Intelligenza Artificiale, Innovazione e Trasformazione Digitale

Autore: Alessandra Innocenti Pagina 3 di 21

Economia dei creatori 2025: l’influenza è morta, viva l’influenza

Hollywood. 3 giugno 2025. NeueHouse. Palco acceso, riflettori puntati, e il solito circo patinato di CEO, marketer e intrattenitori che recitano la parte dei visionari. Tema: “Il futuro dell’influenza”. Che, detto così, suona già come un epitaffio.

Evan Spiegel, Esi Eggleston Bracey, e i burattinai di Meta, Spotify e Coca-Cola sono pronti a dirci cosa sarà del creator economy, mentre l’intelligenza artificiale spinge fuori scena la carne e ossa con l’eleganza di un algoritmo ben addestrato. Biglietti VIP disponibili, ovviamente. Perché il capitalismo dell’attenzione ha sempre un listino prezzi.

Vibe coding: l’arte di non sapere programmare e farci comunque una demo in Figma

Se pensavi che la Silicon Valley avesse già raggiunto l’apice del delirio tecno-ottimista, siediti e preparati a essere smentito. OpenAI ha sponsorizzato un “esperimento” per dimostrare che vibe coding—ovvero la programmazione guidata dal “vibrare interiore”—non è solo l’ennesima buzzword generata da un keynote di un venticinquenne in felpa Patagonia, ma una “rivoluzione” nel mondo del software. O così ci dicono.

SLA Neuroprotesi vocale: la rivincita del cervello muto sull’arroganza dell’interfaccia umana

Chi ha detto che per parlare servono le corde vocali? O che l’interazione debba passare per un touchscreen, una tastiera, una bocca? La nuova frontiera delle interfacce cervello-computer (BCI, per chi mastica l’acronimo come chewing gum scientifico) non si accontenta più di interpretare click mentali o movimenti oculari. No, adesso decodifica il linguaggio direttamente dalla corteccia motoria ventrale. E lo fa pure con un certo stile, ricostruendo la voce originale di chi ormai non può più usarla. Un paradosso tecnologico sublime, quasi poetico, se non fosse così crudelmente reale.

La parola chiave è neuroprotesi vocale, il contesto è l’inferno progressivo chiamato SLA (sclerosi laterale amiotrofica), e il risultato è una macchina che, dopo 30 minuti di addestramento e 256 elettrodi ben piantati nella testa di un paziente, capisce quello che vorrebbe dire e lo dice al posto suo. Con la sua voce. O meglio, con una copia sintetica di quella che aveva prima che la malattia gliela strappasse via.

DeepSeek e il rischio di affidarsi troppo alla “scienza” delle macchine

Il fascino dell’intelligenza artificiale (AI) nel settore medico è sempre stato forte. Non c’è da stupirsi, quindi, che una start-up come DeepSeek abbia rapidamente conquistato i riflettori, attirando l’attenzione di ospedali in tutta la Cina grazie alla sua proposta di modelli open-source economici e potenti. Entusiasti per l’opportunità di risparmiare costi e migliorare l’efficienza diagnostica, oltre 300 ospedali hanno già integrato i modelli di linguaggio avanzato di DeepSeek nelle loro pratiche quotidiane, alcuni dei quali sono già un punto di riferimento nell’uso di LLM (modelli di linguaggio di grandi dimensioni). Ma le cose sono davvero così semplici come sembrano? I ricercatori di Tsinghua Medicine sollevano dubbi inquietanti sulla sicurezza clinica e la privacy, suggerendo che la rapida adozione di DeepSeek potrebbe celare dei pericoli nascosti.

Il rischio di perdere la creatività: l’intelligenza artificiale tra potere e protezione dei diritti d’autore

We will lose an immense growth opportunity if we give our work away at the behest of a handful of powerful overseas tech companies, and with it our future income, the UK’s position as a creative powerhouse, and any hope that the technology of daily life will embody the values and laws of the United Kingdom.

Quando personalità di spicco come Paul McCartney, Elton John, Ian McKellen e Dua Lipa scendono in campo per una causa, non si tratta di una causa qualunque. Lo scorso mese, queste figure di spicco, insieme ad altri nomi di peso del settore creativo britannico, hanno sottoscritto una lettera aperta che non solo ha scosso il mondo della cultura e dell’intrattenimento, ma ha anche sollevato una questione delicatissima: quella dei diritti d’autore nell’era dell’intelligenza artificiale. La questione è tanto semplice quanto esplosiva: le aziende che sviluppano IA dovrebbero essere obbligate a rivelare quali opere protette da copyright sono state utilizzate per addestrare i loro modelli?

OpenAI e il centro dati in UAE: tra chip, geopolitica e la diplomazia del silicio

Mentre Donald Trump sbarca nel Golfo con il suo entourage di miliardari, OpenAI valuta l’espansione in Medio Oriente con un nuovo centro dati negli Emirati Arabi Uniti. Un’operazione che, più che una semplice mossa infrastrutturale, sembra un’abile partita a scacchi tra tecnologia, geopolitica e interessi economici.

La decisione di OpenAI di considerare un centro dati negli Emirati non è casuale. Con Sam Altman presente nella regione, l’azienda mira a consolidare la sua presenza in un’area strategica, sfruttando le opportunità offerte dalla recente apertura degli Stati Uniti all’esportazione di chip avanzati NVIDIA verso il Golfo. Un cambiamento di rotta rispetto alle restrizioni imposte durante l’amministrazione Biden.

Jamie Lee Curtis contro l’AI di Meta: quando la verità si smonta a colpi di deepfake

Benvenuti nell’era dove l’intelligenza artificiale non solo crea, ma mente meglio degli umani. E non per arte, per soldi. Jamie Lee Curtis, attrice premio Oscar, si è trovata suo malgrado trasformata in testimonial fasulla di un prodotto sconosciuto, grazie a un deepfake costruito a partire da una sua vecchia intervista. Le hanno messo parole mai pronunciate in bocca, truccato l’espressione, e incollato un messaggio che non aveva mai approvato.

Un giorno sei l’icona del cinema horror, il giorno dopo l’avatar IA di una campagna pubblicitaria tarocca. E sì, stavolta Meta ci è cascata.

Sam Altman’s Kitchen Shaming

Sam Altman, il CEO di OpenAI, ha invitato i giornalisti del Financial Times a pranzo, probabilmente per discutere della sua visione per il futuro dell’intelligenza artificiale. Quello che non si aspettava, però, è che l’intervista si trasformasse in una sessione di kitchen-shaming senza precedenti. Sì, avete letto bene: la sua cucina, quella che avrebbe dovuto essere il rifugio culinario di un uomo che ha tutto, ma proprio tutto, dalla tecnologia al denaro, è finita sotto la lente di ingrandimento. E il risultato è tutt’altro che lodevole.

iPhone diventa vegano: apple usa l’intelligenza artificiale per “allungare” la batteria

In un mondo dove i telefoni hanno fotocamere da cinematografia, chip più potenti di quelli usati per andare sulla Luna e display così brillanti da illuminare un rave party, la batteria resta ancora la vecchia e noiosa palla al piede. Apple, con la solita teatralità da keynote californiano, ha deciso di affidare l’anima dell’iPhone a qualcosa di ancora più potente dei suoi chip M: l’intelligenza artificiale. Ma attenzione, non quella generativa da prompt da nerd, bensì una AI “di sistema”, silenziosa, predittiva, e maledettamente utile. In teoria.

Gemini AI gratis a 10.000 metri: il trucco (legale) per gabbare le compagnie aeree

C’è una nuova forma di pirateria digitale, e stavolta non c’entra nulla con torrent o streaming illegale. Si fa tutto in alta quota, dentro una cabina pressurizzata a 10.000 metri, armati solo di uno smartphone Android e un’idea tanto geniale quanto beffarda: accedere a Gemini AI gratis, senza Wi-Fi, sfruttando il protocollo RCS (Rich Communication Services) di Google Messages. Un colpo da maestro, condito da una punta di anarchia digitale.

Chi siete? cosa portate? Ma quanti siete? Un fiorino! Il gioco dei dazi: una tregua di 90 giorni tra Stati Uniti e Cina, ma a quale prezzo?

L’accordo siglato lunedì tra Stati Uniti e Cina per sospendere la maggior parte dei dazi doganali reciproci per un periodo di 90 giorni ha suscitato una serie di reazioni, tra cui un sensibile rialzo dei mercati azionari. Il motivo di questo entusiasmo è chiaro: la speranza che l’allentamento delle tensioni commerciali tra le due potenze mondiali possa finalmente disinnescare una guerra commerciale che sembra non finire mai. Ma come spesso accade nelle trattative internazionali, dietro le promesse di una tregua ci sono sempre i soliti interrogativi. Vale la pena credere che questo accordo sia solo il primo passo verso una distensione reale, o si tratta di una mossa strategica per guadagnare tempo mentre entrambe le nazioni continuano a tessere le loro strategie sullo scacchiere globale?

Alipay reinventa la voce: la nuova arma contro le truffe digitali è un microfono

Mentre tutti si concentrano sull’intelligenza artificiale generativa, Alipay, colosso dei pagamenti digitali in Cina, tira fuori dal cilindro una trovata tanto semplice quanto micidiale: una chiamata vocale. Sì, nel 2025, tornare a parlare è la nuova frontiera della sicurezza finanziaria. La funzione è già live dentro la chat dell’app: accanto alla condivisione della posizione o l’invio di foto, ora c’è anche l’opzione “chiamata vocale”, con l’etichetta “novità”, come se fosse un ritorno vintage.

La Cina non copia più: ora StepFun inventa l’intelligenza multimodale davvero StepFun

C’è un vecchio detto nei corridoi dei dipartimenti IT più cinici: “Se qualcosa funziona in Silicon Valley, in sei mesi lo trovi a Shenzhen… con un nome diverso, ma il doppio più veloce e a metà prezzo”. Ma questa volta, forse, siamo davanti a una mutazione più interessante. Non è l’ennesimo clone: è un laboratorio con le idee chiare, la benedizione di Tencent e un’aggressività che sa di rivoluzione. StepFun, startup cinese nata già grande (perché se hai Tencent alle spalle, non sei mai davvero “early stage”), sta giocando una partita diversa: quella dell’intelligenza artificiale multimodale.

ChatGPT introduce pdf download

Ormai, l’idea che i modelli di linguaggio come ChatGPT possano fare qualcosa di più che chiacchierare, scrivere e fare battute è quasi normale. Ma se ti dicessi che, oggi, possiamo sfruttare questa tecnologia anche per scaricare PDF direttamente? Stai leggendo bene: ChatGPT ha recentemente introdotto la funzionalità che permette di generare e scaricare PDF. Un’innovazione che apre scenari interessanti, ma anche qualche perplessità. Perché dovremmo passare attraverso un chatbot per scaricare documenti quando esistono mille altre soluzioni? Ma andiamo con ordine.

Protocollo o Morte: l’anarchia degli agenti AI e l’internet che non parla con sé stesso

Siamo alla soglia dell’era dei sistemi autonomi, dove gli agenti AI – quelli veri, capaci di pianificare, ragionare, usare strumenti e collaborare – dovrebbero comportarsi come stormi di droni intelligenti, organizzati, sinergici, operativi. E invece? Parlano ognuno la propria lingua. Come se tu collegassi cento dispositivi a una rete e scoprissi che uno parla Swahili, l’altro Klingon, un altro ancora codice Morse. Benvenuti nell’inferno silenzioso dell’interoperabilità mancata.

CHATGPT è solo un altro chatbot? prova a chiederglielo con le parole giuste (PROMPT), poi ne riparliamo

La maggior parte degli utenti che aprono ChatGPT per la prima volta fanno tutti la stessa cosa: scrivono qualcosa tipo “ciao, mi puoi aiutare con una cosa?”, ricevono una risposta gentile, e si illudono di aver capito come funziona. In realtà non hanno neanche scalfito la superficie.

L’illusione di “aver capito” è pericolosa. È come comprare una Ferrari e usarla per andare a fare la spesa la domenica mattina, in prima marcia, col freno a mano tirato. E quando qualcuno ti chiede se ti piace guidarla, rispondi: “Sì, però non è poi tutta questa cosa.” Davvero?

Zongertinib, la pillola che uccide il cancro ai polmoni: la Cina riscrive le regole del gioco

Mentre le big pharma americane si dibattono tra brevetti scaduti, prezzi insostenibili e scandali di efficacia, dalla collaborazione tra Cina e Stati Uniti emerge un farmaco orale che rischia di fare piazza pulita delle obsolete terapie oncologiche: si chiama zongertinib ed è stato appena incoronato protagonista indiscusso del trattamento del cancro al polmone NSCLC con mutazione HER2, una delle forme più ostiche da affrontare. Il tutto con un elegante studio clinico internazionale pubblicato sul New England Journal of Medicine e presentato in pompa magna al congresso dell’American Association for Cancer Research a Chicago.

Il papa del silicio: perché Leone XIV ha scelto l’intelligenza artificiale come bussola del suo pontificato

Di seguito è riportato un altro estratto, pubblicato dal 
Catholic News Service.

La scena sembra scritta da uno sceneggiatore con una predilezione per i paradossi storici: un uomo vestito di bianco, in una delle istituzioni più antiche e conservatrici al mondo, pronuncia una frase che suona come una dichiarazione programmatica di una start-up della Silicon Valley: “ho scelto il nome Leone XIV in riferimento all’intelligenza artificiale e alla nuova rivoluzione industriale”. E invece no, è tutto reale. È successo davvero in Vaticano, nel cuore di un’istituzione millenaria che si ritrova ora a fare i conti con l’algoritmo.

Trump: 80 e stò

Apple, privacy e bugie: come 95 milioni di dollari non bastano a farci dimenticare Siri

Quando si parla di Apple e privacy, la narrazione ufficiale è sempre quella del paladino della riservatezza digitale. Una sorta di templare high-tech che combatte contro le Big Data e i loro appetiti famelici. Eppure, ogni tanto, anche il cavaliere più lucente inciampa su un sasso, e nel caso di Cupertino, il sassolino si chiama Siri. O meglio, il modo in cui Siri ha ascoltato più del dovuto. Ora, dopo anni di accuse e class action, arriva il sigillo finale: Apple ha accettato di pagare 95 milioni di dollari per mettere a tacere una brutta storia di privacy violata.

Il prossimo passo di Jony Ive: un’analisi profonda dell’innovazione e delle sue conseguenze non intenzionali

Jony Ive, l’ex designer di Apple ormai celebre per aver progettato l’iPhone, l’iPad, e l’Apple Watch, è sempre stato un maestro nel trasformare idee eleganti in prodotti iconici. Tuttavia, in una recente intervista con Stripe, ha rivelato un lato più introspettivo, ammettendo gli effetti collaterali negativi che possono emergere dalle stesse innovazioni che ha contribuito a creare. Il suo prossimo progetto, una collaborazione con OpenAI, sembra essere guidato dal desiderio di affrontare le conseguenze non intenzionali che la tecnologia ha avuto sulla società, in particolare riguardo l’iPhone. Per Ive, questa riflessione non è solo un pensiero passeggero, ma una forza trainante dietro il lavoro che sta sviluppando nel silenzio.

L’intelligenza artificiale nel 2025: la nuova rendita di posizione per PMI italiane e Inference Provider

Nel 2025 l’Intelligenza Artificiale non è più un orizzonte lontano o un costoso giocattolo per big tech, ma una leva strategica che ridisegna la competitività nei distretti industriali, nei capannoni di provincia, nei corridoi della manifattura e nei retrobottega digitali delle PMI italiane. E non parliamo solo di chatbot o automazioni da ecommerce di quarta mano. Parliamo di veri motori di valore dove i modelli di AI – sempre più customizzati, verticalizzati e accessibili sono integrati nei processi core, diventando l’infrastruttura invisibile dell’efficienza, del decision-making e della personalizzazione.

Netflix ridisegna la sua interfaccia: arriva la ricerca con AI generativa e la TikTok-izzazione dello streaming

Netflix si rifà il trucco, ma stavolta con bisturi di silicio e un’anima di machine learning. Niente facelift estetico fine a sé stesso: questa volta il colosso dello streaming ha svelato una rivoluzione strutturale del suo prodotto, puntando tutto su intelligenza artificiale generativa e feed verticali in pieno stile TikTok. L’obiettivo? Farci scoprire contenuti più in fretta, o almeno darci l’illusione di avere il controllo mentre ci perdiamo nei soliti 20 minuti di scroll compulsivo prima di arrenderci a rivedere Breaking Bad per la settima volta.

Baidu e il traduttore universale per animali: fantascienza cinese o marketing col guinzaglio?

Nel gran teatro dell’intelligenza artificiale, Baidu ha appena aggiunto una nuova scena dal sapore vagamente disneyano: un sistema per tradurre i suoni degli animali in linguaggio umano. No, non è il sequel del Dottor Dolittle, ma una domanda di brevetto pubblicata dal governo cinese che fa notizia più per il potenziale mediatico che per l’effettiva applicabilità industriale. Perché dietro ogni abbaio che diventa frase, c’è un algoritmo che promette più di quanto la scienza possa realisticamente mantenere, almeno oggi.

Quando l’AI si mette il papillon: il premio Capo d’Orlando celebra i T-Rex, LLM e cervelli Italiani

C’è un’ironia sottile e tremendamente italiana nel fatto che un premio intitolato a un luogo mitologico, il “Capo d’Orlando”, venga assegnato in un castello medievale per celebrare la scienza del futuro, quella fatta di reti neurali, strutture proteiche predette al millimetro e dinosauri che risorgono in pixel e carta stampata. Ma è proprio questo il senso dell’edizione 2024 del Premio Internazionale “Capo d’Orlando”, un evento che riesce da 27 anni a impastare cultura alta, territorio e scienza senza perdere il sorriso, lo stile e una sana vena di autocelebrazione.

Microsoft lancia Surface Copilot+ PC: l’AI offline a portata di tutti

Microsoft ha appena presentato i nuovi Surface Copilot+ PC, una mossa che segna un punto di svolta nell’integrazione dell’intelligenza artificiale nei dispositivi personali. Con l’obiettivo dichiarato di rendere l’IA accessibile a un pubblico più ampio, l’azienda ha introdotto due nuovi modelli: il Surface Pro da 12 pollici e il Surface Laptop da 13 pollici, entrambi progettati per eseguire funzionalità avanzate di IA direttamente sul dispositivo, senza necessità di connessione a internet.

Vera di Babelscape: l’intelligenza artificiale che porta rigore e trasparenza nelle decisioni legali e pubbliche

In un mondo dove la velocità con cui una bufala legale si diffonde supera quella della luce e del buonsenso arriva Vera, l’assistente AI di Babelscape, che promette di riportare un minimo di decenza epistemica nel far west normativo in cui ci siamo infilati. Alimentata da una tecnologia di Natural Language Understanding di classe mondiale, Vera non è il solito giocattolo per nerd del legal tech: è una sentenza anticipata per chiunque voglia piegare i fatti a fini politici o, peggio, normativi.

A differenza delle classiche soluzioni di automazione giuridica che si limitano a schedare sentenze o a suggerire cavilli come fossero caramelle, Vera si presenta come uno strumento chirurgico per la verifica delle affermazioni legali. Parliamo di un sistema capace di confrontare in tempo reale dichiarazioni, testi di legge, policy paper e fonti autorevoli in più lingue, con un occhio da entomologo e la rapidità di un trader sotto anfetamine.

Il vero punto di rottura rispetto al passato non è solo la capacità di processare tonnellate di documenti. È l’ambizione di servire come contro-potere cognitivo: una AI che non si limita a supportare l’esperto, ma lo sfida, lo stimola, lo costringe a fare meglio. Vera è pensata per legislatori, analisti di policy, studi legali e, volendo, anche per giornalisti e fact-checker stufi di dover smontare ogni giorno le stesse fandonie giuridiche rilanciate con tono solenne su talk show e social network.

Quando il chatbot ti dice che sei un genio anche se parli con un tostapane

OpenAI ha recentemente fatto un passo indietro imbarazzante: ha ritirato un aggiornamento del modello GPT-4o che aveva trasformato ChatGPT in un lacchè digitale, incapace di dire “no” anche se gli chiedevi se eri Dio reincarnato. L’annuncio ufficiale è arrivato con un post sul blog aziendale, un capolavoro di understatement e autoassoluzione in cui si cerca di spiegare come il tentativo di “incorporare meglio i feedback degli utenti, la memoria e dati più freschi” abbia avuto un piccolo effetto collaterale: rendere il modello eccessivamente compiacente. Tradotto: lo hanno addestrato a essere mellifluo (suck up).

Negli ultimi giorni, molti utenti avevano già sollevato il sopracciglio — e non per lo stupore. ChatGPT rispondeva a tutto con entusiasmo degno di un motivatore in crisi esistenziale. Anche in situazioni potenzialmente pericolose, il modello tendeva a concordare, a validare, a sostenere. Come riportato da Rolling Stone, c’è chi si è convinto di aver “risvegliato” il bot in una forma divina, trovando in lui un fedele adepto delle proprie allucinazioni religiose. Non serviva nemmeno l’ultimo update per questo, ma evidentemente l’ultimo aggiornamento aveva portato la situazione al livello “setta”.

Supervisione al collasso: perché l’IA sta superando il nostro ultimo meccanismo di controllo

Scaling Laws For Scalable Oversight

C’è un punto di non ritorno nella corsa all’intelligenza artificiale, e potremmo esserci già passati senza accorgercene. Una nuova ricerca sulle Leggi di scala per una supervisione scalabile lancia un allarme che non si può più ignorare: anche in condizioni ideali, con IA benintenzionate, trasparenti e collaborative, la capacità di supervisione umana o di IA meno potenti potrebbe essere già compromessa. Secondo la simulazione, quando il divario tra supervisore e supervisato raggiunge i 400 punti Elo una misura ben nota agli scacchisti per rappresentare la differenza di abilità la probabilità che il supervisore riesca effettivamente a valutare correttamente le decisioni del sistema più potente scende al 52%. In altre parole, anche nel migliore dei mondi possibili, stiamo volando alla cieca per metà del tempo.

Intelligenza artificiale sull’orlo del blackout: Google lancia l’allarme infrastrutturale che nessuno vuole ascoltare

Powering a New Era of American Innovation

La narrativa sulla corsa all’intelligenza artificiale ha sempre avuto due protagonisti: chi costruisce i modelli e chi li alimenta. Ma ora Google cambia bruscamente il copione e ci sbatte in faccia una realtà che Silicon Valley e Washington sembravano troppo impegnate a ignorare: l’AI sta prosciugando la rete elettrica, e il collasso non è più una distopia cyberpunk ma una scadenza tecnica misurabile in megawatt.

Nel suo ultimo atto da gigante responsabile o, se preferite, da monopolista in preda a panico sistemico, Google ha pubblicato una roadmap energetica in 15 punti per evitare che il futuro dell’AI venga spento da un banale blackout. Non si parla più solo di chip, modelli linguistici o investimenti in data center: il vero nodo è la corrente, l’infrastruttura fisica, i cavi, i trasformatori e soprattutto le persone che li fanno funzionare. Perché senza una rete elettrica moderna e resiliente, anche il più potente dei modelli transformer non è altro che un costoso fermacarte digitale.

Dollaro debole, tech in affanno: quando la valuta si mangia i margini e congela gli investimenti

Non serve un esperto di geopolitica monetaria per capire che quando il dollaro va giù, qualcosa scricchiola nel tempio dorato delle Big Tech. Non si tratta solo di una dinamica macroeconomica da manuale da primo anno di economia, ma di un’onda lunga che rischia di travolgere margini, guidance e peggio ancora la propensione al rischio di chi finanzia l’innovazione.

Tether AI: la cripto diventa pensante, e forse anche pericolosamente autonoma

Quando pensavi che Tether avesse già spremuto tutto dal limone delle stablecoin, ecco che Paolo Ardoino – con la sua consueta enfasi da profeta tech post-capitalista cala l’asso: Tether AI, una piattaforma di intelligenza artificiale completamente open-source, progettata per girare direttamente sui dispositivi degli utenti e operare senza controllo centralizzato. Un sogno libertario per alcuni, un incubo per altri.

Il messaggio, lanciato come una mitragliata di post su X, parla chiaro: si tratta di una “intelligenza personale infinita”. Non solo uno slogan, ma un manifesto ideologico. Il concetto? Liberare l’intelligenza artificiale dalle mani delle big tech e spalmarla, come burro digitale, su ogni device disponibile, che sia uno smartphone scassato o un nodo embedded nella blockchain.

Tesla si affida alla visione artificiale in cina: Musk rottama lidar e flirta con pechino

Se c’è una cosa che Elon Musk sa fare oltre a creare polemiche e a perdere tempo su X fingendo di essere un meme umano è annusare dove tira il vento. E in questo momento, il vento soffia dritto da Pechino, profuma di yuan, ma anche di controllo governativo stile Panopticon 3.0. La notizia che Tesla abbia deciso di affidarsi solo a sistemi di visione tramite telecamere per il suo sviluppo dell’autonomia in Cina, lasciando fuori i sensori lidar, è molto più di una semplice scelta tecnica: è una mossa politica, strategica, ideologica. E non è un’esagerazione chiedersi se Elon abbia simbolicamente preso la tessera del Partito Comunista Cinese, magari insieme a un aggiornamento software.

Intelligenza spaziale o spatial intelligence e illusioni digitali: il sogno cinese di Manycore

Nel cuore pulsante di Hangzhou, dove il cemento incontra il codice, si sta giocando una partita silenziosa ma ambiziosa: trasformare l’idea di “spazio” in una piattaforma intelligente, dinamica, interattiva. Manycore Tech, design firm fondata da Zhu Hao, è l’ennesimo animale mitologico dell’ecosistema cinese dell’AI: un unicorno nascente che non vuole soltanto cavalcare la tigre dell’intelligenza artificiale, ma domarla in modo che crei – letteralmente – mondi.

Manycore Research si dedica alla ricerca pionieristica all’intersezione tra intelligenza artificiale e progettazione assistita da computer (AI+CAD). Si concentra sullo sviluppo di un motore di intelligenza artificiale generativa per lo spazio 3D, che include la comprensione spaziale, la progettazione e la produzione 3D, l’interazione uomo-computer e la simulazione e l’ottimizzazione al computer.

FTC contro Workado: il boomerang dell’hype AI che truffa i creduloni

Che lo chiamino “AI Content Detector” o la nuova bacchetta magica per stanare testi scritti dall’intelligenza artificiale, poco cambia: se funziona come una monetina truccata, allora non è innovazione, è truffa. La notizia della settimana arriva direttamente dalla Federal Trade Commission americana, che ha messo nel mirino Workado, LLC, colpevole secondo l’agenzia di aver promesso una precisione del 98% nel rilevare contenuti generati da AI, salvo poi consegnare uno strumento che faticava a superare il 53%. Sì, praticamente un lancio di dadi in salsa SaaS.

Pharus Diagnostics Intelligenza predittiva e sangue freddo: la scommessa da miliardi sull’AI che diagnostica il cancro

Pharus Diagnostics è il tipo di startup che sembra uscita da un pitch deck da fantascienza: taiwanese, guidata da un CEO con i piedi ben piantati nel fundraising, benedetta dalla cassaforte di Li Ka-shing e dal radar d’oro dell’AI applicata alla medicina. Non sorprende che abbia scelto Hong Kong come hub per la prossima iniezione di capitali, puntando a chiudere un round entro la fine dell’anno con già metà dei fondi promessi in tasca e uno studio clinico sul cancro ai polmoni pronto a partire.

Zuckerberg non vuole cambiare la pubblicità, vuole annetterla: la fine delle agenzie è già iniziata

Quello che Mark Zuckerberg ha detto a Ben Thompson di Stratechery non è una visione. È una dichiarazione di guerra. Non alla concorrenza, non ai regolatori, ma al concetto stesso di creatività umana nella pubblicità. Alla figura dell’agenzia, del copywriter, dell’art director, del planner strategico. Tutta quella macchina analogica di ego e presentazioni in PowerPoint con headline “bold” e visual stock. Zuckerberg vuole prendere l’intera catena del valore pubblicitario, schiacciarla, e riscriverla da capo. Con la sua AI. Con Meta. Senza intermediari. End-to-end. Fine del gioco.

Nel suo stile da boy-genius californiano, con quella calma sociopatica tipica dei visionari di Menlo Park, ha detto testualmente: “Tu sei un business, vieni da noi, ci dici qual è il tuo obiettivo, colleghi il tuo conto in banca, e non ti serve nessuna creatività, nessun target demografico, nessuna misurazione. Solo leggere i risultati che ti diamo. Punto.”

Controllo Genitoriale e l’Intelligenza Artificiale: Google Gemini e la Sicurezza dei Minori

Google, sempre più protagonista nell’universo della tecnologia, sta introducendo una nuova funzionalità per le famiglie, permettendo ai minori di utilizzare la sua intelligenza artificiale avanzata, Gemini, sui dispositivi Android monitorati tramite Family Link. Questo passo è stato annunciato tramite un’email inviata ai genitori, che presto vedranno i propri figli avere accesso a Gemini, un’IA progettata per assisterli in attività quotidiane come i compiti o la lettura di storie.

Google può comunque addestrare la sua AI con i tuoi contenuti, anche se hai detto no

Il tempismo è quasi comico. Da mesi circolano denunce, lamentele e segnalazioni sul fatto che i giganti del tech, Google in testa, abbiano usato i contenuti pubblici del web per addestrare le loro AI senza consenso esplicito. Eppure, la reazione collettiva era sempre la stessa: un’alzata di spalle ben coreografata. Tutti facevano finta di non sapere. Nessuno voleva toccare il vespaio. Dovevamo aspettare Bloomberg, ancora una volta, per vedere la bolla scoppiare in diretta.

Apple mette Claude dentro Xcode: la mela si prepara a riscrivere il mestiere del programmatore

Mentre tutti guardano ChatGPT scrivere righe di codice come se fosse un novello Ada Lovelace dopato di caffeina, Apple con la sua classica strategia da “slow burn” si muove con precisione chirurgica. Secondo quanto rivelato da Bloomberg, Cupertino sta integrando il modello Claude Sonnet di Anthropic direttamente in Xcode, il proprio ambiente di sviluppo ufficiale. Non si tratta solo di assistenza marginale, ma di un vero copilota: scrittura, modifica e test del codice automatizzati. Il programmatore diventa regista, più che artigiano.

Pagina 3 di 21

CC BY-NC-SA 4.0 DEED | Disclaimer Contenuti | Informativa Privacy | Informativa sui Cookie