Il mercato globale dell’intelligenza artificiale sta subendo una trasformazione radicale, e pochi casi illustrano meglio le tensioni tra innovazione, governance e rischio strategico di OpenAI. La ristrutturazione dell’azienda, attesa da mesi, rischia di far saltare un investimento da 10 miliardi di dollari da parte di SoftBank, mettendo in discussione non solo la sua valutazione da 300 miliardi, ma anche la timeline per una IPO prevista inizialmente nel 2024. Per gli investitori, ogni giorno di ritardo è un piccolo terremoto nei portafogli. La promessa di guadagni esplosivi dall’AI si scontra con una complessità gestionale che pochi altri settori conoscono.
La disputa con Microsoft è il fulcro della crisi. L’esclusività di Azure come infrastruttura cloud principale di OpenAI garantisce a Microsoft un ruolo da guardiano, mentre l’azienda di Sam Altman spinge verso la diversificazione con AWS e Google Cloud. La contraddizione è palese: l’accordo con Microsoft offre stabilità e accesso privilegiato a risorse essenziali, ma limita la libertà strategica di OpenAI e aumenta i rischi di dipendenza. L’inserimento della cosiddetta “clausola AGI”, che permette all’azienda di revocare a Microsoft l’accesso alla proprietà intellettuale in caso di sviluppo di intelligenza artificiale generale, aggiunge un elemento di drammaticità: per Microsoft è un rischio strategico, per OpenAI un’assicurazione contro il monopolio tecnologico.