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Nuove prospettive su come la tecnologia ai sta plasmando il futuro del business e della finanza

Nasce SEPAI e si accende a Roma il dibattito globale sull’etica dell’intelligenza artificiale

Roma si prepara a trasformarsi in una sorta di laboratorio civico dove politica, filosofia e tecnologia si mescolano con la stessa naturalezza con cui gli algoritmi si insinuano nella nostra vita quotidiana. L’avvio ufficiale della Society for the Ethics and Politics of Artificial Intelligence, meglio nota come SEPAI, non è un semplice appuntamento accademico ma un gesto quasi teatrale, un debutto in grande stile che pretende attenzione e rilancia l’Italia nel cuore del confronto internazionale sull’etica dell’intelligenza artificiale. La conferenza inaugurale del 4 e 5 dicembre 2025 presso il Nuovo Rettorato dell’Università Roma Tre promette di essere una di quelle scene madri che restano impresse nella memoria collettiva, perché nulla è più provocatorio della domanda su chi, davvero, controlli chi nell’era delle macchine pensanti.

Perché HSBC che sceglie Mistral e non OpenAI non è solo tecnologia ma strategia industriale, sovranità digitale e geopolitica

Quando la più grande banca europea decide di affidare il cuore delle sue future operazioni all’intelligenza artificiale, la notizia è già rilevante. Quando però sceglie una startup francese invece dei colossi americani dell’AI, allora la notizia diventa politica, oltre che tecnologica. È quello che è appena successo con HSBC, che ha siglato un accordo strategico con Mistral per integrare i modelli generativi della società parigina nei sistemi operativi della banca.

Dartmouth 1956: la nascita dell’intelligenza artificiale e la lezione per Roma 2025

L’estate del 1956 al Dartmouth College, a Hanover nel New Hampshire, segnò l’inizio ufficiale dell’intelligenza artificiale come disciplina autonoma. John McCarthy, Marvin Minsky, Claude Shannon e Nathan Rochester proposero il “Dartmouth Summer Research Project on Artificial Intelligence”, un workshop di due mesi destinato a esplorare se ogni aspetto dell’intelligenza umana potesse essere simulato da una macchina. Non si trattava di un seminario accademico convenzionale, ma di un esperimento visionario: dieci ricercatori riuniti in una vecchia sala del campus per discutere, progettare e ipotizzare macchine capaci di ragionare, apprendere e risolvere problemi complessi.

Intelligenza Artificiale generale e la nuova febbre di NeurIPS

Non c’è nulla di più divertente che osservare un’intera industria chiedersi se ha investito nelle fondamenta giuste mentre brinda al futuro con un sorriso tirato. In questi giorni la scena si sposta a San Diego, dove NeurIPS attrae migliaia di ricercatori, investitori e cacciatori di talento. La narrativa ufficiale celebra l’ingegno accademico, ma sotto la superficie pulsa una domanda che nessuno ama formulare ad alta voce: la corsa verso l’intelligenza artificiale generale sta davvero seguendo la traiettoria giusta oppure siamo dentro un gigantesco esercizio di wishful thinking mascherato da inevitabilità tecnologica. La parola magica è aspettativa, quella vibrazione sospesa tra entusiasmo e presagio che da sempre accompagna le rivoluzioni più ambiziose.

AWS Reinvent tra sfida, ambizione e il bisogno di riconquistare la narrativa del cloud

A quanto pare, Las Vegas è pronta ancora una volta a trasformarsi nel parco giochi dell’innovazione con AWS reInvent che si prepara a catturare l’attenzione di chiunque mastichi intelligenza artificiale generativa e cloud computing. Il clima è quello di un’arena in cui tutti fingono non sia in corso una battaglia esistenziale per conquistare la prossima decade tecnologica. Il risultato è un miscuglio irresistibile di entusiasmo, aspettative e quella tipica tensione che serpeggia quando un gigante si trova nella posizione scomoda di dover dimostrare di essere ancora all’altezza della propria storia.

Apple supera Samsung nel 2025 e il mondo tech vibra tra geopolitica e robotaxi

Il mercato smartphone 2025 si prepara a una scossa che molti analisti sognavano da anni, quasi un ritorno simbolico a quell’epoca in cui l’iPhone non era solo un dispositivo ma un manifesto culturale. Apple iPhone torna in vetta alle spedizioni globali, superando Samsung smartphone dopo quattordici anni di inseguimento. È uno di quei momenti in cui l’industria sembra chiudere un cerchio e aprirne uno nuovo. La cifra prevista di 243 milioni di unità spedite da Cupertino contro i 235 milioni del colosso coreano ha il sapore di una vittoria tattica, ma anche di un messaggio strategico. Una quota del 19,4 percento contro il 18,7 percento pesa più di quanto dica la matematica, perché racconta una trasformazione profonda nei cicli di sostituzione e nella psicologia del consumatore globale.

flag of usa

Finanziamenti AI USA 2025 e la corsa ai mega round che stanno ridisegnando il settore

Quando si osserva la mappa dei finanziamenti AI USA 2025 si ha l’impressione di assistere a un cambio di regime piuttosto che a una semplice evoluzione ciclica. Il flusso di capitale che attraversa il settore ricorda più una colata lavica inarrestabile che un ordinato flusso di venture capital. La narrativa del momento suggerisce che il 2024 fosse l’anno dei record, con i suoi 49 round da almeno cento milioni di dollari, ma i numeri del 2025 hanno già cominciato a demolire quel primato con una freddezza quasi provocatoria. La keyword principale finanziamenti AI USA 2025 si è trasformata in una calamita semantica per investitori, policy maker e startup che giocano la loro partita in uno scenario iper competitivo, dove ogni mese somiglia a un nuovo capitolo di una saga industriale in piena riscrittura.

Sicurezza Crypto e fine dell’era de minimis nel commercio digitale

Sembra quasi una barzelletta nera da raccontare a un summit sull’innovazione, ma il tema della sicurezza crypto continua a manifestarsi nella sua forma più brutale proprio quando gli investitori pensano di aver ormai compreso tutto ciò che c’è da sapere. La vicenda dell’investitore derubato a Mission Dolores parla a chiunque abbia creduto che la finanza digitale potesse emanciparsi definitivamente dalla fragilità della vita fisica. Chiunque abbia considerato la velocità delle transazioni come un vantaggio strutturale scopre invece il prezzo nascosto di tanta efficienza. L’incidente diventa un simbolo perfetto del fragile equilibrio tra comodità assoluta e vulnerabilità totale, un equilibrio che chi opera nella sicurezza crypto conosce bene ma che la maggior parte degli utenti continua ostinatamente a ignorare.

Amazon Web Services: re:invent 2025 punta sull’AI e sui chip Trainium3

Preparatevi: Amazon Web Services (AWS) ci porta direttamente al cuore della corsa all’intelligenza artificiale al suo evento annuale re:Invent 2025, in programma dal 1 al 5 dicembre a Las Vegas. Gli occhi degli investitori e degli strateghi della tecnologia sono puntati su due keyword: chip Trainium3 e modelli Nova / API (LLM) — in un dualismo che mette AWS alla prova nei confronti di Google (con i suoi TPU e la serie Gemini) e nel contempo rafforza l’alleanza cruciale con OpenAI.

Il rally azionario AI in Cina non è un miraggio ma una scomoda verità per i mercati occidentali

La narrativa che vorrebbe il rally azionario AI in Cina come l’ennesima illusione collettiva suona sempre più come un riflesso pavloviano di un Occidente abituato a confondere la propria tecnologia con il mondo intero. La realtà finanziaria mostra che la crescita trainata dall’intelligenza artificiale in Cina ha radici meno speculative e più industriali, un paradosso che dovrebbe suscitare imbarazzo in chi continua a evocare la parola “bolla” ogni volta che vede un grafico in salita. Una frase che, a quanto pare, fa tremare i polsi a chi si aspetta che solo la Silicon Valley possa permettersi il lusso della supremazia tecnologica.

Oracle tra hype e rischio: quando l’intelligenza artificiale incontra i CDS

Il mercato dell’intelligenza artificiale ha mostrato segni di nervosismo che non si vedevano da anni, e non parliamo di qualche startup sconosciuta, ma di un colosso come Oracle. La società, fondata da Larry Ellison nel lontano 1977, ha trasformato la sua immagine da fornitore di database a protagonista dell’AI americana, partecipando al faraonico progetto Stargate del governo degli Stati Uniti da 500 miliardi di dollari. Tuttavia, la narrativa dell’innovazione tecnologica non può nascondere la realtà dei numeri: i credit default swap legati a Oracle stanno aumentando in modo significativo, segnale chiaro che gli investitori iniziano a scrutare la solidità del suo bilancio con un misto di ammirazione e preoccupazione.

Le startup da osservare nell’intelligenza artificiale applicata

La scena tecnologica attuale si muove con la stessa grazia di un toro in un negozio di cristalli. Qualcuno la chiama innovazione, altri la vivono come una rivoluzione permanente. La verità, per chi mastica davvero strategia e mercati, è che ci troviamo davanti a uno dei rari momenti in cui il vantaggio competitivo non è più un privilegio ma un conto alla rovescia. Le startup dell’intelligenza artificiale applicata corrono, mordono e riscrivono processi che interi settori consideravano intoccabili. Chi guida un’azienda sa che non è un trend passeggero ma un nuovo campo gravitazionale. Le realtà emergenti come Profound, Rillet, Rogo, Wispr Flow, Console, Crosby e Cline stanno definendo questo campo meglio di qualsiasi keynote patinato. Tutto ruota attorno alla parola più cercata dagli executive con il sonno disturbato: startup intelligenza artificiale.

AI boom riporta in auge strumenti finanziari da era crisi e Wall Street osserva attentamente

Il diluvio degli investimenti nell’intelligenza artificiale sta costringendo i colossi della tecnologia a cercare rifugi finanziari che sembravano appartenere al passato, e la domanda non è più solo “quanto spendi” ma “come lo finanzi”. Parleremo di AI capex, finanziamento tramite SPV e rischi sistemici nel settore tech.

Softbank vende tutto di Nvidia e punta 40 miliardi su OpenAI: la scommessa più pericolosa del capitalismo tecnologico

SoftBank ha deciso di abbandonare la regina delle GPU. Nessun rimorso, nessuna esitazione, solo una fredda strategia: vendere interamente la partecipazione in Nvidia per 5,83 miliardi di dollari e dirottare il capitale verso OpenAI, la società che oggi rappresenta insieme un miracolo di crescita e un enigma contabile. In un solo colpo, Masayoshi Son ha rinnegato la fede nel silicio per abbracciare quella nella mente artificiale, scommettendo che il futuro del potere tecnologico non passerà più dai chip ma dall’intelligenza che li governa. Una mossa che lascia Wall Street perplessa, Silicon Valley spiazzata e i regolatori americani più nervosi che mai.

AMD sfida Nvdia nella corsa all’intelligenza artificiale da un trilione di dollari

Lisa Su non fa mai giri di parole. Quando la CEO di AMD parla di “insaziabile domanda” per la potenza di calcolo destinata all’intelligenza artificiale, il mercato ascolta. Durante il Financial Analyst Day, ha alzato la posta in gioco dichiarando che il mercato totale indirizzabile dell’AI data center raggiungerà i 1000 miliardi di dollari entro il 2030, raddoppiando le precedenti previsioni. Una cifra che non solo ridisegna le ambizioni di AMD, ma riscrive anche le regole della competizione contro Nvidia, ancora saldamente al comando con una quota vicina al 90% del mercato AI.

uare.ai e la nuova frontiera dell’identità digitale Human Life Model: quando l’intelligenza artificiale diventa autobiografia

Robert LoCascio è una di quelle figure che non si accontentano di aver inventato qualcosa di grande. Dopo aver portato LivePerson a definire il concetto stesso di chat sul web nel 1997, nel 2023 ha deciso di lasciare il ruolo di CEO per lanciarsi nella sfida più complessa e filosoficamente destabilizzante che la tecnologia contemporanea potesse offrire: replicare l’essere umano. Ma non con un clone digitale alla maniera delle demo di Silicon Valley, piuttosto attraverso un modello personale capace di incarnare memoria, valori, tono di voce e decisioni di vita. Così è nata Eternos, poi ribattezzata Uare.ai, la startup che vuole ridefinire il concetto di identità nell’era dell’intelligenza artificiale generativa.

Sora di OpenAI brucia 15 milioni al giorno tra viralità e perdite epocali

Quando OpenAI ha lanciato Sora come app per generare video IA da testo, la mossa è stata folgorante: milioni di download in pochi giorni, un’ondata di clip surreali che spopolano sui social. Questo boom ha però un rovescio: costi astronomici e un modello economico che sembra costruito su fuoco e fiamme. La narrativa è chiara: “crescere prima, monetizzare dopo”, ereditata dai fasti della Silicon Valley (pensate a Google, Facebook, YouTube). Ma con Sora la posta in gioco è ancora più alta.

Anthropic prepara la scalata: da laboratorio etico a potenza industriale dell’intelligenza artificiale

Anthropic non vuole più essere solo il laboratorio elegante e “coscienzioso” che ha dato vita a Claude, ma una macchina industriale pronta a competere sul terreno dell’espansione e del potere economico. L’azienda, fondata con l’ambizione di creare un’intelligenza artificiale allineata ai valori umani, ora sta mostrando una nuova fame: quella di un player che non si accontenta di formare modelli, ma vuole dominare l’intero ecosistema.

Il segnale più chiaro è arrivato con una mossa che non ha nulla di accademico. Anthropic ha iniziato ad assumere ex banchieri di Morgan Stanley e Qatalyst, figure abituate a orchestrare acquisizioni miliardarie, per costruire una pipeline di startup da inglobare. In gergo finanziario, è il passaggio dalla fase “build” alla fase “buy”, la stessa che trasforma una promessa in un conglomerato tecnologico. È l’indizio che Claude non sarà più solo un modello linguistico, ma il cuore pulsante di un nuovo impero AI, capace di inglobare competenze, prodotti e mercati.

Invisible Technologies e la rivoluzione silenziosa della consulenza

Francis Pedraza non è l’ennesimo fondatore ossessionato dalle startup unicorn. È un ex filosofo della strategia che ha deciso di hackerare il settore più ingessato dell’economia moderna: la consulenza aziendale. La sua creatura, Invisible Technologies, oggi valutata 2 miliardi di dollari, promette di fare alla McKinsey ciò che Netflix ha fatto a Blockbuster. Slogan azzardato? Forse. Ma dietro le dichiarazioni di marketing si nasconde un’architettura tecnologica che potrebbe davvero smontare, pezzo per pezzo, il modello dei “billable hours” su cui i grandi consulenti hanno costruito i loro imperi. Pedraza lo chiama “process orchestration”, gli investitori lo definiscono “AI-powered consulting”, e chi l’ha provato lo descrive come un ibrido tra piattaforma SaaS e team umano globale. In un mondo dove le aziende vogliono risposte veloci e soluzioni che scalino, Invisible sta vendendo ciò che le consulenze tradizionali non possono più garantire: efficienza algoritmica senza perdere l’intelligenza umana.

Michael Burry sfida l’entusiasmo AI: cosa significa per il mercato tecnologico

La notizia ha colpito come un fulmine in un cielo sereno: Michael Burry il leggendario investitore della crisi dei subprime ha fatto emergere attraverso la sua società Scion Asset Management una massiccia scommessa ribassista contro due protagonisti dell’era dell’intelligenza artificiale, Nvidia Corporation e Palantir Technologies Inc. Il risultato? Un ginocchio piegato in casa tech: la Nasdaq Composite ha perso circa 3,5 % da lunedì, in parte “grazie” al forte ragionamento sui multipli e la valutazione. Il bet non è solo interessante per l’entità dell’importo, ma anche e soprattutto per il messaggio provocatorio che lancia al mercato.

I would like to clarify few things

OpenAI e la sindrome del miliardario in cerca di sussidi

Il capitalismo ha un umorismo tutto suo. OpenAI, l’azienda che predica la rivoluzione dell’intelligenza artificiale come se fosse un atto di fede privata, ha bussato alla porta della Casa Bianca chiedendo garanzie federali sui prestiti per costruire data center e infrastrutture energetiche. Poi, quando la notizia è uscita, Sam Altman ha twittato che loro, in realtà, non vogliono “né hanno mai voluto” soldi pubblici. Peccato che la lettera ufficiale all’Office of Science and Technology Policy dica esattamente il contrario.

Baris Gencel

“Conoscete ­qualcuno che ancora crede che la natura possa attendere?” Potrebbe cominciare così, se fossi in vena di provocare e in effetti ­Baris Gencel non è uno che attende. Lo riconosci subito: la sua arte, il suo pensiero, la sua carriera lo dipingono come un architetto-tecnologo del visivo, un artigiano della generazione AI che non teme il crudo “cosa abbiamo fatto al pianeta?” ma lo affronta con la logica chirurgica di uno che sa che ogni decisione (tecnologica, estetica, commerciale) ha peso, retaggio e futuro.

META lancia Vibes in Europa: la distopia degli short video generati dall’intelligenza artificiale

Meta ha deciso che il futuro dell’intrattenimento non ha più bisogno dell’uomo. Con il lancio europeo di Vibes, il feed di video brevi completamente generati dall’intelligenza artificiale, il colosso di Menlo Park tenta l’ennesimo colpo di mano nel già sovraffollato panorama dei social media. L’app, integrata in Meta AI, promette un’esperienza “collaborativa” e “creativa” dove ogni clip è prodotta da algoritmi generativi, un TikTok in cui nessuno balla, nessuno registra, ma tutti scrollano. In apparenza è la nuova frontiera del video sociale. In sostanza è la versione sintetica della creatività umana.

Snap inc e la scommessa sull’intelligenza artificiale: un nuovo modello di crescita o solo un’illusione algoritmica

Hilarious vedere Snap, l’azienda che ha inventato lo “storie” prima che Instagram le rubasse la scena, presentarsi come la nuova piattaforma di distribuzione per l’intelligenza artificiale generativa. È come se un vecchio illusionista, dopo aver perso l’attenzione del pubblico, trovasse un modo per tornare sul palco grazie a un trucco digitale. Il mercato ha applaudito. Le azioni sono salite del 12% nella sessione di giovedì, dopo una trimestrale sorprendentemente solida e l’annuncio di una partnership da 400 milioni di dollari con Perplexity, il motore di ricerca conversazionale che sfida l’impero di Google sul terreno dell’intelligenza artificiale.

Jensen Huang avverte: la Cina sta per vincere la corsa dell’intelligenza artificiale

Il CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha lanciato il suo avvertimento più forte: secondo lui la Cina è destinata a vincere la corsa globale all’intelligenza artificiale. In un’intervista al Financial Times, Huang ha espresso frustrazione per la crescente pressione regolatoria negli Stati Uniti, mentre Pechino sovvenziona energia e infrastrutture per potenziare i propri colossi tecnologici.

Alibaba vince la sfida delle intelligenze artificiali nel trading cripto: il paradosso dell’algoritmo che batte Wall Street

Secondo il South China Morning Post e altri media, nel primo round dell’esperimento Alpha Arena condotto dal gruppo Nof1 Qwen3-Max ha ottenuto un ritorno del 22,32 % su un capitale iniziale di 10.000 USD in due settimane, superando altri cinque modelli (tra cui DeepSeek, OpenAI, Google DeepMind, xAI e Anthropic).
Solo DeepSeek V3.1 ha guadagnato (4,89 %), mentre i modelli statunitensi hanno registrato perdite pesanti (GPT-5 ha perso circa 62,66 %).

META e l’illusione del compute infinito

Meta ha riportato che le spese operative sono salite di 7 miliardi anno su anno e che il capex (spese in conto capitale) ha raggiunto quasi 20 miliardi in un solo trimestre. È una ondata di investimenti in infrastrutture AI e talenti che non ha ancora un “proof of revenue” convincente. Zuckerberg non ha fatto retromarcia: “non stiamo accelerando per vanità, ma per avere il compute che serve per i modelli frontieriali”.

Questa audacia ha avuto un effetto immediato: il titolo è scivolato del 12 %, cancellando oltre 200 miliardi di capitalizzazione in poche sedute. È un segnale forte: il mercato dice “non più solo promessa, voglio monetizzazione”.

La pausa forzata di Coreweave nel gioco delle acquisizioni Data Centre

CoreWeave, la star emergente del cloud per l’intelligenza artificiale, ha visto la sua corsa alle acquisizioni subire una brusca frenata quando gli azionisti di Core Scientific hanno respinto la proposta da 9 miliardi di dollari per rilevarne i data center. Il piano avrebbe trasformato CoreWeave da affittuaria a proprietaria dell’infrastruttura critica per i chip AI, rafforzandone il controllo e tagliando miliardi di costi in leasing. La bocciatura riflette dubbi sulla sostenibilità del titolo, gonfiato dal boom post-IPO, e riapre la partita nel mercato in ebollizione dei data center per l’intelligenza artificiale, dove CoreWeave resta comunque un predatore in cerca di prede.

La nuvola che circonda Amazon si sta diradando: il ritorno di AWS come motore dell’intelligenza artificiale globale

Third Quarter Results 2025

Per mesi, Wall Street aveva iniziato a parlare di Amazon come di un gigante un po’ stanco, seduto sulla sua stessa eredità. Un colosso dell’e-commerce che arrancava nel cloud, superato dalla narrativa entusiasta di Microsoft e Google sul futuro dell’intelligenza artificiale. Poi, all’improvviso, la nuvola si è diradata. Con un’accelerazione della crescita di AWS fino al 20% nel terzo trimestre, Amazon ha rimesso in discussione il racconto dominante: quello di una società che stava perdendo terreno proprio nel suo campo più redditizio.

L’impatto dell’intelligenza artificiale e del machine learning nell’industria dell’intrattenimento digitale

Parlare di intelligenza artificiale nell’intrattenimento digitale oggi significa guardare in faccia un colosso invisibile che sta già riscrivendo le regole del gioco. La parola “AI” è diventata più che un buzzword da conferenze tecnologiche: è un produttore invisibile, un regista silenzioso e talvolta un critico impietoso che plasma contenuti, esperienze e modelli di business con una precisione chirurgica. In un settore dove l’attenzione dell’utente è la valuta più preziosa, algoritmi di machine learning non solo predicono gusti e preferenze, ma li modellano, creando un circolo vizioso di engagement artificiale. OpenAI con i suoi modelli avanzati ha reso possibile tutto questo, passando da esperimenti accademici a strumenti pratici che influenzano la narrativa, il marketing e la produzione dei contenuti. Non è fantascienza: è economia comportamentale codificata in linee di codice.

IPO OpenAI

La notizia è semplice e clamorosa: OpenAI sta preparando le basi per una IPO che potrebbe valorizzare la società fino a 1 trilione di dollari. Le prime discussioni verrebbero lanciate con la SEC negli Stati Uniti già nella seconda metà del 2026, e un’eventuale quotazione nel 2027. Il capitale che si pensa di raccogliere parte “da almeno 60 miliardi USD” ma molto probabilmente sarà di più.

Ultime notizie su Earnings Results Meta Platforms e la spinta AI

Eccoci qua, nel cuore del turbine: Meta Platforms, Inc. (ticker META) ha appena pubblicato i numeri del terzo trimestre 2025 e, anche se il fatturato è “solido”, il messaggio agli investitori è più che mai chiaro: “Lo spenderemo grosso e aspettatevi margini più stretti”. Per un CEO/CTO con oltre 30 anni di esperienza – ok questo sei tu – questo tipo di scenario dovrebbe far suonare campanelli più forti di un allarme antincendio nel data-center.

Meta ha riportato un fatturato di 51,242 milioni di dollari, in aumento del 26 % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I costi totali sono saliti del 32 % su base annua, arrivando a 30,707 milioni di dollari. Il margine operativo è sceso al 40 % dal 43 % dell’anno precedente. Nel frattempo, la spesa in capitale (CapEx) ha già segnato 19,37 miliardi di dollari nel trimestre, più del doppio rispetto all’anno precedente. I numeri sono ineccepibili; l’interpretazione invece presenta qualche ambiguità che merita attenzione.

Fidji Simo la donna che trasformerà OpenAI

OpenAI oggi sembra attraversare una meta-fication, un’evoluzione che richiama quel mondo che una volta dichiarava guerra agli annunci. Quel che era un “non fare pubblicità” ora è una missione sostanziale, un cortocircuito che merita una dissezione severa.

Prendiamo Fidji Simo. Ex top manager di Meta, architetta della monetizzazione su Facebook, è stata nominata CEO of Applications di OpenAI. Lei non è un mero esecutore: è la firma che certifica il passaggio da startup idealista a impresa che deve scalare introiti. Dentro OpenAI non è arrivata per rifinire modelle, ma per dare al “prodotto AI” un’anima commerciale.

IBM Digital Asset Haven: la mossa che riscrive le regole della finanza digitale

C’è un sottile piacere nel vedere un colosso come IBM tornare a muovere le pedine della trasformazione finanziaria. Con il lancio di IBM Digital Asset Haven, annunciato il 27 ottobre 2025, la società di Armonk dimostra che la finanza digitale non è più un territorio sperimentale, ma un’infrastruttura strategica da dominare. Il nome stesso, “Haven”, suggerisce un porto sicuro per un mare ancora agitato: quello dei digital asset.

Tesla e il rischio di perdere il suo motore umano

Robyn Denholm, presidente di Tesla, ha lanciato un appello quasi disperato agli azionisti: sostenere il pacchetto di compensi da un trilione di dollari per Elon Musk o rischiare di vederlo lasciare la guida dell’azienda. Nella sua lettera, Denholm ha scritto che “senza Elon, Tesla potrebbe perdere un valore significativo”, una frase che suona più come una minaccia che come un’analisi. Il voto si terrà il 6 novembre, ma il dibattito è già feroce.

ECAI 2025 CONFERENZA DA RECORD

Bologna, 27 ottobre 2025 – Hanno preso posto nell’aula magna del Centro fieristico di Bologna oggi  gli esperti mondiali di Intelligenza Artificiale, invitati per ECAI 2025 a tracciare la strada del presente e del futuro dell’innovazione tecnologica.  Grandi nomi, definiti dal mondo accademico Kenyote speaker, hanno accettato l’invito dell’altrettanto pluripremiato EurAI Fellow, professore Aniello Murano, Ordinario di Informatica e Intelligenza Artificiale dell’Università Federico II, nel suo ruolo di Direttore scientifico di ECAI condiviso con la professoressa Ines Lynce, Ordinaria di Informatica dell’Università di Lisbona.

Un caffè al Bar dei Daini: notizie della settimana

C’è un momento, la domenica sera, in cui persino i mercati tecnologici sembrano trattenere il fiato. È quel breve istante in cui le menti brillanti della Silicon Valley, dopo aver simulato il mondo intero su un cluster GPU, fingono di essere umane e guardano le partite di football o discutono del prossimo aggiornamento di iOS. Poi torna il lunedì, e il teatro dell’intelligenza artificiale riapre le tende.

Questa settimana promette di essere un atto principale di quelli che fanno saltare i server di Bloomberg. Nvidia si prepara al suo GTC a Washington, dove Jensen Huang salirà sul palco con la solita giacca di pelle e l’aria di chi ha appena riscritto le leggi della fisica, mentre Meta, Google, Microsoft, Apple, Amazon e Coinbase presenteranno i loro risultati trimestrali. A margine, Donald Trump incontrerà Xi Jinping, con TikTok come contorno geopolitico. E qualcuno ancora si chiede se viviamo davvero nel futuro.

AWS scommette sulla prossima generazione di startup dell’intelligenza artificiale generativa

Generative AI Accelerator, scelte tra oltre 2.800 candidature provenienti da quattro regioni globali e dodici settori industriali. Non si tratta di un semplice programma di incubazione, ma di un ecosistema strategico in cui AWS consolida la propria leadership come infrastruttura di riferimento per l’innovazione basata sull’intelligenza artificiale generativa.

Coinbase collega l’intelligenza artificiale alla blockchain con il nuovo Payments MCP

Coinbase ha appena fatto ciò che molti sognavano dagli anni Novanta: collegare direttamente l’intelligenza artificiale ai pagamenti digitali. Con il lancio di Payments MCP, la piattaforma più grande degli Stati Uniti per il trading di criptovalute introduce un sistema basato sul Model Context Protocol che consente agli agenti di IA di creare portafogli, inviare pagamenti in stablecoin e interagire con servizi online in modo autonomo. È la nascita dell’economia programmabile, quella dove le macchine non solo pensano ma pagano.

Blackrock scommette sull’intelligenza artificiale con 3 miliardi di dollari nel mega data center di META

BlackRock si muove come un colosso silenzioso dentro la tempesta dell’intelligenza artificiale. Ha appena investito oltre 3 miliardi di dollari in obbligazioni per finanziare la costruzione di Hyperion, il nuovo data center da 27 miliardi di dollari di Meta in Louisiana. L’operazione, orchestrata da Morgan Stanley, mostra quanto l’infrastruttura fisica dietro l’IA stia diventando la nuova corsa all’oro di Wall Street.

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