C’è qualcosa di paradossale nella calma con cui Sam Altman annuncia che l’umanità ha appena varcato un “event horizon” verso la superintelligenza. Come se stesse commentando la temperatura del tè, il CEO di OpenAI ha scritto: “Siamo oltre il punto di non ritorno; il decollo è iniziato.” È il tipo di frase che dovrebbe causare panico, o almeno un improvviso bisogno di respirare profondamente. Invece, niente. La reazione globale? Un misto di entusiasmo, scetticismo e una scrollata di spalle tecnologicamente rassegnata.
Secondo Altman, ci stiamo avviando verso quella che chiama singolarità morbida, un passaggio dolce ma inesorabile verso l’intelligenza digitale superiore. Non la distopia di Skynet, non l’esplosione prometeica di una mente artificiale che ci ridicolizza; piuttosto, una transizione “gestibile”, graduale, quasi noiosamente prevedibile. Il problema è che, come ogni vera rivoluzione, anche questa si maschera da evoluzione lineare.