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Tag: Microsoft Build Developer Conference 2025

GitHub copilot si rifà il look: benvenuti nell’era degli agenti autonomi che scrivono codice

Microsoft Build developer conference

C’era una volta l’IDE. Poi arrivò GitHub Copilot. Ora arriva l’agente autonomo di Copilot che fa tutto da solo, mentre tu ti chiedi se ha ancora senso la tua laurea in ingegneria informatica.

Sì, Microsoft ha appena tolto il velo all’ultima incarnazione dell’AI developer agent durante la Build 2025. Non si limita più a suggerire codice tra un commento e l’altro: prende in carico task veri, accende una virtual machine, clona il repository, capisce il contesto, legge l’intera codebase, scrive il codice, lo testa, lo salva, documenta tutto, ti notifica… e risponde pure ai commenti che gli lasci. E tu? Tu guardi.

Windows diventa un agente segreto: il protocollo MCP è il nuovo cuore oscuro dell’AI

La parola d’ordine è “agenti”. Non quelli dei servizi segreti, ma quelli software: entità autonome, autoeseguibili, perennemente sveglie e sempre pronte a servirti. Sì, stiamo parlando di AI agents, i nuovi protagonisti del futuro immaginato da Microsoft. Ma non basta dichiararlo: per trasformare questo delirio tecnocratico in infrastruttura concreta, serve un collante. Quel collante ha un nome: Model Context Protocol (MCP). Ed è qui che le cose si fanno davvero interessanti, e potenzialmente pericolose.

Microsoft Build Developer Conference 2025 Ai piccoli modelli piace giocare in grande

Quello che Microsoft ha annunciato al suo Build è una di quelle mosse che sembrano piccole, ma che in realtà stanno ridisegnando sottotraccia il paradigma del web moderno: l’introduzione di API cross-platform per l’AI on-device nel browser Edge, alimentate dal suo modello Phi-4-mini. Roba da far impallidire i paladini del cloud e far storcere il naso ai puristi del server-side. Sì, perché stiamo parlando di intelligenza artificiale che gira localmente, sul tuo portatile, mentre scrolli siti web e cerchi di sembrare produttivo.

Microsoft Build Developer Conference 2025, Azure e l’odore acre della complicità digitale

Seattle, maggio 2025. L’aria è satura di entusiasmo artificiale, cariche elettriche da keynote e presentazioni PowerPoint sfornate come biscotti caldi dalla fabbrica del capitalismo tecnologico. Satya Nadella è appena salito sul palco del Build Developer Conference, sorriso da CEO seriale, giacca stirata, voce pacata. Ma appena il tempo di pronunciare qualche frase da manuale sul futuro brillante dell’AI, e una voce rompe l’incantesimo: “Free Palestine!”.La scena dura pochi istanti. Ma è sufficiente per incrinare il vetro levigato della narrazione aziendale. Il disturbatore non è un provocatore qualunque, ma Joe Lopez, ingegnere firmware con quattro anni di esperienza nei sistemi hardware Azure. Uno di casa. Uno che fino a ieri era “una risorsa”. Oggi, invece, è diventato un problema.

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