Stephen Wolfram è probabilmente uno dei pensatori più sottovalutati della nostra epoca. Mentre Silicon Valley si innamora ciclicamente dell’ennesima buzzword, Wolfram da oltre vent’anni ci ricorda una verità che molti fingono di non sentire: la realtà non è sempre riducibile. L’irriducibilità computazionale, il cuore del suo “A New Kind of Science” del 2002, è un concetto che fa tremare i polsi a chi ancora crede che basti più potenza di calcolo per domare il caos. L’idea è semplice e devastante allo stesso tempo: ci sono sistemi in cui non esiste alcuna scorciatoia per prevedere l’esito. Se vuoi sapere come andrà a finire, devi calcolare ogni singolo step, senza saltare nulla.
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Federico Faggin, l’uomo che vide il futuro – Video
Un documentario dedicato a uno dei personaggi del nostro tempo, Federico Faggin, fisico, inventore e imprenditore italiano, venerato nella Silicon …
C’è una strana ironia nel fatto che l’uomo che ha dato un’anima al silicio stia passando gli ultimi decenni della sua vita cercando l’anima dell’uomo. Federico Faggin, fisico, inventore, imprenditore, ma soprattutto visionario, è stato celebrato nel documentario L’uomo che vide il futuro, firmato da Marcello Foa. Un titolo che potrebbe suonare esagerato.
Un libro che sfida il paradigma materialista
“Irreducible: Consciousness, Life, Computers, and Human Nature” di Federico Faggin è un’opera che non si limita a discutere la coscienza come fenomeno, ma la affronta come un’entità irriducibile alle mere funzioni computazionali. Questo lo pone in netto contrasto con la visione materialista dominante nella scienza, secondo cui la mente è solo il risultato dell’attività neuronale e può, in linea di principio, essere replicata da un’intelligenza artificiale sufficientemente avanzata.
Il libro esplora il concetto che la coscienza non sia un epifenomeno del cervello, ma una realtà fondamentale dell’universo, un’idea che si riallaccia a tradizioni filosofiche e spirituali millenarie. Faggin, celebre per aver inventato il microprocessore e quindi ben radicato nella scienza e nella tecnologia, porta avanti una critica lucida al riduzionismo, suggerendo che l’esperienza soggettiva, il “qualia”, non sia simulabile né trasferibile su macchine.