In un mondo dove la velocità con cui una bufala legale si diffonde supera quella della luce e del buonsenso arriva Vera, l’assistente AI di Babelscape, che promette di riportare un minimo di decenza epistemica nel far west normativo in cui ci siamo infilati. Alimentata da una tecnologia di Natural Language Understanding di classe mondiale, Vera non è il solito giocattolo per nerd del legal tech: è una sentenza anticipata per chiunque voglia piegare i fatti a fini politici o, peggio, normativi.
A differenza delle classiche soluzioni di automazione giuridica che si limitano a schedare sentenze o a suggerire cavilli come fossero caramelle, Vera si presenta come uno strumento chirurgico per la verifica delle affermazioni legali. Parliamo di un sistema capace di confrontare in tempo reale dichiarazioni, testi di legge, policy paper e fonti autorevoli in più lingue, con un occhio da entomologo e la rapidità di un trader sotto anfetamine.
Il vero punto di rottura rispetto al passato non è solo la capacità di processare tonnellate di documenti. È l’ambizione di servire come contro-potere cognitivo: una AI che non si limita a supportare l’esperto, ma lo sfida, lo stimola, lo costringe a fare meglio. Vera è pensata per legislatori, analisti di policy, studi legali e, volendo, anche per giornalisti e fact-checker stufi di dover smontare ogni giorno le stesse fandonie giuridiche rilanciate con tono solenne su talk show e social network.
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