire persino Wall Street: SoftBank guida un mega round d’investimento da 40 miliardi di dollari, catapultando la startup a una valutazione stratosferica di 300 miliardi. Un record assoluto per una tech company privata, almeno secondo CNBC.

Sono soldi falsi», ha affermato Andrew Verstein, professore di legge presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università della California, Los Angeles. «È come usare i soldi del Monopoli per acquistare carte Pokémon

Annuncio: https://openai.com/index/march-funding-updates/

Per ora, OpenAI si mette in tasca 10 miliardi in contanti – 7,5 miliardi direttamente da SoftBank e 2,5 da un non meglio precisato “sindacato di investitori”, secondo Bloomberg. Ma c’è un piccolo dettaglio: il resto dei soldi, 30 miliardi, arriverà solo se OpenAI completerà la sua mutazione da entità “non profit” a un’azienda for-profit entro fine anno. Altrimenti? Un quarto del finanziamento potrebbe volatilizzarsi come un prompt mal formulato.

Microsoft e Apple fuggono dalla Cina mentre Trump gioca a poker con TikTok

Microsoft chiude il suo laboratorio AI a Shanghai, Apple perde un altro ingegnere di punta, e nel frattempo Trump usa TikTok come merce di scambio nei negoziati con Pechino. Tre notizie separate, ma un unico filo conduttore: la disgregazione tecnologica tra Stati Uniti e Cina sta accelerando, con effetti imprevedibili.

Microsoft e la ritirata silenziosa

La chiusura del laboratorio AI di Microsoft a Shanghai è solo l’ultimo segnale di un trend ormai evidente: le grandi aziende tecnologiche occidentali stanno riducendo la loro presenza in Cina. Ufficialmente, la decisione sarebbe legata a una riorganizzazione interna e alla crescente concorrenza dei colossi cinesi dell’intelligenza artificiale come Baidu e Huawei. Ma il contesto geopolitico è innegabile: tra tensioni sui semiconduttori, divieti commerciali e spionaggio industriale, la Silicon Valley non si fida più del mercato cinese.

Luciano Floridi: il filosofo prigioniero delle parole, tra Roma e Yale

Luciano Floridi è un pensatore che ha sempre giocato con i limiti del linguaggio e della comprensione, ma nel suo sfogo più lirico e tormentato ci racconta un dramma universale: la condanna dell’essere umano alla prigionia dell’imprecisione, della vaghezza, dell’inadeguatezza della parola.

Paradossalmente, è proprio con parole raffinate e chirurgiche che il filosofo romano trapiantato a Yale si dibatte nel labirinto del linguaggio. Un uomo che ha fatto della logica e della filosofia il proprio mestiere confessa che la parola lo tradisce. Non è l’amico fedele che dovrebbe servire la nostra mente, ma un despota capriccioso che si piega solo ai poeti. E noi, comuni mortali del linguaggio, siamo destinati a balbettare, a lanciare segnali come prigionieri in una cella insonorizzata. Locked-in, appunto.

Cina e la rivoluzione dei droni: Rainbow-9, l’IA militare e il futuro della guerra senza piloti

La Cina ha alzato il sipario sulla sua ultima meraviglia tecnologica: il Caihong-9 (Rainbow-9), un drone ad alta autonomia e intelligenza artificiale avanzata, pronto a ridefinire il concetto di guerra senza piloti. Questo UAV (Unmanned Aerial Vehicle) non è solo un velivolo da ricognizione, ma una vera e propria piattaforma bellica autonoma capace di cambiare le regole del gioco nei conflitti moderni.

L’ultima dimostrazione pubblica, trasmessa dalla CCTV, ha mostrato il Rainbow-9 in volo per oltre 20 ore consecutive, equipaggiato con moduli di carico di ultima generazione. Ma il dato più impressionante è la sua autonomia teorica di 40 ore e oltre 10.000 km di raggio operativo, posizionandolo tra i droni più resistenti e versatili al mondo. Questo significa che, con un solo volo, potrebbe monitorare intere regioni strategiche: dalla penisola coreana a Taiwan, dalle Filippine al Vietnam, per poi tornare in Cina senza problemi.

Jacob Helberg: Il Falco di Washington che mescola Cybersecurity, Trumpismo e Silicon Valley

Jacob Helberg è il tipo di personaggio che riassume in sé tutte le contraddizioni e le peculiarità della politica americana contemporanea: giovane, ebreo, apertamente LGBT, ex finanziatore democratico ora convertito al trumpismo e, soprattutto, un feroce falco anti-Cina.

Nominato sottosegretario di Stato per la crescita economica, l’energia e l’ambiente da Donald Trump, Helberg non è solo un tecnocrate con un passato accademico solido, ma anche un insider della Silicon Valley con connessioni profonde nel mondo delle big tech e della sicurezza informatica. E, come si conviene a una figura del genere, ha finanziato il ritorno di Trump..

L’asse del caos: come la strategia occidentale ha saldato l’alleanza sino-russa e accelerato il declino dell’egemonia USA

Washington e Bruxelles, nel loro tentativo miope di contenere la crescita di Cina e Russia, hanno finito per ottenere esattamente il contrario: un’alleanza strategica tra Pechino e Mosca che sta ridefinendo l’ordine mondiale. La cosiddetta “asse della sovversione” – che include anche Iran e Corea del Nord – è in realtà un aggregato eterogeneo in cui solo la partnership sino-russa conta davvero. E, ironia della sorte, se non fosse stato per la politica aggressiva e sanzionatoria dell’Occidente, probabilmente Pechino e Mosca sarebbero rimaste più distanti.

Dopotutto, la Cina è un colosso industriale che ha sempre preferito l’Occidente come mercato e fonte di tecnologia. La Russia, invece, è una superpotenza energetica che si sarebbe accontentata di vendere petrolio e gas all’Europa. Ma le guerre economiche e le sanzioni imposte dagli USA e dall’UE hanno chiuso qualsiasi altra opzione. Mosca è stata costretta a dirottare il suo commercio verso Oriente, e Pechino ha trovato in Putin un partner strategico che, seppur ingombrante, è essenziale per la stabilità delle sue forniture energetiche e per la sicurezza geopolitica.

Studio Ghibli vs OpenAI: il futuro dell’animazione nell’era dell’IA

L’industria creativa è sotto assedio e questa volta il fronte della battaglia è uno dei più iconici studi d’animazione giapponesi: Studio Ghibli. Dopo l’ennesima esplosione virale su internet, che ha visto gli utenti generare in massa immagini nello stile Ghibli con ChatGPT, il passo successivo sembra quasi inevitabile: una querela per violazione del copyright contro OpenAI.

Negli ultimi giorni, i social sono stati inondati da immagini che sembrano uscite direttamente dai film di Hayao Miyazaki, ma che in realtà sono il frutto di algoritmi avanzati e GPU al limite della fusione. Ci siamo trovati di fronte a un vero e proprio fenomeno di “Ghiblificazione”, con utenti che hanno trasformato tutto in arte nello stile dello studio giapponese: fotografie di famiglia, meme, marchi famosi e persino icone del cinema come Star Wars. Il risultato? Un misto di entusiasmo creativo e una tempesta legale all’orizzonte.

Trump, Musk, Cook e la danza del potere: il grande business delle lobby tech

Il secondo atto della presidenza Trump sembra aver smantellato ogni pretesa di separazione tra tecnologia e politica. Quella che un tempo era una fredda distanza istituzionale tra la Silicon Valley e Washington si è trasformata in un vivace ballo di potere, dove CEO e politici danzano insieme sulle note di miliardi di dollari in lobbying. “Otto anni fa, non avresti mai visto Tim Cook o Elon Musk a Mar-a-Lago. Ora, li vedi in continuazione”, ha dichiarato Brian Ballard, lobbista di punta e uomo di fiducia dell’establishment repubblicano.

Il messaggio è chiaro: la tecnologia non è più solo un settore economico, ma un’arma geopolitica, un’infrastruttura di controllo sociale e una leva finanziaria per chi detiene il potere. Nel 2024, la spesa per lobbying federale ha raggiunto il record di 4,4 miliardi di dollari, con aziende, ONG e gruppi di interesse che hanno investito somme astronomiche per influenzare la politica. Al vertice della classifica, Meta Platforms, che ha speso oltre 24 milioni di dollari per proteggere il proprio impero mentre la politica si infiammava su privacy, libertà di espressione e sicurezza dei minori online.

La Silicon Valley non si limita più a sviluppare prodotti; ora scrive direttamente le regole del gioco. E con Trump di nuovo alla Casa Bianca, il gioco è diventato ancora più spregiudicato. L’industria tecnologica, che nel 2016 era più incline a finanziare candidati progressisti e a evitare legami con l’ex presidente, oggi ha smesso di fingere neutralità. La deregolamentazione promessa da Trump e la sua visione di un’America “forte e sovrana” hanno trasformato la tech élite da critici silenziosi a partecipanti attivi nel nuovo ordine politico.

La Silicon Valley ha perso la bussola: il manifesto di Alex Karp per una nuova Repubblica Tecnologica

Alex Karp, l’iconico co-fondatore e CEO di Palantir, ha recentemente scosso il torpore intellettuale della Silicon Valley con la pubblicazione del suo libro The Technological Republic: Hard Power, Soft Belief, and the Future of the West, scritto insieme a Nicholas W. Zamiska . In quest’opera, Karp lancia una critica feroce all’apatia che pervade l’industria tecnologica occidentale, accusandola di aver abbandonato la sua missione originaria di collaborazione con il governo per affrontare le sfide globali più pressanti.​

Testing Deliberative Democracy Through Digital Twins – Il pensiero di Luciano Floridi: filosofia dell’informazione, etica digitale e il futuro della società iperconnessa

Luciano Floridi è uno dei pensatori più influenti del nostro tempo nel campo della filosofia dell’informazione e dell’etica digitale. Il suo lavoro si colloca all’intersezione tra tecnologia, filosofia e società, offrendo una visione complessa e articolata sulle sfide e le opportunità della rivoluzione digitale. Attraverso i suoi scritti, Floridi ha sviluppato un quadro teorico che va ben oltre la semplice analisi delle tecnologie emergenti, toccando questioni profonde che riguardano la nostra identità, la conoscenza, il potere e il senso stesso dell’essere umano in un mondo sempre più interconnesso e automatizzato.

Le riflessioni di Floridi si concentrano su come l’informazione sia diventata la struttura portante del nostro mondo e su come l’umanità debba ripensare il proprio rapporto con essa. L’autore si sofferma su questioni etiche, epistemologiche e politiche, delineando un futuro in cui la tecnologia sarà sempre più pervasiva e determinante, ma in cui il fattore umano dovrà mantenere un ruolo centrale per evitare derive distopiche.

Scopri: Etica dell’intelligenza artificiale una guida indispensabile per il futuro Luciano Floridi

L’intelligenza artificiale non è solo un fenomeno tecnologico, ma una rivoluzione epistemologica che ridefinisce il nostro rapporto con il mondo. Luciano Floridi, uno dei filosofi più autorevoli nel campo dell’etica digitale, affronta il tema con il suo consueto rigore analitico in “Etica dell’intelligenza artificiale”, un libro che si propone come bussola per navigare le sfide e le opportunità dell’era onlife.

Bolla tecnologica o nuova era? I mercati si dividono mentre l’IA spinge i colossi tech

Venticinque anni dopo il crollo del mercato azionario globale causato dallo scoppio della bolla dot-com nel marzo 2000, il settore tecnologico è ancora il dominatore incontrastato di Wall Street. Dopo due anni di crescita esplosiva trainata dall’intelligenza artificiale, il nervosismo degli investitori si fa sentire e torna l’eterna domanda: siamo di nuovo in una bolla?

Goldman Sachs si è affrettata a spegnere i timori, sostenendo che le valutazioni attuali sono più ragionevoli rispetto alla frenesia speculativa di fine anni ‘90. Il punto chiave, secondo la banca d’investimento, è che i colossi tecnologici di oggi hanno fondamentali molto più solidi, con ricavi e profitti reali a supporto delle loro valutazioni di mercato.

CoreWeave: Un IPO da brivido, tra aspettative tradite e incertezze sul futuro, un Caffè al Bar dei Daini

CoreWeave ha scelto un momento particolarmente inclemente per fare il suo debutto in borsa, lanciando la sua offerta pubblica iniziale proprio nel bel mezzo di una tempesta rossa che ha colpito i titoli tecnologici. Mentre il mercato si contorceva in una serie di ribassi, i titoli della compagnia, un operatore di data center specializzato in intelligenza artificiale, hanno subito un avvio problematico, con il prezzo delle azioni che è scivolato sotto il valore di IPO, fissato inizialmente a 40 dollari per azione, fino a toccare i 37,50 dollari. Una performance che, con ogni probabilità, non era nelle previsioni degli amministratori di CoreWeave, che, anzi, avevano puntato a un prezzo di vendita fino a 55 dollari per azione. Insomma, un esordio tutt’altro che entusiasta.

Musk fonde X e xAI per creare l’impero definitivo dell’intelligenza artificiale

Elon Musk non smette mai di stupire e stavolta ha fatto una mossa che ridefinisce completamente il suo ecosistema tecnologico. Venerdì sera, con il solito tempismo da maestro della comunicazione, ha annunciato che la sua startup di intelligenza artificiale generativa, xAI, ha acquisito il social network X in un’operazione interamente azionaria. Il risultato? Una fusione valutata complessivamente 80 miliardi di dollari per xAI e 33 miliardi per X, che tradotto significa un’equity complessiva da 45 miliardi, al netto dei 12 miliardi di debiti della piattaforma social.

Il sogno imperiale di Trump: Monroe Doctrine 2.1 e la nascita della Super America

Nel 1823, James Monroe dichiarò il dominio degli Stati Uniti sull’emisfero occidentale, una sorta di avviso ai naviganti europei: niente più colonizzazioni nelle Americhe, a meno che non fossero già presenti. Un pretesto perfetto per giustificare l’espansione a stelle e strisce, dalla California al Texas, fino alle isole del Pacifico. Poi venne Theodore Roosevelt con la sua aggiunta: non solo l’America si sarebbe difesa, ma avrebbe anche interferito ovunque per evitare minacce ai suoi interessi. Era la legittimazione dell’imperialismo con la scusa della sicurezza nazionale.

Oggi, a distanza di due secoli, Donald Trump sembra pronto a rispolverare il concetto, aggiornandolo in un’ambiziosa Monroe Doctrine 2.1. Il nuovo obiettivo non è più soltanto il controllo delle Americhe, ma l’espansione globale in una logica da superpotenza assoluta. Canada come 51° stato, l’acquisto della Groenlandia, il “recupero” del Canale di Panama: non sono idee estemporanee, ma pezzi di un mosaico strategico molto più ampio.

Google blinda Android: mossa difensiva o autogol nel mercato cinese?

Google ha deciso di cambiare le regole del gioco per Android, e la Cina è sul piede di guerra. Dopo anni di sviluppo open-source con aggiornamenti pubblici e costanti, Mountain View ha deciso di blindare il processo interno, rilasciando il codice solo con le major release. Ufficialmente, nulla cambierà: la promessa agli sviluppatori cinesi è che Android resterà open-source. Ma la fiducia è già incrinata, e il sospetto è che Google stia rafforzando le sue difese contro la crescente indipendenza tecnologica della Cina.

Dietro questa mossa si nasconde un dilemma strategico. Da un lato, il modello aperto ha permesso ad Android di conquistare il 71% del mercato mobile globale, dando accesso a miliardi di utenti e permettendo a produttori come Xiaomi, Oppo e Vivo di costruire i loro ecosistemi. Dall’altro, questa apertura ha favorito anche l’ascesa di Huawei, che, spinta dalle sanzioni USA, ha sviluppato HarmonyOS, ormai incompatibile con le app Android.

Quando l’intelligenza artificiale diventa un’arma politica: OpenAI, Trump e la farsa del filtro Ghibli

All’inizio della settimana, la nuova funzione di generazione di immagini di OpenAI sembrava solo l’ennesima trovata per farci perdere tempo in modo divertente. Gli utenti di ChatGPT si sono scatenati con il filtro in stile Ghibli, trasformando tutto, dai gatti ai caffè mattutini, in adorabili capolavori animati. Poi è arrivato il giovedì, e la Casa Bianca ha deciso di rovinare la festa.

Sul suo account X è comparsa una foto di un detenuto in lacrime, un presunto trafficante di fentanyl e immigrato irregolare. Accanto, un’immagine palesemente generata dall’IA: un agente che ammanetta la donna in un’estetica inconfondibile, quella delle imitazioni Ghibli che hanno invaso il web. Nessuna attribuzione a uno strumento specifico, ma il segno di ChatGPT è evidente.

Hayao Miyazaki contro l’AI: Studio Ghibli saccheggiato da OpenAI senza consenso?

L’ultima trovata dell’intelligenza artificiale ha colpito ancora, e stavolta nel mirino c’è uno dei giganti dell’animazione mondiale: Studio Ghibli. OpenAI ha recentemente lanciato un aggiornamento al suo generatore di immagini, permettendo agli utenti di trasformare foto e meme in disegni nello stile inconfondibile di Hayao Miyazaki. Il risultato? Una valanga di immagini Ghibli-style che hanno conquistato il web. Ma dietro l’entusiasmo si nasconde un problema serio: l’ennesimo sfruttamento senza consenso del lavoro di un artista da parte dell’AI.

Non è un mistero che Miyazaki, 84 anni, abbia sempre detestato l’uso dell’intelligenza artificiale nell’arte. Già nel 2016, vedendo una demo di animazione AI, aveva espresso disgusto, definendo il risultato “un insulto alla vita stessa”. Eppure, oggi il suo stile viene replicato su scala industriale da un modello di AI che potrebbe essere stato addestrato proprio sulle sue opere, senza alcuna autorizzazione. Studio Ghibli non ha ancora commentato ufficialmente, ma la questione è destinata a esplodere.

Alibaba sfida l’intelligenza artificiale generativa con il lancio di Qwen 2.5-Omni-7B: l’AI mobile è finalmente realtà

Alibaba ha appena fatto un altro passo importante verso la solidificazione della sua posizione nel mondo dell’AI generativa, presentando il modello multimodale Qwen2.5-Omni-7B. Questo nuovo strumento non è solo una pietra miliare nella tecnologia AI, ma segna anche un cambio di paradigma: un’intelligenza artificiale avanzata ora disponibile per smartphone, tablet e laptop, strumenti quotidiani che fino a ieri erano lontani dall’idea di poter ospitare capacità simili. Con soli 7 miliardi di parametri, Qwen2.5-Omni-7B è stato progettato per funzionare su dispositivi mobili, rendendo l’AI avanzata accessibile a una gamma molto più ampia di utenti.

Il modello è in grado di gestire input di testo, immagini, audio e video, rispondendo in tempo reale con contenuti testuali o audio, un passo significativo verso la creazione di interfacce più dinamiche e fluide. Alibaba ha scelto di rendere Qwen2.5-Omni-7B open-source, mettendolo a disposizione su piattaforme come Hugging Face, GitHub di Microsoft e ModelScope di Alibaba. Un chiaro segnale di come la compagnia stia cercando di stimolare la collaborazione e l’adozione di questa tecnologia a livello globale. Inoltre, il modello è integrato nel Qwen Chat, una dimostrazione tangibile della sua applicabilità nei servizi di chat AI, un mercato che Alibaba non ha intenzione di lasciarsi sfuggire.

L’arte secondo l’IA: come trasformare ogni tragedia in una fiaba Ghibli senza rimorsi

OpenAI ha deciso di posticipare il rilascio del generatore di immagini integrato in ChatGPT per gli utenti del piano gratuito. In un post pubblicato mercoledì, il CEO Sam Altman ha rivelato che la popolarità dello strumento ha superato le aspettative, dichiarando che “il lancio per gli utenti del livello gratuito sarà purtroppo rinviato per un certo periodo.”

OpenAI ha recentemente introdotto la generazione di immagini su ChatGPT, permettendo agli utenti di creare visualizzazioni utilizzando il modello GPT-4o di ragionamento. Da allora, i social media sono stati invasi da foto reinventate come immagini stilizzate con l’estetica Studio Ghibli, una tendenza a cui anche Altman ha partecipato. GPT-4o migliora la resa del testo e utilizza un “approccio autoregressivo” per generare immagini in modo sequenziale, da sinistra a destra e dall’alto verso il basso. Attualmente, è disponibile solo per gli abbonati a ChatGPT Plus, Pro e Team, senza ancora una data prevista per gli utenti gratuiti.

Nel vasto panorama dell’arte digitale, l’ultima trovata dell’intelligenza artificiale ha scatenato un’epidemia di immagini in stile Studio Ghibli, trasformando persino gli eventi più macabri in scene da fiaba. Grazie all’aggiornamento di ChatGPT, gli utenti possono ora convertire qualsiasi foto in una versione “Ghibli-ficata“, perché nulla dice “rispetto” come rappresentare tragedie storiche con l’estetica di un film d’animazione.​

Successo WMF in Silicon Valley: l’italia sbarca nel cuore dell’innovazione globale

Il primo evento del WMF in Silicon Valley si è chiuso con un successo che va oltre le semplici aspettative numeriche. Oltre 200 tra investitori, startup, venture capitalist e rappresentanti di Big Tech come Google, Meta, TikTok, Pinterest e LG NOVA si sono ritrovati a San Francisco per esplorare sinergie e opportunità di collaborazione. Ma l’evento, ben più di una vetrina, segna l’apertura di un ponte strategico tra l’Italia e l’epicentro globale dell’innovazione tecnologica, con ricadute potenzialmente esplosive per l’ecosistema delle startup italiane.

L’evento AI For Future, organizzato da WMF – We Make Future e Search On Media Group, ha puntato tutto sulla convergenza tra Intelligenza Artificiale e diplomazia dell’innovazione. La Silicon Valley non è solo il luogo dove nascono le più avanzate tecnologie, ma anche un’arena in cui le startup devono giocare per ottenere visibilità e capitali. E questa volta, l’Italia si è presentata con una strategia precisa: non più solo osservatore, ma partner attivo nel dialogo globale sull’AI.

Il verde, il blu e il dilemma umano: riflessioni filosofiche sull’IA di Floridi

C’è un fascino sottile e perverso nell’analizzare la relazione tra intelligenza artificiale e società, soprattutto quando il discorso scivola dalla tecnica alla filosofia, dalla pragmatica all’etica. Il dibattito è pieno di dicotomie: progresso e controllo, autonomia e dipendenza, libertà e manipolazione. L’IA, si dice, potrebbe facilitare il benessere umano, ma solo se gestita con criteri chiari, evitando di trasformarsi in una forza fuori controllo, una divinità algoritmica capace di plasmare comportamenti senza che l’utente se ne renda conto.

Si parte da un concetto semplice: per essere efficace, un progetto basato sull’IA deve dimostrare di avere un impatto concreto e positivo sulla società, riducendo problemi senza generarne di nuovi. Peccato che questo principio teorico si scontri con la realtà della tecnologia, dove il confine tra innovazione e abuso è sottilissimo. Gli algoritmi sono spesso percepiti come strumenti neutri, ma la loro implementazione può introdurre distorsioni, discriminazioni e persino amplificare diseguaglianze.

Intelligenza artificiale in Parlamento: Anna Ascani interviene alla Sapienza

Oggi 27 marzo, alle ore 8.45, presso l’Aula Magna del Dipartimento di Ingegneria informatica, automatica e gestionale dell’Università la Sapienza di Roma, la vicepresidente della Camera, Anna Ascani, è intervenura alla lezione “Intelligenza artificiale e Parlamento” , accolta dal Dipartimento di Ingegneria informatica, automatica e gestionale “Antonio Ruberti” e dal Direttore e il Prof. Navigli dove è anche direttore del gruppo di ricerca Sapienza NLP (Minerva LLM).

L’Italia e l’Europa hanno nel capitale umano un punto di forza che dobbiamo potenziare e promuovere. Investiamo sulla formazione per fronteggiare la sfida epocale che l’IA rappresenta da protagonisti.

On. Ascani

L’intelligenza artificiale è ormai una rivoluzione che sta trasformando gli equilibri economici e tecnologici globali. Il lancio di DeepSeek, il modello cinese alternativo ai colossi dell’IA, mostra che il monopolio occidentale può essere sfidato con investimenti strategici. Questo dimostra che il dominio di pochi attori non è inevitabile, ma modificabile con scelte mirate.

La domanda chiave è: e l’Europa?

Mentre Stati Uniti e Cina avanzano con modelli sempre più sofisticati, l’Europa resta bloccata in un dibattito su regolamentazione, etica e limiti dell’IA. Un approccio comprensibile ma rischioso. Concentrarsi solo sul regolare tecnologie esterne rischia di ampliare il divario con le potenze tecnologiche. Perdendo il controllo sugli strumenti strategici, discussioni su democrazia, privacy e diritti saranno vane: altri imporranno le regole.

L’IA non è solo un’opportunità economica, ma anche un’arma geopolitica. L’autonomia tecnologica è fondamentale per evitare di diventare una colonia digitale. Servono investimenti rilevanti e un cambio di mentalità: considerare l’IA un’opportunità, non solo un rischio. Se la Cina ha creato un’alternativa valida a OpenAI, perché l’Europa non potrebbe fare lo stesso?

Recuperare terreno richiede scelte rapide: poli di innovazione, collaborazione pubblico-privato, incentivi fiscali e una strategia che vada oltre la regolamentazione, creando infrastrutture e modelli di IA europei competitivi.

Altrimenti il futuro dell’Europa sarà scritto da altri, con algoritmi che neppure comprendiamo e decisioni prese a migliaia di chilometri di distanza.

L’intelligenza artificiale sta entrando nella politica italiana con promesse di efficienza e innovazione. I parlamentari, grazie a strumenti di analisi avanzata, potrebbero gestire le normative con più agilità, mentre i cittadini avranno informazioni istituzionali più accessibili. Ma è vero progresso o solo un’illusione ben mascherata?

​BMW e Alibaba partnership in Cina

​BMW e Alibaba hanno recentemente annunciato un’espansione della loro partnership strategica in Cina, con l’obiettivo di integrare modelli di linguaggio AI di grandi dimensioni (LLM) nei veicoli di prossima generazione del marchio tedesco. Questa collaborazione prevede l’integrazione dell’AI Qwen di Alibaba nei modelli Neue Klasse di BMW, la cui produzione in Cina è prevista per il 2026.

L’obiettivo dichiarato è sviluppare un assistente personale intelligente (IPA) avanzato, capace di comprendere e rispondere a comandi vocali complessi. Ad esempio, gli utenti potranno pianificare una serata fuori, con il sistema che analizzerà dati in tempo reale su traffico, recensioni dei locali e preferenze personali per fornire suggerimenti personalizzati. ​

Questa mossa rappresenta un ulteriore passo avanti nella strategia di BMW di rafforzare la propria presenza nel mercato cinese attraverso collaborazioni con giganti tecnologici locali. Già nel 2018, BMW aveva iniziato a integrare l’assistente vocale Tmall Genie di Alibaba nei suoi veicoli destinati al mercato cinese. Successivamente, nel 2020, le due aziende hanno firmato un Memorandum of Understanding per promuovere la trasformazione digitale dell’intero processo aziendale di BMW in Cina. ​

La rivincita cinese sui chip: SiCarrier ruba la scena a Shanghai con le sue macchine per semiconduttori sarà vero?

Nel cuore della battaglia tecnologica tra Cina e Stati Uniti, un nome nuovo si sta facendo largo a colpi di innovazione e ambizione: SiCarrier. Questo produttore cinese di attrezzature per la produzione di semiconduttori, legato a Huawei, ha catalizzato l’attenzione alla fiera Semicon China, dove ha svelato una serie di nuovi strumenti che potrebbero ridurre la dipendenza del paese dalle tecnologie occidentali. (photo Ann Cao)

A soli quattro anni dalla sua fondazione, con il sostegno del governo di Shenzhen, SiCarrier ha mostrato per la prima volta al pubblico le sue macchine per la fabbricazione e il testing di chip. Nonostante il velo di riservatezza che ancora circonda le specifiche tecniche dei suoi strumenti, gli addetti ai lavori ipotizzano che le tecnologie dell’azienda abbiano avuto un ruolo nella produzione dei chip da 7 nanometri sviluppati da Huawei per il Mate 60 Pro nel 2023.

Luciano Floridi e la nuova disciplina Content Studies: un manifesto per l’età digitale

L’instancabile Luciano Floridi, filosofo della tecnologia e tra i massimi esperti di etica digitale, ha recentemente proposto la creazione di una nuova disciplina accademica: le Content Studies. L’idea è semplice nella sua ambizione: costruire un framework interdisciplinare capace di analizzare, valutare e progettare i contenuti digitali in un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale e dagli ecosistemi mediatici algoritmici. Non un semplice ramo della semiotica, delle scienze della comunicazione o degli studi sui media, ma una sintesi metodologica capace di superare la frammentazione accademica e di fornire strumenti pratici per affrontare sfide cruciali come la disinformazione, l’accessibilità e il bias algoritmico.

Floridi parte da una constatazione: la mole di dati digitali prodotti negli ultimi anni ha raggiunto livelli esponenziali. Secondo le stime di Statista, nel 2023 il mondo ha generato circa 120 zettabyte di dati, un numero che supererà i 180 ZB entro il 2025. Gran parte di questa produzione è automatizzata e resa possibile da modelli generativi di IA, rendendo il contenuto digitale un’entità sempre più indipendente dall’essere umano. Questo scenario segna la fine dell’epoca Vitruviana, in cui ogni contenuto significativo si supponeva fosse prodotto esclusivamente dall’intelletto umano. Oggi viviamo in un mondo post-Vitruviano, in cui l’origine del contenuto è meno rilevante del suo impatto, delle sue dinamiche di circolazione e della sua efficacia comunicativa.

Europa si ribella alla tecnologia USA: la fuga dal cloud americano è iniziata?

L’elezione di Trump sta scatenando un’ondata di reazioni globali che si fanno sempre più concrete. Non si tratta solo di boicottaggi simbolici o proteste di piazza: stavolta, a essere sotto attacco, è il dominio tecnologico americano. Se il primo segnale è stato l’aumento della spesa militare europea per compensare il declino del supporto USA all’Ucraina, ora il fronte si sposta su un settore ancora più strategico: il cloud computing.

Google Cloud, Microsoft Azure e Amazon Web Services (AWS) sono i tre pilastri su cui poggia buona parte dell’infrastruttura digitale mondiale. Dai governi alle aziende, migliaia di realtà dipendono dai loro servizi per gestire server, archiviazione dati e applicazioni critiche. Ma qualcosa sta cambiando. In Europa cresce il timore che, sotto la nuova amministrazione Trump, queste piattaforme possano trasformarsi in strumenti di pressione politica, con il rischio che dati sensibili vengano manipolati o resi inaccessibili per motivi geopolitici.

Il grande inganno dell’intelligenza artificiale in borsa: IPO, bolle e il rischio di un flop colossale

Le aziende esitano ancora a sborsare soldi per nuovi strumenti di intelligenza artificiale, ma quando si tratta di IPO, la musica cambia. Improvvisamente, ogni società che aspira a quotarsi in borsa non solo usa l’AI, ma la trasforma in un mantra. eToro, per esempio, ha dichiarato nella documentazione della sua IPO di utilizzare l’intelligenza artificiale per fornire approfondimenti personalizzati agli utenti e ottimizzare le loro strategie di trading. StubHub non ha voluto essere da meno e ha inserito nella sua IPO l’affermazione di sfruttare l’AI per analizzare il mercato e migliorare i servizi. Klarna? Anche lei ha sottolineato come la sua strategia di crescita sia ormai inseparabile dall’efficienza dell’AI.

Ma cosa sta realmente succedendo? È evidente che i dirigenti e i banchieri d’investimento hanno capito che oggi non si può quotare un’azienda senza declamare lodi all’intelligenza artificiale. Il problema? Spesso queste dichiarazioni sono più marketing che sostanza. Nessuno vuole apparire fuori dal giro, e l’AI è diventata il biglietto d’ingresso per essere presi sul serio dai mercati.

TikTok in vendita: tra giochi di potere, cloud e illusioni di controllo

Mentre il tempo scorre e la scadenza del 5 aprile imposta da Trump per la cessione delle operazioni statunitensi di TikTok si avvicina, i potenziali acquirenti si affannano a mettere insieme un piano che abbia un senso. Il problema? Nessuno di loro ha le risorse per gestire un colosso digitale da 170 milioni di utenti senza un’infrastruttura cloud adeguata. E così si aprono le danze per il grande ballo del cloud computing, con Oracle come prima ballerina e Microsoft e Google che cercano di infilarsi nel pas de deux.

Oracle è già il partner cloud di TikTok negli Stati Uniti, e la sua posizione di vantaggio è indiscutibile. Ma gli altri pretendenti al trono sanno che un cambio di proprietà potrebbe rimescolare le carte, e così si stanno muovendo per strappare un pezzo della torta. D’altronde, ByteDance, la società madre di TikTok, è uno dei più grandi clienti di Oracle, e perderlo non sarebbe una passeggiata per l’azienda di Larry Ellison. Il problema è che questa partita non si gioca solo sul tavolo del business, ma anche su quello della geopolitica, con Washington e Pechino a tirare i fili di una marionetta che rischia di strapparsi da un momento all’altro.

Protetto: Khafre Project Piramidi, misteri e bufale: l’ennesima teoria pseudoscientifica crolla sotto il peso della realtà

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L’intelligenza artificiale supera i medici: ECgMLP rileva il cancro con il 99,26% di accuratezza

L’IA sta sfidando ironicamente la medicina tradizionale, offrendo una speranza e una provocazione. ECgMLP: Un modello MLP innovativo con gate per una diagnosi migliorata del cancro endometriale è stato pubblicato sulla rivista Computer Methods and Programs in Biomedicine Update  Dr Asif Karim 

Il nuovo modello ECgMLP ha raggiunto un’accuratezza del 99,26% nel rilevare il cancro dell’endometrio, lasciando nella polvere sia i migliori specialisti umani (78-81% di accuratezza) sia le attuali metodologie automatizzate. Se confermato su larga scala, questo sistema potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce del cancro, riducendo drasticamente i tempi di intervento e salvando milioni di vite.

Il segreto di ECgMLP sta nella sua capacità avanzata di analisi delle immagini. Utilizzando meccanismi di self-attention, il modello è in grado di elaborare dettagli microscopici nei tessuti, evidenziando le cellule cancerose con una precisione impensabile per l’occhio umano. Questo non solo elimina gran parte dell’errore diagnostico, ma potrebbe anche ridurre i costi e i tempi legati alla valutazione patologica tradizionale.

E non si ferma solo al cancro dell’endometrio. Il modello ha dimostrato un’efficacia straordinaria anche su altri tipi di tumori: colorettale (98,57%), mammario (98,20%) e orale (97,34%). Questo livello di accuratezza pone ECgMLP al centro di una rivoluzione oncologica, dove la diagnosi precoce diventa non solo una possibilità, ma una certezza.

Se da un lato questa tecnologia apre scenari entusiasmanti, dall’altro potrebbe scatenare un’inevitabile crisi nella professione medica. Con un’IA che surclassa i migliori patologi, quale sarà il ruolo del medico del futuro? L’adozione su larga scala di questi strumenti non è più una questione di “se”, ma di “quando”. Il problema non è la tecnologia, ma la velocità con cui il sistema sanitario riuscirà ad adattarsi.

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