Shanghai non dorme mai, e nemmeno AgiBot. La startup fondata nel 2023 da Zhihui Peng, ex “Genius Youth” di Huawei, ha appena lanciato LinkCraft, una piattaforma che sembra uscita da un film di fantascienza ma è tutta realtà cinese. L’idea è semplice nella sua genialità: carichi un video di un movimento umano e il tuo robot umanoide lo replica con precisione chirurgica. Niente più laboratori ipertecnologici o settimane di programmazione manuale. Un clic, e il robot impara.
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Ne sentiremo parlare.
In un Paese che ha reso l’iperbole una forma d’arte politica, quando il Premier cinese Li Qiang ti chiama a raccolta tra un economista della logistica e un magnate del trasporto marittimo, qualcosa di simbolico sta accadendo. Peng Zhihui, classe 1993, fondatore della start-up AgiBot e ex enfant prodige di Huawei, è stato convocato tra le giovani speranze della tecnologia nazionale per un simposio a porte chiuse a Pechino. Un palcoscenico istituzionale che somiglia a un’investitura, più che a una riunione operativa.
Sotto il volto liscio del socialismo high-tech si nasconde un sottotesto chiarissimo: Pechino ha bisogno di nuovi idoli, possibilmente con un background da ingegneria applicata e un portfolio di robot bipedi pronti a spostare scatole o conquistare TikTok. E Peng, con il suo curriculum da sceneggiatura Marvel un braccio robotico alla Iron Man, un nickname virale (“Zhihuijun”), e un passato nei reparti AI di Huawei e Oppo è perfetto per la parte. Non un semplice imprenditore, ma un totem narrativo per una Cina che vuole ribadire che la partita dell’intelligenza artificiale non è a esclusivo appannaggio della Silicon Valley.